Home » “Ho rischiato la vita. De Boer aveva grande tecnica e ci suonava il rondò”: Denkovski, attaccante giramondo

“Ho rischiato la vita. De Boer aveva grande tecnica e ci suonava il rondò”: Denkovski, attaccante giramondo

Hristijan Denkovski

La nostra intervista esclusiva all’attaccante macedone classe ’94 con un passato in Olanda tra Ajax, Herenveen e Groningen

Attualmente svincolato, ma con tanta voglia di tornare a giocare a calcio, soprattutto in Italia dove ha indossato le maglie di Nola, Aversa, Brindisi e Troina. Questa è la storia di Hristijan Denkovski che, in esclusiva ai nostri microfoni, racconta la sua lunga, bella, ma anche complicata vita calcistica.

Dalla Macedonia all’ultima avventura in Bosnia, con in mezzo l’arrivo in Italia e le esperienze in Olanda, Spagna ed India. Un giramondo a 360 gradi cresciuto tra le strade di Skopje nonostante le difficoltà: “Sin da bambino ho una passione smisurata per il calcio. Prima calciavo un pallone semplicemente con gli amici del quartiere e poi all’età di 9 anni ho iniziato ad allenarmi in una squadra di calcio. Il mio paese, la Macedonia, è entrata in guerra nel 2001 e ho trascorso 7 anni in cui non ricordo molto.

Il mio giocatore preferito era Ronaldo il fenomeno fino a quando non è arrivato Kakàha proseguito Denkovski -. Nonostante si sia ritirato ormai da anni, guardo ancora i suoi video ai tempi del Milan. L’idolo macedone, ovviamente, è Goran Pandev“.

Il rapporto con Elmas

Denkovski, nel corso del suo percorso di crescita con la Macedonia U21, ha avuto modo di condividere lo spogliatoio anche con Elmas, oggi al Lipsia ma con un passato al Napoli: “Lui era il più giovane nella Macedonia U21, ma non abbiamo avuto la possibilità di giocare molto insieme. Ci siamo affrontati nel campionato macedone.

L’ultima volta che ho parlato con lui è stata quando ha firmato con il Napoli e anche io sono arrivato in Italia nello stesso anno”.

All’Ajax con De Boer

Il percorso di Denkovski è iniziato tra Herenveen e Ajax: “E’ stata un’esperienza molto importante dove ho imparato tanto. L’Ajax è sicuramente uno dei migliori club al mondo. Con me in squadra c’era anche Mitchell Dijks che poi è andato al Bologna. Prima dell’Ajax ero all’Herenveen insieme a Ziyech e Djuricic, ex Sassuolo.

Sono rimasto colpito da come lavorano i bambini. Lì già dai 5 anni si allenano con lo stesso sistema in modo tale che quando arriveranno in prima squadra non avranno difficoltà. Si lavora molto con i giovani, ecco perché sono usciti tanti calciatori che giocano in tutti i club europei.

Il mio allenatore è stato Fred Grim, ex portiere dell’Ajax, mentre De Boer era il vice allenatore. Ricordo che mi parlava spesso in allenamento e prima di ogni partita voleva aiutarmi molto tatticamente perché ero arrivato da poco. A volte suonava il rondò con noi e aveva ancora una tecnica straordinaria”.

Kostic, Hateboer e la Coppa d’Olanda con il Groningen

Nel 2014-15, Denkovski ha avuto l’opportunità di indossare la maglia del Groningen e conoscere Kostic e Hateboer oltre che vincere la Coppa d’Olanda: “Ho avuto la possibilità di incontrare Kostic e salutarlo perché quando ho firmato col Groningen lui era già in Germania. L’ho incontrato quando è tornato in Olanda per salutare i tifosi. Con me in squadra, all’epoca, c’era anche Hateboer dell’Atalanta.

Anche quella è stata una grande esperienza. Per la prima volta nella storia il Groningen ha vinto la coppa d’Olanda e ricorderò sempre i festeggiamenti con i tifosi”.

Il lungo e difficile percorso italiano

Dopo tante avventure tra Spagna, India e Montenegro, Denkovski arriva in Italia: “La prima chiamata per l’Italia è stata per l’Empoli che all’epoca giocava in Serie B. Ero arrivato, ma all’ultima giornata hanno preso un altro calciatore. Allora decido di andare in prova alla Casertana in Serie C. Ci sono stato pochi giorni dimostrando buone qualità, ma credo che non mi abbiano ingaggiato per via di tempistiche troppo lunghe e perché erano pieni in quel reparto.

L’estate successiva andai in prova alla Turris, in Serie C ha proseguito Denkovski -. Andava tutto bene fino a quando non ho avuto un grosso infortunio alla caviglia e qui è iniziata la mia sofferenza. Sono andato a Nola giocando da infortunato e dopo un mese mi hanno detto che non potevano pagare gli stipendi e ho deciso di lasciarli per andare all’Aversa anche perché la casa del mio agente era a pochi chilometri di distanza.

Al primo allenamento quasi tutta la squadra ha preso il Covid-19. Dopo dieci giorni abbiamo ripreso gli allenamenti, ma non io. Ho lottato per la mia vita per quasi un mese, avevo una grave polmonite e faticavo a respirare nonostante l’ossigeno. Nei successivi sei mesi non ho potuto giocare a calcio.

Poi sono andato a Brindisi e ho giocato in un ruolo che non era il mio, ma l’allenatore non ha voluto mettermi nella mia posizione. Successivamente sono andato al Troina in Serie D dove ho giocato 17 partite con iniezioni per il dolore e nessuno stipendio ricevuto. Ora sto bene fisicamente e con una grande motivazione di tornare in Italia per giocare a calcio. Aspetto la chiamata giusta“.