Luigi Panarelli è pronto a tornare su una panchina del calcio italiano. Dopo l’ultima esperienza con la Fidelis Andria, l’ex Napoli e Torino è pronto a rimettersi in gioco. Noi di seried24.com lo abbiamo intervistato e, oltre alle sua future ambizioni, abbiamo anche trattato quello che è stato il suo passato da calciatore.
“E’ iniziato tutto nella stagione 93/94 con l’esordio a Taranto in Serie D. Di qui poi, ho girato un po’ tutta Italia” dichiara Panarelli. Il roccioso difensore, nel corso della sua lunga carriera, può vantare di esser cresciuto calcisticamente con giocatori del calibro di Giuseppe Taglialatela, Igor Protti, Fabio Pecchia e Massimiliano Allegri: “Sono tutte persone che mi hanno dato tanto. In quel periodo (a Napoli, ndr) ero all’inizio della mia carriera, ero molto giovane e vivace. Nonostante ciò però, ho sempre avuto un rapporto di rispetto con i più grandi. Io venivo dalle serie minori e a Napoli mi sono ritrovato catapultato in quella che era una rosa da Serie A. Ero abituato a vederli in figurine questi giocatori. Una volta lì invece, mi allenavo e condividevo uno spogliatoio con loro”.
Tra le tante esperienze vissute da Panarelli, da menzionare quella con il Torino. Quando nel ’99 arriva a vestire i colori granata, il classe ’76 si ritrova in spogliatoio Fabio Quagliarella ed Emanuele Calaiò, due ragazzi cresciuti nella Primavera granata e promossi in prima squadra: “Quagliarella è stato con me anche alla Florentia Viola nell’anno della rinascita, quando abbiamo vinto il campionato. Fabio ed Emanuele venivano entrambi dalla Primavera. Erano due ragazzi umili e volenterosi di poter esplodere nel mondo del calcio. Se devo dire la verità, sia Quagliarella che Calaiò si sono poi imposti nel calcio che conta e hanno quindi confermato le premesse iniziali”.
“Il mio esordio in Serie A? L’ho fatto in un Bologna-Napoli del ’97, a Bologna. Nel mio secondo anno di Napoli feci 17 partite poi mi feci male alla caviglia. Era un Napoli che voleva puntare molto sui giovani e io ero uno tra questi. Per rivivere invece uno dei ricordi più belli che ho del San Paolo, dobbiamo spostarci all’anno precedente”.
Panarelli ci racconta infatti della semifinale di Coppa Italia Napoli-Inter davanti ad un San Paolo ‘tutto esaurito’: “Per quella semifinale lo stadio era gremito di persone, era immenso. Qualunque giocatore abbia giocato in quello stadio, sia da giocatore del Napoli che da avversario, sa bene che la tifoseria è un qualcosa di incredibile. Una tifoseria quella napoletana che ricordo con tanto affetto e tanto orgoglio”.
Prima di passare alla sua nuova vita da allenatore, con Panarelli ci fermiamo ad analizzare quelle che sono per lui le differenze tra il calcio odierno e quello del ‘passato’: “Nei miei anni, per stare in una rosa di Serie A,B o C, dovevi essere uno che si imponeva. Non c’erano regole come ci sono oggi in Serie C o in D con la questione ‘under’ e minutaggi. Io sono del parere che il calcio, essendo un mestiere, non possa essere praticato da tutti ad alti livelli”.
“Secondo me è anche per questo che è diminuita la qualità del gioco in Italia. Se torniamo agli anni ’80 e ‘90, il nostro era il campionato più bello del mondo. Un campionato che attirava tanti campioni da più parti. Oggi ci sono la Premier League e la Liga Spagnola che sono di livello superiore rispetto al nostro. Non parlo di nazionale ma di campionato in sé”.
Sono tanti i personaggi con cui Panarelli ha condiviso lo spogliatoio nel corso della sua carriera. Con alcuni di loro è ancora in contatto: “In passato il Napoli aveva organizzato una vacanza ad Ischia. Ci siamo incontrati con Protti, Taglialatela, Luca Altomare e Francesco Baldini, oggi allenatore del Vicenza. Ho giocato con tanti calciatori e ciò mi rede orgoglioso. Mi fa molto piacere vedere ad esempio Taglialatela che si diletta a fare il Presidente, o anche Protti a fare il Direttore Generale a Livorno”.
“Ho avuto poi tanti allenatori: Mazzone, Olivieri, Mondonico; ma anche Simoni, Colombo e Simonelli. Ne sto dimenticando qualcuno ma in generale tutti mi hanno dato tanto, anche per quanto riguarda il mio nuovo ruolo da allenatore e non solo a livello umano. Per quanto riguarda la panchina però, io penso che sia necessario crearsi un ‘proprio ideale’ e non fare un ‘copia e incolla’ dagli altri. Per come la vedo io, il ‘copia e incolla’ non funziona in questo mestiere”.
Chiudiamo poi la parentesi giocatore con un curioso aneddoto che vede protagonista lui, il Cosenza e Gianni Di Marzio: “Quando ricoprì il ruolo di Direttore Sportivo del Cosenza – dichiara Panarelli – Gianni Di Marzio mi volle con sé, mi volle nel suo Cosenza. Poi però andai a Napoli. L’interesse nacque quando io militai nel Taranto in Serie C2, nella stagione 96/97”.
