Progettualità e settore giovanile: Mavilla racconta l’Alcione
Milano ha la sua terza squadra. Non in Serie A, ma in Serie D. Questione di geografia e categoria.
Si tratta dell’Alcione Milano, realtà alla prima presenza nella quarta serie che ha pensiero e sguardo fisso sul presente, senza però tralasciare quello che sarà – o potrebbe essere – il futuro.
Questione di tempo. Una linea temporale che inevitabilmente deve guardare anche al passato, a quello che è stato.
All’Alcione di personaggi che poi hanno fatto strada se ne sono visti. Alla guida del club si sono alternati presidenti come Ernesto Pellegrini (che poi salirà al comando dell’Inter) e Carlo Tognoli che diventerà sindaco di Milano. Dal settore giovanile sono usciti giocatori come Alessandro Pistone, Nicolò Rovella, Andrea Caracciolo e il campione del Mondo Giuseppe Dossena.
Il passato è passato. Il presente dice prima volta in Serie D grazie alla promozione ottenuta la scorsa stagione.
Ai vertici societari troviamo Marcello Montini e Giulio Gallazzi, rispettivamente presidente e proprietario, o meglio: “due grandi amici – come afferma il direttore sportivo dell’Alcione, Matteo Mavilla, a Seried24.com – poi come in tutte le cose dobbiamo assegnare dei ruoli”. Gallazzi ha addirittura un passato sportivo di rilievo, campione europeo di football americano con la nazionale italiana nel 1987 e campione d’Italia l’anno prima. Il passato, quello recente, lo ha visto in trattativa per l’acquisto del Genoa.
“La proprietà è fatta da persone serie e ambiziose che conoscono il valore del lavoro. Sono arrivato a luglio, ho scelto l’Alcione in funzione delle persone che ho conosciuto, persone serie solide e con valori morali importanti – sottolinea Mavilla – Lo stesso discorso vale per l’allenatore Giovanni Cusatis con cui ho già collaborato in passato”.
L’Arena Civica: la nuova casa dell’Alcione, la “terza squadra di Milano”
Per valutare la solidità di una casa occorre prestare attenzione alle sue fondamenta. L’Alcione come casa ha scelto e ottenuto di giocare all’Arena Civica, palcoscenico niente male.
Un ‘teatro’ dal ricco passato, il salotto delle uscite milanesi di Napoleone che ha visto il debutto della nazionale italiana nel 1910 (6-2 alla Francia), ha ospitato in passato le partite di Inter e Milan e ha registrato anche imprese come quelle di Pietro Mennea, che proprio all’Arena Civica nel 1972 eguagliò il record europeo nei 100 e 200 metri.
“L’Alcione è la terza squadra di Milano, dopo Milan e Inter, anche se parliamo di Serie D: giochiamo in uno scenario importante che è l’Arena Civica. Avevamo l’accordo con il comune per giocare all’Arena già dalla prima giornata di campionato, purtroppo abbiamo dovuto apportare qualche modifica all’impianto e il debutto è avvenuto domenica scorsa contro il Rimini” spiega l’ex direttore sportivo di Seregno e Legnano.
Passato e futuro nel giorno del debutto all’Arena. Protagonisti il settore giovanile e qualche ‘vecchia conoscenza’ come Beppe Dossena, cresciuto nelle giovanili dell’Alcione prima di intraprendere la carriera che lo ha portato a consacrarsi come campione del mondo nella spedizione di Spagna 1982: “Abbiamo fatto la presentazione del settore giovanile prima della gara, nella tribuna che è adibita a supportare varie tipologie di eventi abbiamo ospitato la dirigenza del Rimini e i nostri sponsor oltre a premiare Dossena proprio per fare una festa e richiamare l’attenzione sul nostro progetto. Dovremo essere bravi in futuro ad attirare almeno mille persone allo stadio”.
Il settore giovanile e l’Atletico Alcione
Il futuro è nelle mani – e nei piedi – dei giovani. L’Alcione da anni punta sul settore giovanile che ad oggi conta quasi 500 iscritti. Un’attenzione particolare quella rivolta ai giovani che ogni pomeriggio popolano il centro sportivo Kennedy, poco distante da San Siro: “Andiamo a prendere i ragazzi a scuola o a casa e li portiamo agli allenamenti, siamo a disposizione con le famiglie per tutte le questioni che possono riguardare la quotidianità” continua Mavilla.
L’imperativo è puntare sulla continuità. L’obiettivo è far sì che nessuno smetta di praticare questo sport, anche se non si arriva a vestire la maglia della prima squadra: “Abbiamo una società affiliata perché i nostri due presidenti credono molto nella socialità, chi non gioca nell’Alcione può proseguire a giocare al nostro fianco nell’Atletico Alcione che si allena accanto al nostro centro” spiega Mavilla – E’ un lavoro sul settore giovanile che va avanti da anni, adesso proviamo a fare qualcosa di bello in prima squadra, più si alza il livello più dobbiamo strutturare la società”.
Alcione, squadra giovane e ambizioni future
La promozione ottenuta la scorsa stagione ha portato la società a rivoluzionare completamente la rosa con 21 nuovi innesti su 22 giocatori. Un’età media bassa quella del gruppo squadra, con il giocatore più ‘anziano’ nato nel 1994. Poi tanti nati dopo il 2000 “Il nostro progetto è quello di creare una squadra giovane con giocatori validi in grado di poter fare un progetto a lungo termine. A volte è meglio metterci un anno in più per gettare delle basi solide per farsi trovare pronti in futuro. La nostra filosofia è quella di portare a turno i giovani ad allenarsi con la prima squadra per poterli inserire, qualcuno di loro ha già esordito in campionato”.
Una società che si sta strutturando anche per guardare oltre la Serie D, magari chissà anche i professionisti: “La strada è lunga, non è una società presuntuosa ma ambiziosa. Questo è un anno di assestamento dove ci stiamo concentrando sulla costruzione della struttura societaria. Vogliamo arrivare il più in alto possibile, ci sono varie figure nuove e stiamo cecando di collocare ognuno al posto giusto”.
Il presente, almeno per quanto riguarda la parte sportiva, non permette di fare sogni: “Siamo nella parte medio bassa della classifica. I risultati fino ad oggi sono al di sotto delle aspettative, volevamo fare e ci aspettavamo qualcosa in più – ammette Mavilla – Non dev’essere un alibi ma fino ad ora abbiamo avuto tanti infortuni. Dobbiamo capire cosa è successo, in allenamento lavoriamo con i gps proprio per prevenire e studiare certe situazioni. Abbiamo giocatori che vengono da settori giovanili importanti o dalla serie C che hanno scelto di sposare il nostro progetto. I nostri giocatori sono giovani, apprendono in fretta ed hanno già dimostrato di saper far bene “.
A cura di Maurizio Fedeli