Sinani, cresciuto nel Milan di Gattuso, ora fa sognare Levico Terme: “Voglio segnare 20 gol, devo spaccare tutto”
Nel girone C di questa Serie D, in particolare nel Levico Terme, gioca Ismet Sinani, un nome che potrebbe risultare familiare soprattutto ai tifosi del Milan. Guardando più in generale, a chi ha seguito spesso i campionati giovanili. Un ragazzo che, dalla sua Belluno, ha rubato l’occhio del club rossonero, che ha monitorato anno dopo anno la sua crescita fino allo scorso anno.
Un anno difficile perché problematico, a livello fisico, avendo subito un infortunio pesante. Ma questo non fermato il giovane attaccante kosovaro, deciso nel carattere e che non conosce tensione, ma conosce solo la determinazione. La stessa che gli permette di segnare gol su gol e che gli permette di essere il capocannoniere del suo girone. A SerieD24.com, Sinani – che in questa stagione sta rubando l’occhio – ha raccontato la sua storia.
Il talento lo si cerca al campetto
Il giovane Ismet è originario del Kosovo ma è nato in Italia. I genitori sono scappati dalla guerra del 1999 e, mentre Ismet era nel pancione della madre, la famiglia ha trovato la sua nuova casa a Belluno. “Nel mio paese ho cominciato a giocare all’età di 6 anni, nella scuola dello Schiara. Non c’è qualcuno in particolare che mi ha trasmesso la passione, ho semplicemente cominciato a giocare al campetto insieme agli amici e a tutti gli altri bambini“.
È nato tutto nel modo più semplice: il campetto con gli amici. Ma intanto: “Il Milan mi seguiva da che avevo 8 anni attraverso uno scout che mi ha notato e mi ha tenuto d’occhio nel tempo: io non ci credevo, chi ci avrebbe creduto? A 12 anni, quindi, per poter continuare il percorso verso il mio arrivo al Milan, ho dovuto lasciare lo Schiara per andare al Montebelluna, dove ho continuato a far bene. Poi, sono arrivato lì a 14 anni, che è il limite d’età da raggiungere per lasciare la propria regione: mi sembrava tutto finto, era un sogno“.
Precisazione: quando Sinani aveva 8 anni – quindi quando il Milan ha cominciato a seguirlo – era il 2007 e il Milan vinceva la Champions League ad Atene, vendicandosi col Liverpool dopo la sconfitta a Istanbul di due anni prima.
Le giovanili al Milan, sognando la Prima Squadra
“Non è stato semplice all’inizio, ambientarsi lì, in una realtà nuova che non è più la realtà di paese – ha proseguito Sinani. Sei al Milan, a 14 anni, cambiano molte cose. Poi ti rendi anche conto di una cosa: al Montebelluna magari svettavi e tutti avevano gli occhi puntati su di te, ma al Milan non è così, al Milan ci sono 20 giocatori forti e farsi notare non è semplice“.
Plizzari, Gabbia, Bellanova, Pobega, sono solo alcuni dei compagni di squadra che Ismet ha vissuto negli anni, tra i nomi più altisonanti al momento. Tra questi, anche Frank Tsadjout, amico e compagno di reparto: “Con Frank ci ho appena parlato per venti minuti in videochiamata – svela. Mi ha detto che devo far 20 gol“.
Sei a quota 10, Ismet, sei a metà strada e ce ne sono ancora di partite da giocare.“Ma fino a che non arrivo a 20 gol non sono felice. Faccio 18 o 19 gol? Non sarò felice, io devo vedere il 2 davanti“. La determinazione che mostra questo giovane attaccante gasa, sa trascinare davvero parecchio. “Tornando al Milan, sì, sono cresciuto con quei giocatori lì, giocando dall’U15 fino alla Primavera. Eravamo uno squadrone e noi tutti avevamo l’obiettivo di andare in Serie A, poi c’è chi è riuscito ad arrivarci e chi no“.
L’arrivo di Sinani in Primavera, quando Gattuso lo chiamava “Mandzukic”
Aggregato alla Primavera con un anno di anticipo, poi, si trovò davanti Luca Vido (oggi in Serie B alla Cremonese) ma soprattutto il bomber Patrick Cutrone (oggi in A con l’Empoli) a chiudergli la strada inizialmente. “Impossibile rubare il posto a loro, che erano più grandi ed erano fortissimi. Patrick detiene ancora record su record nelle giovanili del Milan“. Tra quelli si aggregò dal CiseranoBergamo, squadra oggi nel girone B del campionato, anche Giorgio Altare, che da poche settimane ha esordito col Cagliari in Serie A.
