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Le radici brasiliane, il vino e il Sale. Hernanes: “La trasformazione è il mio motto di vita”

Hernanes Sale

Dagli anni al Sao Paulo alla passione per il vino, passando per l’esperienza al Sale: Hernanes si è raccontato in un’intervista ai nostri microfoni.

Trasformazione. Non un semplice concetto, ma una vera e propria filosofia di vita. Che sia nel calcio, nelle proprie passioni o nella personalità. L’importanza di andare avanti, agire e saper valorizzare ogni momento. Questo è il messaggio che il profeta Hernanes ha ribadito ai nostri microfoni, un modo di affrontare ogni esperienza che l’ha sempre accompagnato. “La vita è fatta di momenti che hanno l’impulso di mettere le cose in moto, ti portano ad agire in una certa maniera, bisogna uscire dall’inerzia e cominciare a muoversi“.

Proprio con questo motto il centrocampista ha conosciuto tanti mondi e culture, partendo dal legame profondo con il Brasile fino all’ultima avventura con il Sale. In mezzo, tanta passione e una curiosità che non si ferma mai. Ma ci arriveremo. Hernanes è un giocatore che ha avuto una carriera ricca di tappe importanti, soprattutto nel nostro campionato. “Qui in Italia ho avuto tanti momenti belli. Sceglierei la Coppa Italia con la Lazio, l’esordio a San Siro con l’Inter, e infine lo scudetto con la Juve“.

Se da una parte l’Italia lo ha accolto molto bene, come lui stesso ha dichiarato, dall’altra il richiamo di casa rimane sempre un riferimento fondamentale. “Ricordo ancora la prima partita da professionista e i due campionati vinti con il Sao Paulo. Gli allenatori che mi hanno aiutato di più sono stati proprio in Brasile. Uno dei miei primi è stato Cilinho (allenatore del Sao Paulo negli anni 1985 e 1987, ndr), che ha allenato noi ragazzi quando non eravamo ancora professionisti. Con i suoi consigli mi ha aiutato tanto. Un altro è Muricy Ramalho, con lui mi sono affermato e ho vinto due campionati in Brasile“.

L’amore e l’ammirazione per il proprio paese rimangono dunque due punti fermi per lui. Hernanes ha inoltre condiviso lo spogliatoio della nazionale con tanti campioni. “I più forti sono stati senza dubbio Neymar e Ronaldinho. I momenti a cui sono più legato sono due: festeggiare il mio gol alle Olimpiadi del 2008 insieme a Ronaldinho è stato molto bello. Lui è stato uno dei giocatori più grandi di tutti i tempi. Con Neymar ho condiviso un grande momento quando abbiamo vinto la finale di Confederations Cup contro la Spagna di Xavi e Iniesta al Maracanã“.

Cura e precisione, Hernanes: “I mondi del vino e del calcio hanno molto in comune”

La passione e la dedizione al calcio non hanno fermato la curiosità del centrocampista. Da otto anni Hernanes ha infatti aperto la Ca’ del Profeta, un’azienda vinicola a Montaldo Scarampi, in provincia di Asti. Ma come è nato questo interesse per il vino? “È stata una scoperta casuale, io ero ignorante riguardo al vino. Prima non bevevo alcol, essendo un atleta cercavo di rimanere il più sano possibile. Arrivando in Italia però ho capito che si tratta di qualcosa con dietro un grande lavoro, e questo mi ha aperto la mente“.

Da novità a quotidianità, il legame con il vino è diventato sempre più importante, ma senza rinunciare al calcio. Secondo il brasiliano esiste infatti un fil rouge che unisce i due mondi. “Nel calcio come nel vino, e in generale in tutte le attività umane, ci sono gli stessi princìpi. Il primo presupposto è che ogni cosa va messa al suo posto. Un giocatore con caratteristiche se spostato anche solo minimamente non renderà al 100%. Allo stesso modo un’uva che viene messa in un luogo con un suolo e un clima non adatti al suo sviluppo produrrà comunque vino, ma senza ottenere il massimo“.

