Dall’infortunio alla doppia cifra a Licata, Minacori: “Ho pensato di smettere, avevo paura”
“Non salivo qui da una vita”. Siamo allo stadio “Saraceno” di Ravanusa, su per le scale della tribuna per cominciare l’intervista. Calogero Minacori si ferma a metà ed esclama quella frase guardando il terreno di gioco con gli occhi dell’amore. Sì, perché Ravanusa è il suo paese. Quel campo – in sabbia fino a qualche anno fa – è invece il teatro dove tutto è cominciato, dove ha iniziato a sognare e da dove poi è riuscito a emergere. Oggi Minacori, attaccante classe 2000, è il trascinatore del Licata – nel girone I di Serie D – con 12 reti, suo best score in carriera.
Fame, cattiveria, voglia di arrivare e mentalità sono le caratteristiche che lo hanno sempre contraddistinto e che lo hanno portato a esordire in Serie C a 16 anni. Poi – come capita a tante persone forti – il destino l’ha messo a dura prova: rottura del crociato a 20 anni. “Ho pensato di smettere”. Di questo e dell’esperienza a Licata, passando per altre avventure in giro per l’Italia, Calogero Minacori ha parlato in esclusiva a seried24.com.
Licata, Minacori: “Potevamo fare di più”
Leader tecnico, carismatico e punto di riferimento per i compagni. Calogero Minacori è ormai un veterano per il Licata, al suo terzo anno in gialloblù. Quella attuale è stata un’annata sicuramente sotto le aspettative per la squadra siciliana, partita per riconfermare l’obiettivo playoff, ma al momento undicesima e salva aritmeticamente. “Sicuramente con la qualità della squadra potevamo raggiungere i playoff, ma abbiamo solo conquistato l’obiettivo minimo che è la salvezza. Ora dobbiamo chiudere con dignità il campionato. Quest’anno il livello del girone era molto più alto. Trapani, Siracusa e Vibonese sono corazzate. Potevamo fare meglio con squadre di medio-bassa classifica, però ormai è andata”.
Seconda punta atipica, Minacori ama svariare sul fronte offensivo, ripiegare per dare una mano alla squadra e farsi vedere in zona gol. 8 al primo anno in gialloblù, 8 al secondo, 12 al terzo con due partite ancora da giocare. Suo miglior risultato in carriera. “Sotto l’aspetto realizzativo sono cresciuto, parlano i numeri, ma va dato merito anche a mister Romano. Parliamo sempre, mi ha fatto capire che a volte essere meno belli, ma più cattivi sotto porta è meglio. E sono migliorato tanto da questo punto di vista“.
“Esordio in C? Non ricordo nulla”
Classe 2000, ma già con esperienze importanti alle spalle. Calogero Minacori ha giocato in settori giovanili importanti, ha già diversi anni in Serie D alle spalle, ma soprattutto ha anche esordito in Serie C a 16 anni con l’Akragas, collezionando poi 9 presenze nel 2017/18. “All’Akragas ero ancora piccolo, quelle esperienze mi hanno fatto crescere. Prime trasferte, stadi con atmosfera unica, tanti spettatori. Ho esordito in C a 16 anni, contro la Juve Stabia. Sono entrato bene negli ultimi 15 minuti e da lì ho collezionato nove presenze. Non ricordo benissimo il giorno dell’esordio, l’emozione era tanta. A volte scherzando dico ‘correvo e basta, non ricordo nulla, non ci vedevo’, però è stata una bellissima emozione”.
Da lì esperienze significative nella Primavera del Palermo prima, del Perugia poi. “Le giovanili non ti fanno crescere come le prime squadre. Fare un’esperienza in Serie D – per un giovane – secondo me ti forma tantissimo soprattutto se si gioca con regolarità. All’Olympic Agnonese giocavo con gente che aveva fatto categorie importanti, che era lì per rilanciarsi. Avevamo fatto una bella stagione ed eravamo tra le prime cinque, ma poi il campionato è stato interrotto per Covid. Passaggio dalle giovanili alla Serie D? Diciamo che ero già abituato all’Akragas. Osservavo sempre i calciatori che avevano giocato a certi livelli per imparare, gli stavo vicino. Parlavo di meno e imparavo di più”.
