Nel pieno del conflitto tra Israele e Hamas, come appreso dalla redazione fiorentina del quotidiano La Repubblica, il presidente del Livorno Joel Esciua è stato offeso sui social a causa della sua fede ebraica. Gli insulti antisemiti rivolti al patron del club toscano sono apparsi in alcune pagine Facebook del tifo labronico.
Il finanziere brasiliano ha quindi deciso di sporgere denuncia a carico di ignoti. Denuncia che è stata presa in carico dalla procura di Livorno, che dovrà provvedere al riconoscimento dei responsabili. Sul triste episodio il presidente amaranto non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
Gli insulti antisionisti via social ricevuti dal presidente del club secondo in classifica nel girone E di Serie D sono solo l’ultimo episodio dei tanti legati al conflitto in medio oriente. Una guerra che sta dividendo il nostro paese da un punto di vista ideologico. I tifosi del Livorno, che da sempre sono vicini alla causa palestinese, si sono schierati contro il governo israeliano. Già infatti a partire dalla sfida di Borgo a Mozzano contro il Ghiviborgo, la prima dopo l’inizio del conflitto, gli esponenti del tifo organizzato labronico avevano esposto la bandiera palestinese.
In quell’occasione il presidente Esciua intervenne. Prima chiedendo il ritiro della bandiera e poi chiedendo di tenere fuori la politica dal calcio giocato. “Ci sono rimasto male, mi è sembrato indelicato. Ma in generale sono per tenere fuori la politica, è un fatto divisivo. Se avessero esposto la bandiera di Israele non avrei gradito lo stesso, meglio quella della pace”. Dell’episodio aveva parlato, in un’intervista al Tirreno, anche il Direttore Generale del Livorno Vittorio Mossieri, tra l’altro capo della comunità ebraica della città toscana. “Il vero problema, comunque, è Hamas, non la Palestina e tantomeno il popolo palestinese“.
Infine, prima degli insulti social di questi ultimi giorni, il 15 ottobre nella gara contro il TAU Calcio i tifosi amaranto avevano esposto all'”Armando Picchi” uno striscione con su scritto: “In guerra nessun civile dovrebbe morire né per mano di un ‘terrorista’ né di un ‘esercito regolare“.