La mia traiettoria è stata questa: ho iniziato come terzino, poi come mediano, ma è alla Lazio che ho giocato nella mia vera posizione, cioè trequartista. Il giocatore deve essere come l’uva, nel suo territorio“. Oltre alla precisione, per Hernanes un altro punto lega in modo indissolubile vino e calcio. “I dettagli nella preparazione: il vino si produce in vigna, però va conservato bene in cantina in determinate condizioni. Allo stesso modo l’allenatore deve preparare bene la sua squadra, senza rovinare il lavoro degli allenamenti. Precisione e cura non devono mai mancare, così come la passione, perché senza di essa non si fa niente“.

Hernanes Sale

Da una foto con un tifoso al Sale, Hernanes: “Ecco come sono tornato a giocare”

Ancora una volta è la trasformazione a guidare le avventure del profeta. La trattativa che ha portato Hernanes al Sale è nata per puro caso, come ha raccontato lui stesso ai nostri microfoni. “È stata parte di una trasformazione. Grazie al calcio ho anche conosciuto altri mondi e altre culture, come con il vino. Proprio da lì è partito tutto. Ho incontrato un cliente che era un tifoso dell’Inter, con il quale avevo fatto una foto anni fa a San Siro. Io non ricordavo niente, ma lui (Alberto Delconte, ds del Sale, ndr) è diventato prima un cliente e poi un amico. Mi ha invitato tante volte a fare delle partitelle a Sale, fin quando mi ha proposto di firmare con loro. Siccome mi divertivo a giocare in modo spensierato ho accettato. È una storia nata per caso, e questo rispecchia il motto della mia vita“.

Al Sale, Hernanes è subito diventato l’idolo di tutti i tifosi. L’esperienza con i piemontesi è cominciata infatti nel migliore dei modi: esordio, gol e classica capriola. E se vi siete mai chiesti come è nata la sua tipica esultanza, il centrocampista scioglie ogni dubbio. “Sono sempre stato un bambino molto curioso, dopo che giocavo a calcio andavo ad arrampicarmi sugli alberi e mi allenavo a fare le capriole. La prima volta che esultai in quel modo fu quando avevo circa 10 anni, quando giocavo a calcio a 5. Dopo il mio primo gol infatti feci la capriola e da lì in poi è rimasto così“.

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Hernanes: “A Sale gioco e riesco a divertirmi. Nel futuro…”

Il viaggio della carriera di Hernanes è stato lungo, eppure non è ancora terminato. Nei giorni scorsi il profeta ha infatti rinnovato con il Sale, firmando per un altro anno. Con i piemontesi il centrocampista ha trovato un nuovo modo di vivere il calcio. “Io ora gioco perché mi diverto. Il calcio prima era una fissa, quasi una malattia, dovevo essere sempre allenato al 100%. Ora invece riesco ad aiutare i miei compagni senza dovermi allenare così intensamente, e questa cosa mi fa stare bene. Il presidente e la sua famiglia sono persone squisite, perciò anche l’amicizia qui è molto importante“.

Un esempio per tutti, soprattutto per i giocatori più giovani, ai quali il brasiliano dà spesso consigli. “Io parlo spesso con i ragazzi, soprattutto con i più giovani. A volte i ragazzi sottovalutano l’importanza di dare il massimo e siccome conosco queste cose cerco di aiutarli. In una partita in casa, dopo cinque minuti ho sbagliato un rigore. Se avessi segnato ci saremmo chiusi in difesa, e la squadra avversaria ci avrebbe sicuramente segnato”.

“Così nello spogliatoio ho detto di aver sbagliato il rigore apposta. Ho detto ai ragazzi che avremmo dovuto tirare fuori la grinta e recuperare dopo questo errore, e alla fine abbiamo vinto. Dopo la partita abbiamo anche riso insieme dello scherzo del rigore. È stata un’esperienza importante, perché anche in Serie A dopo che segni spesso l’istinto ti porta a chiuderti in difesa“.

Dopo questo aneddoto la chiamata è quasi finita, ma c’è spazio per un’ultima domanda: quale sarà il futuro dell’ex Lazio? “Mi piacerebbe molto lavorare con i ragazzi, mi sto già muovendo in quella direzione. Secondo me sono una generazione che ha bisogno di motivazione, perciò sarebbe bello allenarli“. Dalle radici brasiliane al Sale, la trasformazione come motto di vita: il profeta Hernanes.