Ferraro saluta Giugliano: “È stata una vittoria costruita da tutti. Futuro? Cerco un progetto solido”
La parte calcistica di Giugliano in Campania toccherà presto il punto più alto della sua storia, la terza divisione nazionale, la Serie C. Il Giugliano ci è arrivato grazie a un lavoro impressionante, in un girone G davvero difficile da decifrare. Una promozione merito della società, della squadra, ma anche dell’allenatore – anche se lui stesso il merito tende a non attribuirselo mai.
Modestia a parte, il lavoro di Giovanni Ferraro ha ripagato: l’allenatore ha portato i gialloblù alla vittoria del campionato di Serie D senza mai perdere la testa della classifica, dalla prima all’ultima giornata. Il merito, in parte, sarà anche suo… Giusto? Dal 30 giugno, però, Ferraro non è più l’allenatore del Giugliano (il suo sostituto potrebbe essere Raffaele Di Napoli). La società ha preferito prendere una strada diversa da quella percorsa con il 53enne di Vico Equense, che ha raccontato il suo “annus mirabilis” a SerieD24.com.
“Questa vittoria è figlia del gruppo e di una proprietà fantastica”
Il merito di questo successo, allora, di chi è? Com’è arrivato? “Il vero successo del Giugliano è dovuto al fatto che subentrai come allenatore già al Savoia con il ds Righi e la famiglia Mazzamauro prima di spostare il titolo sportivo. Per me, quei primi sei mesi di lavoro trascorsi assieme hanno fatto la differenza, nonostante il passaggio del titolo. È stata un’impresa fantastica, portata a termine con una rosa fortissima, composta di tanti tipi di giocatori differenti, di molte nazionalità diverse“.
“Non avremmo mai potuto vincere senza il lavoro di tutti l’uno per l’altro. Io ringrazio tutti per quest’annata fantastica, dal presidente a tutta la dirigenza, dai miei giocatori a tutto lo staff meraviglioso che ho trovato, dai tifosi a tutto il Comune della città. Tutti hanno messo il proprio in questa vittoria“, ha esordito Giovanni Ferraro.
Un girone vinto dal primo all’ultimo turno
Vero che tutto è partito da Torre Annunziata per molti, visto che la proprietà ha preso il titolo sportivo del Savio per portarlo a Giugliano. Ma di fatto, in città è ad agosto che tutto è cominciato, praticamente a ridosso dell’inizio della stagione. Vecchia proprietà, vecchio allenatore, nuovo staff, nuova realtà. “Dopo appena due allenamenti, ci venne a seguire un gruppo di tifosi dicendoci: «Noi vi chiediamo solo una cosa, di sudare la maglia». Io da allenatore andai subito da loro per rassicurarli, dicendogli che sarebbe stata la prima cosa che io stesso avrei chiesto ai miei calciatori“. E i risultati si sono visti.
“Difficoltà vere e proprie non ce ne sono state – ha confermato l’allenatore. Forse l’unica vera difficoltà che abbiamo incontrato lungo il nostro percorso è stato il pareggio che ha fermato la striscia di nove vittorie consecutive nelle prime nove giornate. Sai – ha confidato – quando succede una cosa del genere, tutti iniziano a pensare che stia cominciando un momento di crisi, quando poi si parla di un semplice risultato in un altrettanto semplice partita“.
Il sentore, però, che questa sarebbe potuta essere l’annata giusta, c’è stato da subito. “Quando abbiamo vinto i due derby all’andata, fuori casa, con Gladiator e Afragolese, sentivo che avremmo vinto il campionato: poi dopo aver battuto sempre in trasferta 1-0 la Torres favorita, alla prima giornata. Non so quanto ci siamo allenati, ogni giorno, vicino Natale, a Pasquetta… Sempre, senza stop, per arrivare all’obiettivo abbiamo messo il lavoro in primo piano, anche davanti alle nostre famiglie“.
I segreti del successo del Giugliano
“Credo che la vera chiave del successo di quest’anno sia derivata dal fatto che siamo riusciti tutti a tirar fuori il meglio da ogni singolo giocatore. Non ci sono santi, moduli o tattiche per giocare e vincere: ognuno deve tirar fuori il meglio di sé nei ruoli che sa svolgere meglio. Da questa vittoria mi porterò dietro l’entusiasmo della piazza, l’esperienze fatte in un anno e mezzo di lavoro con una proprietà importantissima, lo studio del mestiere e i tanti giocatori conosciuti e l’orgoglio che la squadra giocherà la Serie C in parte anche grazie a un pizzico della farina del mio sacco“.
La separazione con il club
“Un po’ mi dispiace non avere avuto la chance di continuare ad allenare il Giugliano, sarebbe stata la mia prima esperienza in Serie C e io mi auguro di crescere e andare avanti il più possibile. Però, la proprietà ha fatto la sua scelta e l’ha comunicata in totale serenità“.
“Non ci siamo sentiti prima del 30 giugno per discutere della mia permanenza o del mio addio e questo è indicativo: difficile pensare di confermare un allenatore, ai nostri livelli, se al 30 giugno non è arrivato un contatto. Il nuovo direttore sportivo Amodio mi ha telefonato e, in assoluta serenità, mi ha ringraziato per la promozione e il lavoro svolto e io e il Giugliano abbiamo preso strade diverse“.
Il futuro di Giovanni Ferraro
“Io voglio allenare di nuovo da subito, ma allenare vuol dire ‘accettare un progetto tecnico’. Non mi interessano le promesse di serietà del progetto, l’importanza del progetto, no. Voglio vedere e accettare un progetto tecnico solido, con un organizzazione importante. Un progetto in cui si possa cambiare 10 e tenere 90, non il contrario. Io sono un allenatore molto esigente, negli allenamenti e non, voglio che sia tutto predisposto per lavorare al meglio possibile per arrivare quanto prima al risultato“.
“Finora non ho ricevuto nessuna proposta. La Paganese mi desidera? A oggi non mi hanno contattato. Forse anche perché l’ufficialità della fine del mio rapporto col Giugliano è arrivata da poco. Ora ascolterò chiunque voglia presentarmi il proprio progetto, non baderò al compenso. Mai accettato un incarico per i soldi, ma sempre e solo per il progetto tecnico. Un anno ebbi quattro proposte e non ne accettai nessuna, perché nessuno di quei progetti mi convinceva. È quello l’aspetto che considero maggiormente“, ha concluso Giovanni Ferraro.
Intervista a cura di Lorenzo Gentile