Gianfranco Mancini, amore e passione infinita: “Vorrei tornare a emozionarmi in panchina”
L’intervista a Gianfranco Mancini, allenatore ex Foggia e Bisceglie e grande conoscitore del settore giovanile (e non solo). È pronto a rimettersi in gioco
I sentimenti non sono (quasi) mai un argomento piacevole, e il mondo calcistico lo sa bene. Forse però bisognerebbe farli emergere un po’ di più, forse le direzioni intraprese sarebbero diverse e la scia degli eventi cambierebbe il proprio corso. O forse no. Di emozioni si parla poco, eppure ci sono le dovute eccezioni. E Gianfranco Mancini ci rientra perfettamente.
Alle proprie spalle un’importante esperienza, sia in Lega Pro che in Serie D. Ormai sedici gli anni in cui allena da professionista, trenta quelli in cui vive di pallone. Bisceglie, Foggia, Rieti, Ancona, Carpi, Udinese Giovani; tante le squadre che ha attraversato, una la caratteristica che le accomuna: il settore giovanile.
Gianfranco ha un’ampia conoscenza della realtà dei più piccoli, e non perde occasione per elogiarla costantemente. Anzi, secondo lui bisognerebbe investire ancora di più su quest’ambito, essendo molto più importante di quanto in realtà si creda, “ci vuole coraggio ma è la missione del calcio di C e D” – sostiene ai nostri microfoni.
Non soltanto terza serie; anche il mondo dilettantistico è parte integrante del suo repertorio. E il famigerato girone H lo conosce bene. Le avventure sono state – e sicuramente continueranno ad esserlo – genuine e sensibilmente belle, e la voglia di rimettersi in gioco è tanta.
Mancini: “Girone H? Tanta qualità, sarà combattuta fino alla fine”
Gianfranco Mancini ha occhi attenti e scrupolosi, che poggiano soprattutto sull’elevata qualità dei più giovani. Attento al dettaglio più minimo, ha colto valori e discrepanze delle sei big, immobili nei primi posti, di una classifica che conosce bene: quella del girone H. “C’è molto equilibrio quindi sarà ancora aperta la possibilità di vincere per un po’. Ci sono squadre che possono contendersi questo girone tranquillamente fino alla fine“. Due le “sorprese” di quest’annata, anche se lui non le definisce propriamente così: “Il Martina è già da qualche anno che fa campionati da protagonista. Questo è un bel segnale, significa che il calcio si può fare anche senza spendere tantissimo. Ci deve essere programmazione e soprattutto comprensione. Anche il Matera ha tutte le carte in regola per giocarsela fino in fondo. Questi due club sono delle sorprese per chi non segue questo girone e non conosce le squadre“.
E sulla Fidelis Andria: “Quando è arrivato Giuseppe Scaringella – un allenatore esonerato dall’Eccellenza – l’Andria ha intrapreso un livello altissimo di gioco. Questo evidenzia come i risultati dipendono da una serie di fattori e variabili, che nel calcio sono all’ordine del giorno, e possono ostacolare tanto. Un allenatore preparato e competente rimane tale, e lui lo sta dimostrando. A Bisceglie i risultati non sono stati ottenuti da tre allenatori, non soltanto da lui, dimostrazione del fatto che c’era altro da rivedere“.
Tra Lega Pro, Serie D e settore giovanile: il mondo di Mancini
“La missione principale è investire sui giovani. Non mi spaventa svolgere un campionato di Serie D con loro”, e da qui si può sintetizzare il pensiero di Mancini, colui che nella realtà giovanile ci crede tantissimo. “Ritengo che sia la Lega Pro che la Serie D debbano guardare con più attenzione i giovani, sono realtà che preparano alle categorie superiori. Sono contento che molte squadre stiano puntando su questo settore. Giovani di qualità ce ne sono, serve solo coraggio a metterli in campo. Il settore giovanile si può fare di livello sia nei dilettanti che nei professionisti, come si può fare di basso profilo allo stesso modo. Ci sono sempre meno società che investono nei ragazzi, senza preoccuparsi che questa è una realtà molto importante“.
“Il paragone è con l’estero: lì a 17 anni giochi in prima serie, in Italia non è così. Questo è un dato che ci fa capire quanto si punti poco su questo settore; le società non ci credono. Avere poca qualità deriva dal fatto che non si lavora bene in molti settori giovanili e, di conseguenza, non emerge. Ci sono tanti profili molto interessanti. La dimostrazione di questo fenomeno sono le nazionali italiane, in particolar modo le under 15, 16 e 17: sono quelle che stanno ottenendo i risultati migliori. Ho sempre lavorato sia con i più piccoli che coi grandi, quindi non mi creo problemi sotto quest’aspetto. Credo però che se una società vuole crescere, può farlo anche attraverso la formazione dei giovani. Il Martina mi sembra la squadra più giovane tra quelle nei playoff in questo momento. Ciò a dimostrazione del fatto che si possono raggiungere i risultati lavorando nei giovani“.
La voglia di tornare ad allenare. Mancini: “È la mia vita”
L’ex Foggia ama il calcio così com’è: “A me piacerebbe ritornare ad allenare a prescindere da qualsiasi cosa. È da un anno e mezzo che, per motivi personali, sono fermo. L’occasione? Ho avuto richieste sia nel girone H che nel girone G. Mi piacerebbe rimettermi in gioco, ho ancora tanta voglia di lavorare, tanta passione. Al di là del girone, vorrei tornare ad emozionarmi. Il calcio, nonostante le sue mille difficoltà, riesce ancora a regalare tante sensazioni, positive o negative che siano. Vorrei ritornare a vivere quei momenti. Lo faccio perché mi emoziona ancora, se non fosse così non mi interesserebbe più farlo. Io sono fortunato, faccio della mia passione il mio lavoro, so quello che significa e gli do valore. Senza le emozioni tutto il resto non conta, diventa tutto materiale. Il calcio è la mia vita da sempre”. Ed è proprio quest’ultima frase che racchiude perfettamente la figura dell’allenatore Gianfranco Mancini.