L’infortunio ad Andria, la paura e la rinascita a Licata
9 presenze in Serie C a 17 anni, diversi settori giovanili importanti, 3 gol alla sua prima esperienza in D da under e tante richieste da club importanti sempre in quarta serie. Nell’immediato post covid Calogero Minacori ha avuto la sensazione di essere sulla strada giusta. Così arriva la chiamata dell’Andria, squadra con l’ambizione del salto di categoria (che arriverà poi tramite ripescaggio). Gioca un ottimo pre campionato, ci sono tutti i presupposti per un anno soddisfacente. Poi il destino decide di metterlo a dura prova: alla quarta partita arriva la rottura del crociato. Una notizie terribile, soprattutto quando hai 20 anni e stai per spiccare il volo.
“Nell’immediato post infortunio ho pensato a smettere di giocare. Non siamo in Serie A o B, non abbiamo le strutture adatte per riprenderci al massimo e in fretta. Poi l’intervento è andato bene, mi sono affidato a persone competenti e ho fatto tutto l’iter riabilitativo con Salvatore Munda, un preparatore atletico. Ancora oggi lo ringrazio. Se corro come adesso, è solo merito suo“.
Ma come spesso capita, in questi casi la parte più difficile è poi quella psicologica. “Quella è stata la parte più complicata, davvero. Avevo paura a tornare in campo perché temevo potesse ricapitare. Ho lavorato tanto, stavo ogni giorno meglio e pian piano ne sono venuto fuori”. Occhi provati, quasi commosso quando parla di quell’episodio.
E poi, nel 2021, arriva il Licata. “Qui sono venuto in prova, sono sincero. Tutti volevano vedere le mie condizioni, c’era scetticismo dopo un infortunio così grave, è normale. Ho fatto un pre campionato sufficiente, non stavo ancora benissimo. Poi ho segnato nelle prime tre partite da subentrato e da lì ho giocato sempre. Con il 4-3-3 la squadra non girava. Poi siamo passati al 3-5-2: penso sia quello il mio modulo. Con Samake ci siamo trovati bene, la squadra era forte, ci siamo divertiti e ho segnato 8 gol”.
Minacori: “Futuro? Ora penso al Licata. Mi ispiro a Lautaro”
8 gol il primo anno, 8 il secondo, 12 il terzo. Un rendimento sempre più in crescendo che lo ha portato ad assumere lo status di leader tecnico ed emotivo di un giovane Licata. “Quando non segno per diverso tempo ovviamente soffro. Per un periodo però stavamo perdendo tanti punti, quindi l’interesse primario era quello di squadra, non pensavo ai gol. Il mio più bello? Tecnicamente dico quello contro il Casalnuovo, uno dei “miei” gol. Dal punto di vista emozionale dico quello nel derby con l’Akragas. Da 3 anni qui ho percepito quanto contasse questa partita per la gente”.
Futuro. “Penso al Licata e a chiudere bene la stagione. Poi mi riposo e vediamo cosa succederà”. Obiettivi e sogni: cibo per la fame di Minacori. “Voglio giocare più a lungo possibile e stabilirmi in categorie superiori. Un sogno? Eh… esordire in Serie A con l’Inter a San Siro. Il mio punto di riferimento è Lautaro Martinez. Amo la sua cattiveria e la sua voglia di far gol anche sul 4/5-0″. L’intervista finisce tra una scommessa sui gol stagionali e un pizzico di scaramanzia, ma soprattutto tra tante risate. Adesso Calogero Minacori è felice: Licata l’ha accolto come un “figlio”, lui ne è diventato leader. Ha pensato di smettere, adesso ha trasformato la paura in fame e voglia di arrivare. Dalla “sua” Ravanusa alla doppia cifra in Serie D. “E nun n’ha finutu”. “Non è finita”. Come si dice da quelle parti.