Livorno, Protti a SerieD24 Talk: “Voglio lottare fino alla fine. Sacchi mi disse che non sarei mai arrivato in A”
Torna “SerieD24 Talk”, la nuova trasmissione a cura della redazione di SerieD24. Ospite della settima puntata Igor Protti, icona del Livorno e attualmente direttore generale del club amaranto. Curiosità sulla squadra del girone E di Serie D, aneddoti e analisi sul campionato i temi principali dell’intervista. Inoltre, sarà anche possibile interagire con Protti, rivolgendo le domande al diretto interessato. Tutto ciò, a partire dalle ore 15.00 sulla pagina Facebook di SerieD24. A condurre la diretta Fabrizio Caianiello e Jacopo Morelli.
Un’intervista ricca di spunti e di esclusive. Igor Protti così come in campo anche ai microfoni è difficile da prevedere. Tanti i temi trattati: dalla sua leggendaria carriera fino alle ambizioni di questo Livorno. Nel mezzo anche un aneddoto particolare. Ecco la nostra intervista esclusiva al direttore generale degli amaranto.
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Livorno, le parole di Igor Protti a SerieD24 Talk
Ultima curiosità: il più forte con cui abbia mai giocato
“Sicuramente Roberto Mancini. Aveva 4 occhi, due avanti e due dietro”.
Su Esposito ed il futuro del Livorno
“L’obiettivo con Esposito è quello di cambiare la mentalità. Ci serve continuità sia all’interno della partita che nel campionato. Dobbiamo metterlo nelle condizioni migliori per fare il meglio. A volte poi è come il cane che si morde la coda. Perché la continuità arriva con l’entusiasmo e l’entusiasmo se ci sono i risultati. Noi dobbiamo però arrivare a fine campionato avendo fatto il massimo senza alcun rimorso“.
Sull’episodio di Collacchioni
“In quell’episodio l’atteggiamento dei calciatori è stato perfettamente coerente con il mio modo di pensare. Mai trovare alibi. Di solito ci si appella alla sfortuna, agli arbitri, al campo. Siccome i nostri calciatori sono uomini si sono assunti le loro responsabilità. E’ stato un gesto forte e rischioso da parte loro. Poi, dopo gli ultimi risultati abbiamo comunque deciso di cambiare. Ma lui (Collacchioni) è un allenatore giovane, preparato e con una grande carriera davanti“.
Su Vantaggiato e sul mercato
“Su Vantaggiato voglio parlare da tifoso e amico. A Livorno ha dato tantissimo. Ci ha fatto vincere il campionato dalla C alla B nel 2018. Se andrà via, da parte mia avrà sempre tutta la stima e l’affetto possibile. E’ un ragazzo in gamba e me lo porto nel cuore. Vantaggiato ha senso di appartenenza e questo ti fa dare qualcosa di più. Indossare la maglia di una squadra sentendo la responsabilità ha un sapore particolare. E’ diverso dall’indossare una maglia come se si fosse in spiaggia; cambiandone prima una poi un’altra. Però se dovesse però andare via noi dobbiamo cercare un attaccante importante. Abbiamo, soprattutto davanti, tante defezioni che per una squadra che vuole andare avanti non possono essere supportate. Io comunque ci credo ancora e quindi lavoreremo in questa direzione“.
