Maccarone, dall’entusiasmo ai fischi: i suoi 2 mesi sulla panchina del Piacenza

È finita dopo neanche 5 mesi dal suo annuncio l’avventura di Massimo Maccarone sulla panchina del Piacenza. Fatale per l’ex attaccante è stata la caduta esterna col Legnano, terza sconfitta consecutiva che ha convinto la società biancorossa a cambiare guida tecnica. Per una società che vuole a tutti i costi la promozione e il ritorno immediato in Serie C non possono essere abbastanza 16 punti in 11 partite. Le otto lunghezze dal primo posto sono un divario tutt’altro che incolmabile, ma il Piacenza di Maccarone non ha dato nessun segnale di reazione. Quello che doveva essere un anno di rinascita risente ancora dell’onda lunga della brutta retrocessione della stagione scorsa.

Maccarone e il Piacenza, un entusiasmo spazzato via in fretta

Nella sua conferenza stampa di presentazione la parola d’ordine era stata “entusiasmo”. Un entusiasmo che era assolutamente necessario dopo una stagione in cui il Piacenza ha potuto sorridere pochissime volte. Un nuovo corso di cui Maccarone, insieme al ds Sestu, doveva essere volto. Un allenatore giovane e con un’idea di calcio propositiva, reduce da un’unica esperienza da titolare della panchina col Ghiviborgo. Quello che cercava dalla piazza emiliana, l’entusiasmo, inizialmente lo ha trovato subito, nonostante un precampionato in realtà povero di risultati. Le vittorie alle prime due di campionato contro Virtus CiseranoBergamo e Villa Valle avevano portato una ventata d’aria positiva a Piacenza. Speranze di una stagione da dominatori assoluti del girone B spazzate via presto però dalla sconfitta con la Folgore Caratese. È stato quello il primo momento in cui sono emersi tutti i limiti della squadra biancorossa, che vanta giocatori del calibro di Silva, Corradi e D’Agostino, ma che troppo spesso sembra spenta, priva di idee.

La stessa storia si ripete in casa contro la Casatese, con una sconfitta per 3-1 che per la prima volta vale i fischi del pubblico di casa. Sembra solo un momento di difficoltà iniziale, cui seguono 4 risultati utili consecutivi, con 3 vittorie e un pareggio. L’ultima partita di questo filotto è la vittoria nello scontro diretto con l’Arconatese, che porta il Piacenza a un punto dalla vetta della classifica. Proprio in quel momento il meccanismo si rompe nuovamente, ma questa volta Maccarone non riuscirà più ad aggiustarlo. Arrivano tre sconfitte consecutive, con Club Milano, Pro Palazzolo e Legnano. Anche le prestazioni lasciano a desiderare e alla fine l’allenatore paga con l’esonero. La sconfitta col Legnano, che era ultimo in classifica e reduce da una serie 5 sconfitte, non poteva che segnare la fine della sua esperienza.

Questione di tempo

Il Piacenza cercava una svolta, Maccarone sembrava l’uomo giusto per portarla, ma le condizioni non sono state delle migliori per lavorare con tranquillità. In primis, il Piacenza ha dovuto aspettare fino al 29 agosto per conoscere con sicurezza il suo destino, che era al bivio tra il ripescaggio in Serie C e l’iscrizione alla Serie D. Inevitabilmente, sia il mercato che la preparazione dei biancorossi sono state caratterizzate da un clima di totale incertezza. Poi c’è la piazza, una piazza esigente, che lo ha supportato nei momenti positivi e lo ha fischiato in quelli più difficili.

Proprio nel momento dei fischi la squadra di Maccarone non è stata capace di reagire. Incapacità di reazione dimostrata anche da un dato impietoso: su 6 situazioni di svantaggio iniziale, solo una volta il Piacenza è riuscito a ribaltarla, mentre nelle altre 5 è sempre uscito sconfitto. Cinque sconfitte stagionali che sono troppe per una società con le ambizioni del Piacenza. Il socio Marco gatti, dopo la sconfitta con la Pro Palazzolo, aveva definito “assurdo” parlare di esonero in quel momento, soli 3 giorni dopo quest’esonero è però arrivato. Per questo, infine, ciò che è mancato a Maccarone è stato proprio il tempo. Forse meritava di essere aspettato, ma si è ritrovato in uno di quei contesti in cui di tempo per aspettare non ce n’è per nessuno.

Un giudizio sempre legato ai risultati

Al netto delle ultime tre sconfitte, nelle quali anche le prestazioni sono state tutt’altro che positive, sarebbe ingeneroso affossare completamente il lavoro di Maccarone. Le partite vinte sono sempre state ottenute in maniera convincente, facendo intravedere il lavoro fatto sulla costruzione e sull’attacco della profondità. Piuttosto quindi, sono mancate quelle vittorie che potremmo definire sporche, che devono arrivare anche in quelle partite difficili dal punto di vista del gioco. La società biancorossa ha però dovuto guardare ai risultati come principale strumento di valutazione e, quindi, proprio per questo di tempo a Maccarone non è stato concesso più di tanto.

Gli infortuni di Moro, Corradi, Kernezo e Bachini sono arrivati praticamente tutti insieme e non hanno aiutato, ma non hanno cambiato il giudizio della società. Finisce così questo matrimonio, mai sbocciato fino in fondo. Le due parti però avevano esigenze diverse: quella di vincere subito per il Piacenza, quella di Pazienza per Maccarone per adattare la squadra alle sue idee e formare anche sé stesso. Ora il Piacenza ripartirà con Rossini in panchina già dalla partita contro il Crema. Per “Big mac” invece si chiude questa pagina fatta di alti e bassi, in attesa di una nuova opportunità.

A cura di Simone Solenghi

Published by
Redazione