L’Argentina, Enzo e il mate. Lautaro Barrenechea: “La famiglia al centro di tutto”
Siamo a Villa María, città argentina a metà strada tra Córdoba e Rosario. Più di 11.500 chilometri di distanza e ben cinque ore di fuso orario rispetto all’Italia: a rispondere al telefono è Lautaro Barrenechea, centrocampista dell’Alba Calcio. In esclusiva a seried24.com, il classe 2002 si racconta direttamente dalla sua città natale, dove tutto è cominciato e dove ancora oggi abita la sua famiglia. “I miei genitori, fin dagli inizi della mia carriera si sono sempre fidati di me, proprio come hanno fatto con mio fratello: la famiglia è un pilastro fondamentale per noi”.
Il fútbol in Sud America, dal quartiere al Club Atletico Talleres
Un paio di scarpe e un pallone: ecco cosa bastava al piccolo Lautaro per poter rincorrere i propri sogni. Il barrio e i suoi amici, un piccolo spazio di libertà per far volare la propria immaginazione nei luoghi più remoti: un campo sterrato che ai suoi occhi assomigliava alla Bombonera. “La mia passione per il calcio è iniziata da bambino, andando a giocare nelle piazze vicino a casa con mio fratello e con gli amici del quartiere. Il calcio in Argentina si vive in modo speciale, con moltissima passione, la gente “está loca” per questo sport.
Ho giocato per due anni nel settore giovanile del Talleres di Cordoba: un’esperienza indimenticabile. Sono cresciuto come calciatore ma prima di tutto come persona, nonostante la mia giovane età. Nel 2020, dopo il duro periodo della pandemia mi si è presentata l’opportunità di trasferirmi in Italia insieme a mio fratello Enzo che era appena stato acquistato dalla Juventus”.
Barrenechea e il primo approccio con l’Italia: la stagione con l’Alba Calcio
“La prima differenza che ho notato è che non c’è tanta intensità come in Argentina, il calcio qui è più tattico. Trasferirsi non è stato semplice perché in sud America abbiamo i nostri familiari, gli amici. Abbiamo dovuto cambiare stile di vita e cultura: è stato difficile ma senza dubbio è stato un bel cambiamento.
Barrenechea, nel mese di dicembre, viene acquistato dall’Alba Calcio. Al termine di questa stagione, con grande merito, il club ha raggiunto la promozione in Serie D. Seppur subentrato a metà del campionato, Lautaro è risultato decisivo per lo scacchiere tecnico-tattico dei piemontesi. “Il nostro segreto è stato quello di restare sempre uniti, credere in noi stessi e crederci fino alla fine. Abbiamo raggiunto un grande obiettivo: vincere un campionato non è mai semplice”.
“Io e Enzo ci supportiamo a vicenda. Il suo debutto con la Juventus? Ecco come festeggiammo…”
Un rapporto fraterno, per forza di cose, ha i suoi alti e bassi. Enzo e Lautaro oggi sono inseparabili, un legame che per di più va oltre calcio. A spiegarcelo è proprio il classe 2002. “Non abbiamo mai giocato insieme perché lui è un anno più grande di me, ma condividiamo la stessa passione da almeno cinque anni. Quando eravamo più piccoli discutevamo molto, ma oggi è tutto diverso. Ci aiutiamo l’un l’altro: lui mi dà molti consigli, calcistici e non solo. Qualche volta è venuto a vedermi giocare in campionato insieme a Matías (Soulé ndr.). Apprezzo davvero molto questi piccoli gesti.
Gli ruberei molte cose, una di queste è la sua abilità di giocare a un tocco e la sua visione in mezzo al campo. A differenza sua, però, tiro meglio da fuori area (ride ndr)“.
E’ il 2 novembre, ultima giornata dei gironi di Champions League. All’Allianz Stadium, la Juventus ospita il Paris Saint Germain di Neymar e compagni. Massimiliano Allegri decide di buttare nella mischia diversi giocatori provenienti dalla Next Gen. Al minuto 88′, con il numero 45, scende in campo proprio Enzo: esordio assoluto per lui. “Il debutto di mio fratello è stata una gioia immensa: Enzo è stato ripagato per lo sforzo e per i sacrifici che ha fatto da più piccolo per poter arrivare ai livelli di oggi. Sono emozioni che non si possono spiegare a parole“.
Al termine della partita non gli mandai nessun messaggio e non lo chiamai. Lo aspettai fuori dallo stadio e andammo a cenare insieme“.
Barrenechea: “Studio diversi giocatori nel mio ruolo”
“Penso di dover essere un po’ più aggressivo e prendere un po’ più di ritmo nel corso della partita: devo migliore soprattutto sotto questo aspetto. Il mio idolo è Messi ma guardo con molta ammirazione Dybala e Bruno Fernandes. Un altro giocatore che mi piaceva vedere in televisione era David Silva, quando era al Manchester City”.
Che sia un’amichevole o la finale di una coppa, ogni calciatore vive il prepartita a suo modo, scandendo le ore che precedono il match tra routine particolari o chi, come Lautaro, cerca di rilassarsi quanto più possibile. “Io la vivo molto serenamente, ascolto un po’ di musica per staccare un po’. Il mate? è una nostra tradizione che tende a sostituire il té o il caffè”.
Fare della propria passione un lavoro
“Non so dove mi vedo tra dieci anni sinceramente, ma spero di poter continuare a fare quello che preferisco: giocare a calcio. Mi piacerebbe diventare un calciatore professionista e poter vivere di questo“.
Tra il perseguire un sogno e far sì che esso diventi realtà c’è una sottile linea che rende tutto più semplice e interessante: il percorso. Abbandonare le proprie abitudini e ripartire da zero, cercando di migliorare giorno dopo giorno. Da Villa María ad Alba, Lautaro Barrenechea sta costruendo il proprio futuro, supportato da una famiglia alle spalle che non lo lascerà mai solo. “Adelante a toda”.