Non è iniziato come avrebbero sperato in casa gialloblu il 2024 del Licata. Dopo un mese di dicembre a dir poco complicato, i siciliani speravano di ritrovare, contro l’Akragas, una vittoria che manca addirittura dallo scorso 19 novembre. Alla fine si conclude con un nulla di fatto l’attesissimo derby, uno 0-0 che lascia l’amaro in bocca ai padroni di casa che scivolano così al di fuori dalla zona playoff.
A dimostrazione del periodo complicato che si sta vivendo in casa Licata, dopo un inizio di stagione incredibile, quello che è successo al termine della sfida contro l’Akragas. A fine partita i tifosi avrebbero chiesto di sostenere la squadra applaudendo i giocatori. Qualcuno dagli spalti però avrebbe chiesto maggiore incisività e di dare qualcosa in più. Due giocatori gialloblù, Alessandro Cappello e Federico Valenti (uno è l’unico licatese in campo, l’altro è licatese d’adozione), ascoltate le richieste del pubblico, avrebbero avuto un’accesa discussione accesa con i tifosi. Tutto si è risolto per il meglio ma il confronto tra tifosi e giocatori non è passato inosservato e la società ha deciso di intervenire con un comunicato. Frasi di scuse poi riprese e pubblicate anche dagli stessi giocatori sui propri profili social.
Immediato il comunicato del Licata, che ha prontamente voluto stemperare le tensioni ed esprimere il proprio pensiero su quanto accaduto al termine del derby. “La società, con rammarico, stigmatizza un episodio avvenuto a fine partita che riguarda due propri tesserati. Questi non hanno accettato un esortazione civile dei nostri supporters a concretizzare meglio in campo le occasioni create. Certi che la motivazione del disappunto nasce dal grande attaccamento che il gruppo squadra ha e dimostra nei confronti della propria maglia, la società ricorda a tutti i suoi tesserati che il diritto ad una critica civile va sempre rispettato”.
Pronta anche la reazione dei due calciatori coinvolti. Alessandro Cappello, unico licatese a disposizione di Romano e Federico Valenti nativo di Favara ma licatese di adozione. “Nella vita come nel calcio si può sbagliare- ammette il portiere ex Sancataldese. Preso dall’adrenalina di una partita che volevo vincere. L’importante è rendersene conto e saper chiedere scusa. Quello di cui sono sicuro è che non voleva essere una mancanza di rispetto verso i tifosi”. Messaggio molto simile anche per Cappello- classe 1998 originario proprio di Licata. “Chiedo scusa ai tifosi– esordisce il difensore– ma per l’adrenalina, la stanchezza e l’amarezza non sono riuscito a gestire le emozioni”.