Moras si racconta: dagli allenamenti con l’Udinese al sogno Lega Pro con l’Arzignano
Il calcio è una metafora della vita sentenziava Jean-Paul Sartre. Lo sa bene Marco Moras, ventiseienne trequartista nato a Pordenone che di metafore legate al calcio – e alla vita – ha scelto quella dei treni: quelli da prendere e quelli a cui rimanere aggrappati.
Moras di treni, in senso metaforico, ne ha presi tanti. L’ultimo lo ha portato ad Arzignano, provincia di Vicenza dove la squadra sogna di tornare in Lega Pro, categoria già assaporata nella stagione 2019/20.
Per Moras tre gol nelle ultime due partite, sette in totale nella stagione in corsa e primato in classifica per l’Arzignano Valchiampo che vanta il miglior attacco del girone C, secondo in tutta la Serie D solamente al San Donato Tavarnelle.
Moras sogna il ritorno tra i professionisti, un treno già preso in passato che all’età di sedici anni lo aveva portato a debuttare giovanissimo con la maglia del Portogruaro: “Giocare in Lega Pro così giovane era qualcosa di importante – le parole di Moras a Seried24.com – Mi è dispiaciuto quando il club è fallito: se non fosse fallito sarebbe stato diverso anche per me a livello di visibilità”.
Moras, dal debutto tra i professionisti con il Portogruaro alla Primavera dell’Udinese
Imprevisti della vita. Non sempre le cose vanno come si desidera. L’importante è sapersi rialzare e trovare la propria strada.
Stavolta il treno su cui sale Moras è uno di quelli importanti, direzione Udine, per entrare nella Primavera dell’Udinese. “Quando il Portogruaro è fallito mi ha acquistato l’Udinese che mi seguiva da tempo. Prima le cose erano diverse, i club cercavano di inserire nelle giovanili i ragazzi della zona – continua Moras – Ho pensato di avere una grandissima opportunità per farmi notare. Sapevo che mi avevano acquistato come giovane che aveva già fatto esperienza tra i professionisti. Ero consapevole di dover giocar bene le carte che avevo a disposizione”.
L’anno in Primavera vede Moras realizzare tredici reti, di cui due tra campionato e fasi finali alla Primavera del Milan dei vari Calabria, Petagna, Cristante e allenata da Filippo Inzaghi.
Nella sua di Udinese c’erano giocatori come Meret e Vicario con la quale si sente ancora: “Vicario l’ho sentito qualche settimana fa per il suo compleanno, anche con Meret continuo ad avere contatti e con i ragazzi che erano in Primavera in quella stagione, è stato più difficile riuscire a mantenerli con quelli della prima squadra”.
Prima squadra vista e toccata con mano, soprattutto nella seconda parte di stagione quando Guidolin comincia a chiamare i giovani per allenarsi con i grandi: “E’ stato un bell’anno dove ho imparato tanto allenandomi con giocatori del calibro di Di Natale, Pereyra, Muriel e Maicosuel. Impari e cerchi di rubare alcune cose che loro hanno. E’ stata una stagione importante a livello personale, noi ragazzi speravamo di poter debuttare anche solo qualche minuto ma purtroppo non è andata così”.
Moras, dal ritorno tra i professionisti agli anni difficili
La fermata di Udine però non è definitiva. C’è un altro treno da prendere per Moras, un treno che lo riporta tra i professionisti per vestire la maglia della Lupa Roma: “Pensavo di trovare poco spazio invece ho giocato, accettavo tutti i ruoli pur di giocare è stata un’esperienza buona, mi trovavo bene e non sarei andato via”.
La vita è fatta di cambiamenti, il calcio è fatto anche di trasferimenti, nella finestra di mercato di gennaio Como e Bassano si interessano a tal punto che il giocatore saluta i suoi compagni. “Ero in procinto di chiudere ma purtroppo alla fine del mercato di gennaio mi sono trovato senza squadra. Da lì non ho più voluto avere per anni un procuratore – racconta Moras – Poi a metà stagione sono andato a Matelica contro voglia perché non era quello che volevo, stavo male, era un momento in cui ero passato da giocare in Lega Pro a giocare in serie D senza motivo, per colpa di cose più grandi di me. Non era una scelta in cui credevo”.
Inizia il momento più buio della sua carriera. I sogni vacillano e il pensiero di abbandonare il calcio prende forma: “Dopo Matelica sono passato al Fontanafredda, vicino casa per provare a riprendermi il professionismo. E’ stata la fase più difficile della mia carriera, dove c’è stato un momento in cui ho pensato di smettere – prosegue Moras – Ringrazio la mia famiglia e gli amici che mi hanno aiutato. In due anni è come se mi fossero passati tanti treni a cui mi ero aggrappato ma non avevo la forza di tirarmi su per cause più grandi di me. E’ stato fino ad ora il mio primo ed unico bivio. Poi ho incontrato la figura del presidente Zanutta che mi ha portato al Cjarlins Muzane”.
Dal Cjarlins Muzane fino all’Arzignano
L’incontro con il presidente Zanutta è di quelli decisivi. Scrollato dalle pressioni, Moras accetta di scendere in Eccellenza, una:” scelta non facile, dettata dalla volontà di rimettersi in gioco”.
Nonostante gli infortuni riesce ad incidere nella promozione della squadra. Dopo tre stagioni è ancora tempo di salutare, di prendere un altro treno, direzione Tamai: “Una scelta per molti discutibile, mi sono sentito dire che avevo fallito che ero finito, che avevo scelto il Tamai perché pensavo ad altre cose e non al calcio. Tamai mi ha permesso di mettermi in mostra perché ad inizio stagione ho fatto sette reti e poi sono andato alla Luparense, una società con un progetto importante. Sono riuscito a partire bene con quattro gol in cinque partite poi è arrivato il covid che ha fermato tutto”.
Non il viaggio di Moras, che va alla Manzanese dove a fine stagione risulta essere terzo nella classifica marcatori o meglio: “secondo, alcune applicazioni mi danno sedici reti, altre diciassette, io ovviamente me ne do diciassette – dice ridendo – A Manzano è stato un anno importante per me e per la squadra con il terzo posto ottenuto”.
Adesso il capitolo Arzignano, un primato da difendere per riprendersi il sogno del professionismo, un treno in corsa per “cercare fortuna e continuità, quella che non ho avuto ad inizio carriera ed invece sto avendo adesso. Ad Arzignano mi trovo bene, ho scelto questa piazza perché conosco l’allenatore e il direttore e il presidente mi hanno trasmesso fiducia e calore – continua Moras che sul futuro dice – Chi lo sa, ho 26 anni, quando giochi a calcio sono i sogni che mandano avanti perché non costano niente. Adesso sono in serie D ma in un progetto importante, punto sempre alla cosa più alta e continuo a crederci sempre”.
Il treno di Moras è in corsa, i suoi sogni anche.
A cura di Maurizio Fedeli