L’anno dopo è stato quello vissuto da protagonista in Primavera, in attacco insieme proprio a Frank Tsadjout “Lì sono stato allenato da Rino Gattuso e anche da Alessandro Lupiin parte. Io piacevo tanto a Gattuso, mi chiamava Mandzukic, magari perché correvo, menavo, non lo so, ma mi chiamava così”.
“Mi faceva sentire un giocatore vero, un professionista, non un giocatore della Primavera. Ti portava sempre in alto, c’era sempre per tutti, tutti erano importantissimi per lui. Lui donava il suo cuore a tutti e noi tutti lo donavamo a lui, ovviamente. Com’era Ringhio in campo così era in Ringhio in panchina“.
Dopo la vittoria con la Juve Stabia, la sfortuna con la Sicula Leonzio
La prima esperienza tra i grandi, post-Primavera col Milan, è datata alla stagione 2018/19, quando Sinani firmò per la Juve Stabia: “È una piazza top per la Serie C. Sono contento sia stata la mia prima esperienza tra i ‘grandi’. Giocai poco ovviamente, avevo 19 anni e davanti avevo attaccanti come Paponi, Melara, giocatori molto forti. Da quella esperienza ho capito subito cosa vuol dire vincere un campionato, dato che arrivammo primi e conquistammo la Serie B. Questo mi porto dietro da quell’annata“.
“Secondo anno di prestito – continua – e vado alla Sicula Leonzio sempre in C nella stagione del Covid: a fine ottobre, infortunio al legamento crociato sinistro. Sono rientrato a Milano, ho fatto tutta la terapia e sono riuscito a tornare solo l’estate dopo. All’inizio della stagione scorsa, nell’estate 2020, dovevo andare ancora in C al Palermo, era praticamente tutto fatto, ma ad agosto subisco di nuovo l’infortunio dello stesso crociato, senza giocare nemmeno. Col Palermo è saltato tutto. Alla fine, dopo queste complicazioni, entrato nell’ultimo anno di contratto col Milan, rescissi a gennaio 2021 a sei mesi dalla scadenza. Così ho potuto firmare in Serie D“.
Il riscatto di Sinani: il primo anno per ritrovarsi, il secondo per spaccare tutto
Data la sfortuna, bisogna rifarsi. Sinani firma con il San Giorgio Sedico: “Lì mi conoscevano, Sedico è a 10 minuti da Belluno. Arrivai a metà stagione, giocai anche quasi tutte le partite, 18 presenze e segnai 3 gol. Il club doveva lottare per la salvezza, io dovevo ritornare a pieno regime con il crociato che mi aveva fermato per un anno e mezzo, quindi ci siamo ritrovati a lottare insieme, con questi obiettivi, fino alla fine dell’anno scorso“.
La squadra arrivò 12ª, poi in estate il club si è fuso con l’Union Feltre e con l’AC Belluno per creare la SSD Dolomiti Bellunesi, oggi 5ª nello stesso girone C di Serie D.
“L’estate scorsa, poi, mi ha chiamato il direttore Melone al Levico Terme, neo promosso dall’Eccellenza. Mi ha detto che secondo lui questo sarebbe stato l’anno della mia esplosione in D, mi ha dimostrato di credere in me così quanto ci credevo io. Anche per me questo doveva essere l’anno in cui spaccare tutto, l’obiettivo me lo sono dato: 20 gol, adesso lo devo fare. Il Levico credeva in me e io non ho esitato“.
A oggi, tra l’altro, 12 gol segnati in 15 partite totali tra campionato e coppa, quasi un gol a partita in media. 10 reti in 12 presenze solo in campionato (score che porta Sinani in testa alla classifica marcatori del girone C insieme a Daniele Rocco dello Cjarlins Muzane e Lorenzo Zerbato del Caldiero Terme).
Gli ultimi tre segnati, poi, sono il simbolo di chi ci crede davvero, di chi può rubare l’occhio anche alle categorie superiori, per tornare dove auspicava di essere. Tripletta all’Union Clodiense, decisiva per la vittoria del Levico: “È stato bello segnare tre reti all’unica imbattuta della D dopo 15 giornate, poi averlo fatto dopo non aver segnato per sei partite di fila… La squadra ha sempre dimostrato molta fiducia nelle mie qualità, spero di ripagare le loro aspettative, che sono le mie: devo assolutamente fare almeno 20 gol ed essere il capocannoniere del girone“, ha chiuso Ismet Sinani.
A cura di Lorenzo Gentile