Sul possibile rientro di Lucarelli
“Cristiano è sempre nei nostri pensieri e noi, da quello che vediamo, nei suoi. Sta facendo una grande carriera da allenatore. Ora purtroppo avremmo più tempo per vederlo e di questo, da un lato, mi dispiace parecchio perchè secondo me è un grandissimo allenatore“
Sul vecchio campionato di Serie A
“Non voglio essere tacciato come il nostalgico di turno. Prima però è palese che ci fossero tanti attaccanti di grandissimo livello. Io sono stato capocannoniere in Serie A senza mai essere convocato in nazionale. Ma non riguarda solo i grandi attaccanti ma anche le squadre di club. I trofei internazionali spesso erano a casa nostra e i più grandi calciatori volevano venire da noi. Ora è un momento più difficile e complicato. Probabilmente paghiamo delle politiche giovanili sbagliate oltre che ad un’illimitata apertura verso gli stranieri. Forse sarebbe meglio ogni tanto far giocare i nostri ragazzi. Solo se meritano ovviamente. Io ad esempio sono contrario alla regola per cui devono giocare per forza i ragazzi. Si rischia di far credere a qualcuno che possa fare il calciatore anche se poi non sarà così. Se però qualcuno merita deve avere la possibilità“.
Sul suo possibile passaggio all’Inter
“Avevo trovato l’accordo con l’Inter. Ma per poterlo chiudere c’era bisogno che fosse chiusa l’uscita di Zamorano che non si è concretizzata“.
Sul crederci sempre, fino alla fine. L’aneddoto su Arrigo Sacchi
“Abbiamo le idee chiare. Non ci saranno tanti cambiamenti. Fermo restando che bisogna considerare la volontà dei giocatori. Noi comunque ci siamo fatti un’idea su ciò che ha funzionato e ciò che non è invece andato come pensavamo. Io ho un solo obiettivo, che non è solo vincere (quello piace a tutti), ma è quello di lottare fino alla fine. Tutta la mia carriera è stata caratterizzata da questa forte volontà. Quando dopo i 3 anni di Bari ero senza contratto mi è stato chiesto di andare comunque in ritiro. Io senza dire nulla andai. Il presidente Matarrese poi mi chiamò e mi fece firmare un contratto in bianco. Lo feci e divenni, quell’anno, capocannoniere in Serie A. Quando ero a Rimini, ad esempio, Arrigo Sacchi mi disse che non avrei mai potuto fare oltre la Serie C. Poi sono stato capocannoniere in Serie A. In quel momento, forse, aveva ragione perchè non ero pronto. Poi non ho mai smesso di lavorare e di crederci e alla fine ho raggiunto grandi obiettivi“.
Sulla partita con il Tau
“Per quanto espresso il campo avremmo meritato qualcosa di più. Però in questo sport bisogna buttare la palla dentro la rete. Noi non l’abbiamo fatto e abbiamo pagato. E’ dall’inizio dell’anno che tutti parlano del dualismo Arezzo e Livorno, poi alla fine in cima c’è la Pianese. Il Poggibonsi, che è un bruttissimo cliente, è ancora lì dopo lo scorso anno. Lo vediamo tutti, anche ai mondiali. Oggi le partite che riservano sorprese sono all’ordine del giorno. Questo quindi ci insegna che, soprattutto oggi, il nome non basta. C’è sempre più equilibrio e per fare risultati bisogna veramente sudare“.
Sul suo ruolo da dirigente
“Livorno per me è una città speciale. Sono arrivato qua che ero bambino. Ho lasciato il Livorno in Serie A partendo dalla C. Sono stato anche dirigente nell’anno della B più avanti. Poi, quando ho visto ciò che era accaduto alla squadra ho pensato che gli amici si vedono nel momento del bisogno. E’ stata la prima volta per me nel mondo dilettantistico ma mi sono messo in gioco. Per quanto riguarda il cambio di ruolo so benissimo qual’è il mio obiettivo, non cambia molto. Voglio trasmettere il fatto di dare tutto oltre al senso di appartenenza alla piazza“.
La carriera da giocatore leggendaria
“Si è vero. Sono stato l’unico insieme ad Hubner a diventare capocannoniere in tutti i campionati professionistici. E’ una bella soddisfazione. Ho avuto in questi anni, in cui sono stato dirigente, tanta voglia di mettermi le scarpe ai piedi e scendere in campo. Però purtroppo, o per fortuna il tempo passa, e tocca ai nostri ragazzi“.