Passiamo invece adesso a trattare la sua ‘nuova’ vita in veste da allenatore. Dove tutto è iniziato: “E’ partito tutto ad Altamura nel 2016. Ero a fine carriera e il Presidente mi chiese di allenare la squadra. In quell’anno c’era l’Eccellenza Unica pugliese che, nulla togliere alle altre regioni, era davvero la più difficile. Basti vedere anche oggi il Girone H di Serie D, un girone ‘terribile’, definito da tutti come il più difficile e competitivo. Un girone composto da nobili decadute, ma anche da squadre pugliesi e campane davvero molto forti”.
“Tornando all’ Altamura però, dopo un anno riuscimmo a vincere il campionato nazionale e riportammo la squadra in Serie D dopo vent’anni. Successivamente poi, complice anche il cambio societario, fui sollevato dall’incarico”.
Nel 2018 Luigi Panarelli torna nella sua Taranto, questa volta però in veste di allenatore: “A Taranto abbiamo fatto 71 punti, fu un campionato spettacolare”. Nel maggio del 2019 poi, dopo la sconfitta con l’Audace Cerignola in finale play-off, viene esonerato. Passano appena pochi mesi però che, nell’ottobre dello stesso anno, viene richiamato dai rossoblù: “Sono stato fermo per un paio di mesi e, all’ottava giornata di campionato, il Taranto mi ha richiamato. Dopo poco meno di venti partite purtroppo scoppiò il Covid e ci fu lo stop dei campionati”. La stagione 19/20 fu infatti interrotta a causa della pandemia da Covid-19.
Nell’estate del 2020 arriva la chiamata della Fidelis Andra: “Dopo la mia seconda esperienza a Taranto sono andato all’Andria e in quella stagione abbiamo chiuso con un terzo posto in classifica e una finale playoff”.
Un allenatore bravo, davvero in gamba, che nel corso della sua carriera riesce a togliersi diverse soddisfazioni. L’ultima sua esperienza in panchina risale alla passata stagione: “L’anno scorso poi, sempre con la Fidelis Andria, siamo stati ripescasti in Serie C l’11 di agosto per poi disputare la prima uscita ufficiale, in Coppa Italia contro il Bari, il 21 dello stesso mese. Abbiamo vinto quella partita al San Nicola e forse è proprio lì che ci siamo illusi tutti quanti. Non c’è stato il tempo materiale per poter operare e difatti, siamo andati in ritiro con soli sette giocatori”. Una situazione difficile da gestire per chiunque. Vista anche la mancanza di uomini infatti, Luigi Panarelli non ha avuto modo di operare al meglio.
Situazione che poi non è stata agevolata dal calendario, anzi: “A inizio stagione abbiamo avuto un calendario particolare in cui abbiamo incontrato: Juve Stabia, Catania, Catanzaro, Foggia e Virtus Francavilla. Tutte squadre che a fine stagione sono arrivate nelle zone nobili della classifica”. A inizio ottobre poi, arriva l’esonero. “Il 10 ottobre sono stato esonerato ma ci sta, fa parte del mestiere. Al di là di tutto, auguro davvero le migliori fortune alla società. Così come le auguro ai tifosi e alla città tutta, se le meritano. Oltre a loro, auguro ogni bene anche a Mirko Cudini, adesso allenatore e mio ex compagno al Torino. Auguro sia a lui che al Direttore Sandro Federico di fare una stagione importante”.
Un allenatore molto competente che riesce a trasmettere le sue idee di gioco alla squadra: “A chi mi ispiro? Ho avuto la fortuna di essere allenato da tanti allenatori bravi – dichiara l’ex difensore – Oggi come oggi però, a me piace molto Vincenzo Italiano (attuale allenatore della Fiorentina, ndr) per la sua grinta. La sua squadra si identifica nel carattere dell’allenatore. Poi con Vincenzo abbiamo fatto l’under 20 di Serie C. Mi piace anche Alessio Dionisi (attuale allenatore Sassuolo, ndr), con cui tra l’altro ho fatto il corso di UEFA A insieme. Quindi ecco, loro sono due allenatori che osservo con più curiosità”.
“Mi piace anche Massimiliano Alvini (attuale allenatore della Cremonese, ndr) per come interpreta le gare. Infine un altro che ho sempre seguito è Roberto De Zerbi (ex allenatore di Sassuolo e Shakhtar Donetsk, attualmente senza squadra, ndr) perché, anche se personalmente non guardo troppo l’aspetto tattico, lui è un allenatore che è passato con facilità dal 4-3-3 al 4-2-3-1. E’ un uomo con tanti principi, si aggiorna costantemente”.
La stagione calcistica 22/23 è ufficialmente partita e Luigi Panarelli è pronto a tornare in panchina: “Ora aspetto una chiamata per consolidarmi in Serie C. E’ chiaro che io vorrei ripartire da dove ho lasciato. Ho fatto due finali di Serie D, poi sono sbarcato in Serie C. Se i risultati non vengono è giusto che l’allenatore vada via, così come succedeva quando giocavo io: era l’allenatore a doversene andare. Però ecco, vorrei ripartire dalla Serie C perché me la sono conquistata”.
“Poi però, se c’è un progetto serio che mi porta a fare un passo indietro, per poterne fare poi due avanti, ho l’umiltà di poter riiniziare tutto da capo. Se una squadra di Serie D con una società solida, che ha ambizione come ce l’ho io, mi dovesse chiamare, non avrei problemi a fare un passo indietro per poterne poi fare due avanti, per poter riprendermi una categoria che, ad oggi, mi sono meritato”.
A cura di Davide Balestra