19 marzo 2022, questa è la data esatta dell’ultimo successo in gare ufficiali del Grosseto prima di mercoledì 28 settembre, un’eternità per una squadra blasonata come il Grifone. Un lasso di tempo in cui si sono susseguiti una miriade di avvenimenti, da una retrocessione dalla Serie C inattesa quanto meritata alle difficoltà riscontrate in Serie D, con un inizio ad handicap nonostante i favori del pronostico.
Nel mezzo un calciomercato che ha completamente stravolto la rosa, tanti nomi nuovi, tanti giovani di belle speranze ed un allenatore, Massimo Silva, finito finito presto sulla graticola fino al conseguente esonero. A raccogliere il testimone è stato Andrea Liguori, alla prima grande panchina in carriera.
Tutt’altro che idilliaco il cammino toscano nelle prime battute del girone E: tre sconfitte consecutive che diventano quattro con il ko in Coppa Italia. Contro il Mobilieri Ponsacco si parlava già di ultima spiaggia per le velleità della squadra di tornare in carreggiata. È arrivata una vittoria rotonda, ma ancora non convincente in diversi aspetti.
Dopo l’uscita di scena dal professionismo della passata stagione, di certo ai nastri di partenza della Serie D in molti attendevano un Grosseto che avrebbe fatto carte false pur di stazionare nei piani alti già dalle prime giornate. Tuttavia l’approccio con il maggior campionato dilettantistico è stato alquanto disastroso: battute d’arresto contro Poggibonsi (3-0), Seravezza Pozzi (1-2) e Città di Castello (1-2).
Gli scivoloni contro formazioni non proprio di prim’ordine hanno fatto subito suonare il campanello d’allarme nei piani alti della dirigenza. Il primo a finire sul banco degli imputati è stato l’allenatore Massimo Silva, sollevato dal suo incarico dopo la seconda giornata.
Inizialmente, neanche l’approdo di Andrea Liguori sulla panchina maremmana ha sortito l’effetto sperato vista la sconfitta interna contro il Città di Castello. Per forza di cose, la trasferta contro il Mobilieri Ponsacco doveva rappresentare un turning point per il futuro dei toscani.
Fine del tabù e primi sorrisi dopo sei mesi bui. Il Grosseto vince 3-0 in trasferta contro il Mobilieri Ponsacco e muove finalmente la classifica ritrovando l’appuntamento con i tre punti, svanito con l’arrivo della Primavera in Lega Pro. A trascinare gli uomini di Andrea Liguori ci ha pensato il 2003 Andrea Rotondo – già quattro gol in campionato – capace di caricarsi sulle spalle tutto il blasone del Grosseto.
Doppietta e rigore procurato – poi realizzato da Tripicchio – in una vittoria meritata che può svoltare una stagione. Tuttavia questo deve essere un successo da prendere con le pinze, poiché i punti interrogativi per l’allenatore Andrea Liguori sono ancora tanti.
Una delle cause dell’inizio incerto del Grosseto può essere visto nelle tante modifiche adoperate nella rosa durante l’estate. A queste va aggiunto lo stravolgimento in panchina, con l’avvicendamento Silvia-Liguori a scuotere ulteriormente gli animi. Di certo al Grosseto manca l’amalgama tra i tanti volti nuovi che il calciomercato ha portato con sé e questo non è un processo assolutamente naturale. Le fondamenta ci sono senz’altro, così come i calciatori giusti per fare un campionato importante. Con ogni probabilità la vera identità del Grosseto – ancora assente in questo scorcio di stagione – la vedremo nelle prossime settimane.
La vittoria esterna contro il Mobilieri Ponsacco – successo in trasferta che mancava addirittura dal novembre 2021 – può rappresentare la chiave di volta per il Grosseto. Il camaleontico 4-3-3 (all’occorrenza 4-3-1-2) proposto dall’allenatore Liguori ha messo più a proprio agio la squadra soprattutto nella produzione offensiva.
I maggiori grattacapi restano nel pacchetto arretrato, poiché è pur vero che sia arrivato il primo clean sheet stagionale, ma il Mobilieri Ponsacco ha collezionato tante occasioni nitide non concretizzate. Il prossimo impegno casalingo contro lo Sporting Trestina aiuterà a capire se questo’ è stato solo un fuoco di paglia o se il vero Grosseto è tornato definitivamente a spiccare il volo.
A cura di Michele Di Vincenzo