Giocare a calcio non è mai davvero solo un gioco. Già da bimbi si comincia a sognare di calcare grandi palcoscenici di Serie A, magari con addosso la maglia della propria squadra del cuore. Perché giocare a calcio vuol dire anche questo: sognare. In molti ci sperano, in pochi ce la fanno davvero. Ma sapere di aver sudato fino all’ultima goccia per realizzare il proprio sogno è estremamente gratificante.
Così vicino eppure così lontano: questa è la storia di Alessandro Gabrielloni, numero 9 del Como, che fa impazzire i tifosi con i suoi gol e ha conquistato la massima serie.
Jesina, Maceratese, Taranto, Martina, Campobasso, Cavese, Bisceglie. Questi i trasferimenti di ‘Gabrigol‘ tra il 2013 e il 2018, senza mai incidere veramente. Poi la svolta, con il passaggio al Como: qui due anni in Serie D, poi la promozione in Lega Pro e infine quella in Serie B. Il tutto vestendo sempre la maglia del club lombardo, vivendo un vero periodo di rivoluzione… “Ha fatto la gavetta” si dice oggigiorno.
Ora Gabrielloni ci crede e, in attesa del calciomercato estivo, vede vicinissima la possibilità di calcare quei campi che da piccolo vedeva solamente in televisione. Il Como vola, ‘Gabrigol‘ sogna e segna.
“Per me Cerri, Cutrone, Gabrielloni e Mustapha sono i quattro attaccanti più forti del mondo, degli altri non mi importa“. Furono dichiarazioni a sorpresa, quelle dell’allenatore in seconda del Como nonché campione del mondo 2010 Cesc Fàbregas, durante la sua prima conferenza. Parole volte a responsabilizzare i propri giocatori e, al tempo stesso, infondere fiducia. Il club di Budi Hortono (presidente più ricco d’Italia) vola e conquista la promozione in Serie A dopo ben 21 anni.
Prima di Como 43 gol in 174 partite. Dopo essere giunto sulle rive del lago 64 reti e 9 assist in 214 presenze, in tre diverse categorie. E che gol. Basti pensare che grazie alle sue quattro reti in quattro partite consecutive a cavallo tra marzo e aprile, il Como ha conquistato in solitaria il secondo posto. Gol contro Pisa, Südtirol, Catanzaro e Bari. Quest’ultimo anche con la fascia da capitano al braccio. L’esultanza? Sotto la curva con le mani alle orecchie. “Non vi sento” sembrava dire con quello sguardo gelido.
Sono gli occhi di chi sa di avercela fatta. Quel sogno tanto agognato, infatti, si è trasformato prima in obiettivo concreto, poi in realtà. Il numero 9 azzurro, dopo una gavetta durata quasi 10 anni, adesso si può godere la conquista della Serie A dopo aver trascinato la propria squadra verso un ritorno atteso da più di 20 anni.