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Karim Laribi: il viaggio dell’uomo calciatore tra sogni, realtà e nuovi inizi

L’intervista di SerieD24.com a Karim Laribi

Karim Laribi è il ritratto di chi vive il calcio con passione, resilienza e dedizione. Portatore di un cognome noto nel mondo del calcio italiano, eppure padrone di un umiltà fuori dal normale: l’amico di sempre.

Classe 1991, ha attraversato campionati e piazze italiane, dai fasti della Serie A e della Serie B fino alla nuova avventura in Serie D con l’Anzio, vicino casa.

Una carriera intensa, vissuta senza mai indietreggiare, guidata dalla voglia di dimostrare il proprio valore. Il sogno di ogni bambino: quello di giocare un Mondiale. Lui lo sognava guardando la finale di Francia ’98, immaginandosi protagonista.

Espressione calcistica con tratti esotici, può dirsi ufficialmente parte dell’albo dei pochi che sanno “dare del tu al pallone”: questo e tanto altro, Karim Laribi.

Karim Laribi, un Mondiale sfiorato: la scelta Tunisia

Quando è arrivato il momento della scelta, ha optato per la Tunisia, complici le sue origini africane, ma consapevole delle sue possibilità. “Giocavo in Serie B, ero al Cesena, e puntare alla Nazionale italiana sarebbe stato da presuntuosi”. La maglia della Tunisia gli ha regalato momenti indimenticabili, tra cui la qualificazione al Mondiale, anche se alla fine non ha potuto parteciparvi.

Non ero adattato alla cultura africana. È stato difficile accettare di non andare, soprattutto dopo una stagione straordinaria. Ma l’esperienza in Nazionale è stata incredibile. Qui in Italia prepariamo le gare con grande pressione, mentre all’estero tutto è più leggero, quasi spensierato”.

Passato italiano, magia tra Serie A, B, C: il suo viaggio

Ogni piazza calcistica che ha vissuto gli ha lasciato qualcosa. Verona, con le sue complessità, non è stata semplice. Al contrario, Bari lo ha accolto come un re. “Il calore della gente lì è qualcosa di straordinario. Purtroppo, il Covid ci ha interrotto sul più bello, ma quei mesi sono stati davvero intensi. Ogni città vive il calcio in modo diverso, e Bari mi ha regalato un amore unico”.

Tra i ricordi più vivi c’è l’esperienza a Latina. Sotto la guida di Roberto Breda, Laribi era diventato “l’uomo dei 20 minuti”. “Per lui avrei fatto più effetto entrando dalla panchina, anche se per me, che volevo giocare sempre, non era facile da accettare. Ma quell’anno fu speciale: avevamo un gruppo fantastico, forse uno dei migliori della mia carriera. Eravamo uniti dentro e fuori dal campo. Dopo ogni partita, c’era una festa: cene, aperitivi, momenti insieme. A Latina si respirava un’energia straordinaria. In campo davamo tutto, e anche se non abbiamo raggiunto la Serie A, ci siamo sempre sentiti fieri del nostro percorso”.

Presente ed extra campo: la vita di un campione

Oggi, il suo viaggio lo ha portato all’Anzio, in Serie D. Una scelta che definisce di realismo, arrivata dopo la delusione di non essere confermato dall’Alcione, con cui aveva vinto il campionato. “Due anni fa giocavo in Serie B, ora sono in Serie D. Il calcio è strano, ti mette alla prova continuamente. Ad Anzio ho trovato un ambiente sereno, familiare, dove si gioca per divertirsi. Guida ha creduto in me fin dal primo momento, e voglio ripagare la sua fiducia. Qui il calcio mi ricorda quello di una volta, quello che giocavo da ragazzino con gli amici”.

In un mondo calcistico che spesso diventa troppo serio, Karim Laribi è un esempio di chi non dimentica mai il lato più puro di questo sport. Ad Anzio ha trovato una nuova casa, ma il suo viaggio è tutt’altro che finito. Il campo, l’arte, e quel sogno di diventare allenatore: Karim guarda avanti, con la stessa determinazione che lo ha sempre guidato. “Il calcio è strano – dice – ma è proprio questo che lo rende meraviglioso”.