Dalla Terza Categoria alla D, Alfio Torrisi: “Paternò, che orgoglio”
Tra gli allenatori più giovani dell’intera Serie D (classe 1982), Alfio Torrisi e la sua Paternò rappresentano una delle grandi sorprese di questo avvio di stagione nel Girone I. Una squadra che gioca bene al calcio quella siciliana, che riesce a trasmettere l’impressione di essere una grande famiglia. Un bel gruppo, capace di farsi valere anche nelle sfide contro le corazzate che si trova di fronte.
Un vero e proprio gioiellino quello creato a Paternò, di cui l’allenatore Torrisi ne va molto fiero. Proprio quest’ultimo, è l’emblema del lavoro che paga. Pensate, appena sette stagioni fa esordiva sui campi di Terza Categoria. Ma adesso, ecco arrivata l’occasione tanto desiderata: la panchina del prestigioso Paternò Calcio, in Serie D.
“Ho iniziato quasi per scherzo”– rivela Torrisi parlando dei suoi esordi. Poi, spiega- “la Terza Categoria richiedeva l’obbligo del patentino, quindi l’ho preso e da lì mi è venuto l’appetito. Sono stato chiamato successivamente per guidare la prestigiosa Massiminiana, dove abbiamo fatto molto bene, così come con il Nicolosi.”
Poi arriva la chiamata da parte dell’Aci Sant’Antonio, società con cui Torrisi resterà legato quattro stagioni: “Ci siamo dati l’obiettivo dell’Eccellenza entro tre anni, al terzo lo abbiamo ottenuto. Abbiamo vinto un campionato con la seconda miglior difesa in Italia, siamo arrivati in finale di Coppa. Poi il covid ha spezzato un po’ il campionato ma eravamo ben 12 punti avanti. L’anno dopo da matricola abbiamo fatto benissimo.”
“A Paternò ci sarei andato anche a piedi”
Terminata la stagione, le voci che vedono Torrisi sulla panchina del Paternò Calcio si fanno insistenti: “Se me lo aspettavo? Il calcio è un cortile! Sapevo che il Direttore mi seguiva, si informava, parlava bene di me nelle trasmissioni. Quando ho ricevuto la loro chiamata c’è stato pochissimo da discutere, nonostante ci fossero anche altre opportunità di prestigio in Eccellenza. A Paternò ci sarei andato anche a piedi. Allenare questo club è un orgoglio, oltre che una grande emozione.”
Un legame molto forte tra gruppo squadra e tifosi, per cui l’allenatore riserva delle parole al miele: “Il Falcone- Borsellino è spettacolare, la nostra curva trasmette emozioni che in pochi possono vantare in Serie D. A Paternò la città vive di calcio, tutti uniti. Da qui è passato un grande allenatore come Pasquale Marino, pensa che emozione. Mi avevano parlato di una piazza difficile, ma io posso dire che è tutto favoloso. I nostri tifosi esigono il massimo, oltre il lato sportivo. Ed è giusto che sia così.”
“Ci davano per retrocessi prima ancora di iniziare”
Un inizio di stagione di livello il Paternò, che si ritrova meritatamente tra le prime della classe. Come spiega Torrisi però, il clima non era dei migliori inizialmente: “Lo scetticismo su di me e la squadra era totale. Capisco anche sia così vista la mia breve parentesi in Eccellenza– spiega l’allenatore del Paternò- ma a volte credo che si esageri, sui social soprattutto. Io ho preso tutto questo scetticismo come una sfida, una motivazione in più. Attraverso il lavoro mio ma ancor di più del mio staff che mi supporta e sopporta in tutto, stiamo riuscendo a cambiare quei pareri iniziali. Il lavoro quotidiano sta pagando, ma la pressione l’ho sentita molto forte. Proveremo ad essere all’altezza di questa società.”
Una partenza del genere in campionato, potrebbe far spostare lievemente l’obiettivo? Lo chiediamo a Torrisi, che ci tiene a sottolineare alcuni punti. “Il nostro obiettivo è fare bene, che può essere anche un punto sopra la soglia playout. Dobbiamo essere onesti, abbiamo una squadra molto giovane, non importante sulla carta e con molti cambi rispetto alla scorsa stagione. Io sono un allenatore ambizioso- prosegue– per cui obiettivi non ne dobbiamo prefissare, non dobbiamo correre il rischio di accontentarci. L’esigenza reale della società è ovviamente quella di mantenere la categoria, e noi dobbiamo dare tutto per fare in modo che ciò avvenga. Poi, tutto ciò che viene dopo non ci potrebbe che rendere orgogliosi. Io sin dal primo giorno di allenamento ho sempre detto di non voler sentire parlare di salvezza. Ma non per presunzione, ma perchè voglio una squadra che abbia sempre fame e voglia di fare bene.”
“Gioco per principi. Mercato? Sarebbe un rischio”
Quale la filosofia di calcio di Alfio Torrisi? “Per me non esiste risultato senza un gioco. Certo, si possono fare le barricate ma non è una cosa che a me importa. Per me il calcio è aggressione, pressione, transizione. Voglio sempre una squadra di intensità fisica e mentale. Sono questi i nostri principi.”
Inevitabile poi, qualche battuta sul mercato che si concluderà tra poche ore. La posizione del Paternò Calcio è abbastanza chiara: “Non faremo nulla, assolutamente. Sono molto felice e orgoglioso del gruppo che ho a disposizione e aggiungere altri sarebbe un rischio. Il nostro spogliatoio è unito– spiega Torrisi- composto da uomini prima che calciatori scelti in maniera perfetta dal nostro Direttore. Almeno fino a dicembre restiamo così.”
Il forte legame con Diaby: “Come un figlio, abbiamo una promessa”
Il nome di Alfio Torrisi si lega inevitabilmente a quello di Aboubakar Diaby, 21enne centrocampista oggi al Taranto, in Lega Pro. Talento purissimo dalla storia incredibile, Diaby avrebbe già attirato intorno a sé le attenzioni di numerose società di Serie A, ma a lanciarlo è stato proprio l’allenatore oggi al Paternò. Erano i tempi dell’Aci Sant’Antonio, ed il ragazzo fu accompagnato a fare un provino per la società catanese.
“Appena l’ho visto sono impazzito, un calciatore di un’altra categoria. Non potevamo tesserarlo vista la giovane età, ma è rimasto comunque con noi un anno prima del tesseramento. A me non piace vantarmi quando faccio del bene, però gli sono stato molto vicino– racconta Torrisi, davvero felice nel parlare di questo ragazzo.
“Ho cercato di aiutarlo il più possibile quando non c’era nessuno vicino a lui, non gli ho fatto mancare nulla. Dal regalo per il compleanno, le scarpette. Gli sono stato vicino per la patente, la macchina…io ho fatto tutto con il cuore, senza altri interessi. Il fatto che Aboubakar stesso mi consideri come un secondo padre per me è la più grande ricompensa possibile. Parliamo di un ragazzo solare, spettacolare, estremamente buono e che ha tutto per poter fare una grande carriera. Dove è oggi per lui deve essere un punto di partenza, io gli ho detto che deve avere fame, voglia.”
Poi, una promessa a cui Torrisi tiene molto: “L’obiettivo di Diaby è quello di portare la sua famiglia, sua madre, qui in Italia. Appena ho saputo questa cosa dentro di me si è creato un qualcosa nel voler aiutare questo ragazzo in ogni modo possibile. Quando un giorno lui riuscirà a realizzare il suo sogno, per me sarà come vincere un Mondiale.”
A cura di Marco Cavallaro