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Dal metodo Indiani alla qualità sul campo: il Livorno è tornato a sognare

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Il Livorno sta rinascendo. Dal lungomare alla città l’entusiasmo nato dai risultati della squadra guidata da Paolo Indiani è riuscito a scacciare anche la scaramanzia. D’altronde i numeri parlano chiaro: migliore attacco del girone E e prima posizione consolidata con il Siena a cinque punti di distanza. Insomma, dopo anni passati in alto mare, gli amaranto guardano con fiducia verso il futuro.

Dal metodo Indiani alla qualità sul campo: i punti di forza del Livorno

Quello che è sceso in campo nelle prime nove giornate del girone E di Serie D è un Livorno formato spettacolo che segna e diverte. Non importano le condizioni del terreno di gioco o l’avversario che si presenta dall’altra parte del centrocampo. Dieci reti collezionate nelle ultime tre partite, senza considerare il 5-2 in rimonta messo in bacheca nel derby contro il Grosseto. Certo, qualcosa da sistemare in difesa c’è. Le reti subite sono troppe e soprattutto nascono su disattenzioni troppo superficiali per una squadra che intende vincere il campionato. Ma fuori dal Picchi i tifosi non si fanno tanti problemi e la filosofia è chiara: “Basta fare più gol degli avversari, poi va bene tutto”. L’attacco è la miglior difesa.

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Entusiasmo, dicevamo. E chi è riuscito a creare la scintilla per riaccendere un ottimismo che sembrava perso è senza dubbio Paolo Indiani. Poche parole, tanto lavoro, innumerevoli bottigliette d’acqua scagliate contro la panchina quando in campo il Livorno dà la minima impressione di diminuire i giri. Settant’anni festeggiati lo scorso luglio e una capacità schietta di adattarsi alle qualità dei propri giocatori. Dal rapporto con i più giovani a quello con le colonne dello spogliatoio. Così, è nato un Livorno che si perde nella cura del dettaglio, pensa partita per partita e quando c’è da affondare lo fa improvvisamente, con qualità e ritmo. Senza troppi indugi. Un po’ come l’accento di Certaldo di Paolo Indiani.

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Le note positive nello spogliatoio non mancano, anche se fuori dal campo il rapporto tra tifoseria e società resta rovente. Le due parti sono molto distanti e non sembrano trovare un compromesso. La curva amaranto però continua a far sentire il proprio supporto ai giocatori ponendo la maglia davanti a incomprensioni e ideali differenti. La squadra ha portato sopra l’Armando Picchi una nuova ventata di entusiasmo. Qualcuno dagli spalti prova anche a rispolverare i successi passati paragonando i giocatori di Indiani ai nomi che hanno fatto la storia amaranto. Un esempio? Riccardo Capparella, perno nella trequarti della rosa, per alcuni richiama il gioco di Luca Siligardi. Calzettone abbassato, capello corto e un sinistro telecomandato. Con Federico Dionisi e Andrea Luci, volti che nel 2013 conquistarono la Serie A, la piazza crede nella vittoria. Quella però è un’altra storia. E il Livorno è tornato a sognare.