Un bambino con il pallone tra i piedi e il padre – giocatore e appassionato di pallamano – che lo incita a seguire la sua passione. Parte così il legame di Fabio Morselli, ventitreenne attaccante in forza all’Alcione Milano con il mondo del calcio. Passioni da inseguire e scelte da fare.
La prima, di scelte, riguarda il ruolo: in attacco ci è arrivato quasi subito, dopo una breve parentesi come portiere alla Virtus Cibeno è passato dalla parte opposta del campo per fare i gol invece che evitarli.
La passione è forte, corre veloce e si lega alle sue scelte: i primi calci vicino casa lo portano alla Dorando Pietri, società che si affilierà al Carpi. Una scelta inconsapevole ma fortunata, gli osservatori della Juventus lo notano e lo portano a Torino una volta al mese per farlo allenare.
È il momento della seconda di scelta che – come la prima – arriva in modo naturale. La Juventus sceglie Fabio e Fabio sceglie la Juventus: “E’ una società che non ti fa mancare niente sia dentro che fuori dal campo, è un fattore che ha influito molto sulla mia scelta e mi sono trovato bene fin dall’inizio” spiega Morselli a Seried24.com.
Carpi-Torino, trecento chilometri da percorrere giovanissimo con un biglietto di sola andata per entrare in pianta stabile nel settore giovanile della Juventus fino ad arrivare in Primavera.
Compagni di squadra e di spogliatoio giocatori come Moise Kean, Emil Audero e Pol Lirola: “con il lavoro sono riusciti ad arrivare nella massima serie. Si vedeva già allora che avevano molte qualità, anche negli allenamenti, hanno mantenuto le attese”.
L’allenatore di quella Primavera è Fabio Grosso, l’uomo dei Mondiali del 2006 quando Morselli aveva solo otto anni. Normale e umano provare “un po’ di imbarazzo specie all’inizio”, un rapporto, quello con l’allenatore, sempre “buono nonostante non giocassi molto” e basato sul dialogo come forma di crescita: “parlava anche con quelli che giocavano meno e gli spiegava perché non giocavano. Mi ha fatto crescere su molti aspetti che poi mi hanno aiutato negli anni successivi”.
È la stagione 2015-2016. La Juventus Primavera sfiora il triplete: due finali perse (campionato con la Roma e Coppa Italia con l’Inter) ma Viareggio Cup conquistata.
Un trofeo prezioso e ambizioso a livello giovanile: Morselli incide nella competizione realizzando un gol nella fase a gironi contro il Liac New York ed uno agli ottavi di finale contro il Milan: “E’ stata una stagione da ricordare, siamo arrivati in fondo a tutte le competizioni e siamo stati bravi a vincere la Viareggio Cup – continua Morselli – Sono soddisfatto perché nel torneo oltre a segnare sono riuscito a giocare sia la semifinale che la finale contro il Palermo”.
La Juventus come grande famiglia. Negli anni trascorsi in bianconero arriva anche l’opportunità di imparare dai big: “Ho avuto la possibilità di allenarmi con la prima squadra– continua Morselli – I ragazzi tendevano a darmi molti consigli, su tutti cito Chiellini che mi aveva preso un po’ in simpatia e mi dava molti consigli tecnico-tattici ma anche extra campo. Mi ha fatto capire come funzionava tra i grandi, c’è tanta differenza con la Primavera, te ne rendi conto solo quando ci arrivi”.
L’otto dicembre 2015 è tempo di scelte, non sue ma di Allegri che lo chiama per far parte della spedizione bianconera in Champions League a Siviglia: “Mi ha chiamato insieme ad altri 2-3 ragazzi della primavera perché mancavano diversi titolari” spiega Morselli.
Per l’attaccante nato a Carpi quella rimane una serata da incorniciare: siede in panchina al Ramón Sánchez-Pizjuán, in campo oltre a Buffon in porta e la BBC schierata in difesa ci sono i vari Pogba, Morata, Dybala: “È stata un’esperienza bellissima, una di quelle che ti rimane a vita. Dopo Siviglia l’anno successivo Allegri mi ha portato in tribuna”.
L’estate del 2017 è l’anno del trasferimento da Torino. Stavolta il viaggio dura circa 700 km, direzione Pescara, per far parte della Primavera dove realizzerà nove reti tra campionato e coppa.
La prima squadra di Zeman stenta, Morselli deve ancora attendere per debuttare tra i professionisti ma riesce, nel finale di stagione, a stare a contatto con la prima squadra: “Mi sono allenato con Epifani e Pillon quando ci sono stati i cambi in panchina. Nel mese di Epifani in prima squadra chiamava giocatori della primavera perché li conosceva e voleva vedere come andavano i giovani in prima squadra”.
Terminato l’apprendistato arriva il momento del debutto tra i professionisti. È di nuovo tempo di scelte per Morselli che approda al Fano per il suo esordio tra i grandi. C’è un prezzo da pagare però: “Si è sentita la differenza tra Primavera e prima squadra. I carichi di allenamento sono diversi, all’inizio ti devi ambientare”.
Arriva la gioia della prima rete in Lega Pro, all’ultima giornata contro la Triestina. Troppo poco per una stagione che ha registrato più ombre che luci: “Ho giocato di più verso la fine quando abbiamo cambiato allenatore ma è stata una stagione negativa sia a livello di squadra che a livello personale”.
Difficile confermare una scelta dopo una stagione altalenante. È tempo di cambiare di nuovo. Stavolta la scelta di Morselli ricade su Rende ma l’infortunio e la pandemia complicano la stagione: “nonostante un buon inizio sono stati mesi difficili facevo fatica a trovare squadra l’anno dopo”.
Il calcio gli presenta davanti un’altra occasione. È il Legnago a bussare alla sua porta “l’ultimo giorno di mercato dandomi un’opportunità importante”. Le cose improvvise spesso sono le più belle, la stagione passata in provincia di Verona risulta essere quella migliore in termini di continuità: “E’ l’anno in cui ho imparato di più dai compagni, eravamo gruppo unito ci siamo salvati nei playout contro il Ravenna quando a marzo eravamo a meno dieci dalla zona salvezza”.
La scorsa estate è di nuovo tempo ragionamenti e di scelte da fare. Stavolta lascia i professionisti (64 presenze e quattro reti) per approdare in Serie D, sposando il progetto dell’Alcione: “Prima di venire mi ero informato tramite altre persone e tutti me ne avevano parlato bene. Ne ho avuto la conferma, è l’ambiente giusto per fare un anno importante e riprendere da questo periodo negativo”.
La partenza con l’Alcione sa di rinascita, quattro gol e due assist nelle prime sette partite, poi arriva un nuovo infortunio: “Mi sono fermato nel momento in cui stavo meglio sia fisicamente sia a livello di squadra dove stavamo cominciando a fare risultati che meritavamo e che all’inizio stavano mancando. Un mese di stop per la lesione al flessore, poi il ritorno in campo ed una ricaduta che lo tiene fermo altre due settimane. Adesso il nuovo rientro per “provare a risollevarci, l’ultimo periodo non è stato il massimo a livello personale e di squadra. Adesso che giochiamo all’Arena abbiamo una spinta in più per fare meglio”.
a cura di Maurizio Fedeli