Classe 2002. Capello sbarazzino e voce squillante. “La prima parola che ho pronunciato nella mia vita è stata ‘palla’. Quindi ti lascio immaginare. Ricordo me e mio padre ai giardinetti a giocare, un’immagine ancora oggi indelebile nella mia mente”. Un viaggio tra le emozioni e i sogni di Giuseppe Iaquinta, attaccante della Sangiovannese, club toscano di Serie D. Il rapporto con il padre Vincenzo, obiettivi futuri e un percorso ancora tutto da scoprire e da tracciare passo dopo passo.
Iaquinta comincia la carriera da calciatore nel settore giovanile della Reggiana, club con il quale debutta in Serie C nel corso della stagione 2019/2020. Poi, la chiamata della Clivense, ambiziosa società del presidente Sergio Pellissier. La sua esperienza in Eccellenza termina anzitempo. Lo aspetta la Serie D. Più precisamente la Correggese. Dopo 18 presenze e 4 gol, Giuseppe viene acquistato dalla Sangiovannese. Un investimento per il presente ma soprattutto per il futuro. Un’opportunità da cogliere e sfruttare nel migliore nei modi per il giovane attaccante.
“Sono assolutamente pronto, la Sangiovannese è una grande piazza, c’è un gran tifo. Tutti mi hanno accolto molto bene, sono davvero motivato per dare il meglio di me. Mi sono trasferito da poco, è un mondo ancora tutto da scoprire: siamo molto concentrati per quello che sarà il nostro percorso in campionato. Vogliamo giocarcela contro tutti, fino in fondo. Siamo organizzati molto bene: secondo me, abbiamo un ottimo potenziale.
Personalmente quest’anno punto alla doppia cifra. Dal punto di vista tecnico devo migliorare nei movimenti senza, attaccare meglio l’area. E’ una cosa alla quale tengo molto. Penso che il mio peggior difetto sia quello di innervosirmi troppo facilmente, soprattutto con i difensori avversari. Il mio pregio migliore? Il gioco aereo”.
Non è mai semplice essere etichettato agli occhi degli altri come il ‘figlio di’. Come se si trattasse di un’eredità calcistica da portare avanti. Ogni storia però è a sé e ognuno è artefice del proprio destino. “Questa cosa mi ha dato dei problemi quando ero più piccolo. Ora è una cosa che riesco a sopportare e con la quale convivo”.
Un rapporto vero e genuino quello tra Giuseppe e Vincenzo, ex calciatore di Juventus e Udinese – tra le altre – e campione del mondo nel 2006 con la Nazionale italiana. “Abbiamo un rapporto stupendo, mi aiuta e mi motiva a dare il meglio di me in ogni occasione. Mio padre è e sarà sempre il mio idolo, questo l’ho sempre pensato e lo penserò per sempre”.
“Prima di ogni partita ascolto musica” Un classico, effettivamente. Ma c’è di più. “Ho molti riti scaramantici che faccio prima di cominciare il riscaldamento e varcare il campo. Ovviamente non te li dico perchè, in caso contrario, non funzionerebbero più (ride ndr)“.
“Ormai è un anno e mezzo che ho terminato gli studi. Mi sono diplomato in scienze motorie e sportive. Un domani, terminata la mia avventura sui campi, avrei piacere a lavorare nell’ambito calcistico”.
Per un classe 2002 il futuro non può di certo rappresentare un orizzonte per il quale provare paure e angosce. A 21 anni, impari, sperimenti, cadi e ti rialzi. Delusioni e sofferenze di certo non mancano ma, in cuor tuo, solo tu sai quale sia la miglior strada percorribile per gli obiettivi che speri di raggiungere. Alla domanda ‘dove ti vedi tra almeno cinque anni?’, Giuseppe non ci pensa nemmeno un secondo e ci risponde così.
“Io spero di giocare ad alti livelli, in Serie B o addirittura in Seria A. Io gioco per questo, bisogna essere onesti. Sennò per cosa sto lottando? Io ci sto provando. E’ chiaro che non sarà semplice ma farò il possibile per riuscirci”.
Con la giusta sfrontatezza e la voglia di dimostrare il proprio valore in un mondo che non guarda in faccia nessuno. In un mondo dove la meritocrazia sta alla base di una scala di valori che si imparano con il duro lavoro e la capacità di mettersi in discussione. Iaquinta lo sa bene. Il tempo è ancora dalla sua parte. Il passato è fondamentale per non scordarsi mai da dove si è partiti. Terminate le premesse è ora di dare vita al primo capitolo di un libro che, secondo i piani di Giuseppe Iaquinta, potrebbe durare molto di più del previsto.