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Manolo Manoni, la ricerca della serenità: “Voglio un ambiente sano dove poter lavorare”

L’intervista di SerieD24.com all’allenatore Manolo Manoni

La voce di Manolo Manoni è di quelle squillanti, di quelle simpatiche, quasi come a voler sorridere alla speranza, un emblema della positività.

Ciò si riflette nella sua mentalità, fatta di sacrificio, di lavoro e di coraggio. L’aura dell’ex allenatore di Samb, Pistoiese e Fano, è di quelle contagiose, che “bucano” il telefono.

Un personaggio positivo, alla ricerca di una propria zona di comfort, termine che calcisticamente così si potrebbe declinare. Una panchina sulla quale sedere, e sulla quale “poter lavorare serenamente”.

Negli ultimi anni Manoni è stato “traghettatore” di piazze tutt’altro che serene. Il cuore disse Sambenedettese, quando i rossoblù erano vicini al fallimento. L’opportunità fu Pistoia, mai sbocciata. L’ultima chiamata Fano, con finale altrettanto doloroso. L’allenatore si racconta così ai microfoni di SerieD24, analizzando i suoi metodi e il suo periodo da allenatore.

“Guardo tante partite, studio tanti giocatori”

Stare fermi per un allenatore può essere fatale. Quello del tecnico è un ruolo che necessita costante aggiornamento, che sia dietro una scrivania o semplicemente dal divano di casa. “Sto studiando, voglio farmi trovare pronto. Il fine settimana è tutto dedicato alle partite. – dichiara Manolo Manoni. – Tra sabato, domenica e lunedì riesco a vedere molte gare, soprattutto in Serie C e D, dato che ce ne sono parecchie in zona.”

C’è chi quindi come Manoni questo pallone che rotola vuole sentirlo sulla pelle, presenziando personalmente sui campi, prendendo appunti, studiando: “Dedico del tempo anche a libri e ricerche sui giocatori, magari mi capita di trovare qualche giovane interessante che potrebbe essere utile in futuro. Lo scouting è una parte fondamentale del nostro lavoro”

Le esperienze di Manoni, dagli inizi al sogno Samb

Da dove si inizia? Per Manoni la primissima panchina fu quella del Grottammare, fino a toccare l’apice del suo lato emozionale, la panchina rossoblù: “Inizio dall’Eccellenza con il Grottammare, dove ho imparato molto in un ambiente familiare e sano. Ma sono stato anche in piazze con maggior pressione, come San Benedetto. Là ho potuto confrontarmi con il calore di una tifoseria appassionata, un’esperienza emozionante.”

La sua esperienza alla Sambenedettese è stata altrettanto impegnativa, con un salvataggio in extremis nonostante un ambiente problematico. “Arrivai in una situazione drammatica, tanto che una parte della città ci chiedeva di non scendere in campo. Ci allenavamo con la Digos, ma alla fine riuscimmo a salvarci nell’anno del centenario.”

Il futuro, fare dei sacrifici, allenare di nuovo: un calcio umano

Da buon animale da campo, l’odore del manto erboso manca e non poco al naso di Manoni, un allenatore che si dimostra pragmatico, determinato, ma soprattutto umano: “Per me, il calcio è fatto di relazioni. Un allenatore deve portare tutti dalla sua parte e trattare ogni giocatore allo stesso modo. La bravura dell’allenatore sta nel tenere coeso il gruppo, e questo non si impara sui libri, ma viene dalla natura delle persone.”

Coesione d’intenti, serenità, remare dalla stessa parte. Elementi spesso venuti meno nella breve seppur emozionante carriera di Manoni che afferma: “Voglio che la mia squadra abbia grande personalità. I miei giocatori devono essere convinti di ciò che fanno e devono sapere quando attaccare e quando difendersi. È fondamentale che ci sia una comunione di intenti, solo così si raggiungono gli obiettivi.”

Allenare in corsa poi, ha delle modalità parecchio differenti rispetto ad iniziare in piena estate. Devi avere un taglio diverso, saper incidere immediatamente, sapere come farlo: Ho fatto tanti sacrifici per arrivare dove sono e non vedo l’ora di tornare ad allenare. Sono pronto a rimettermi in gioco, in qualsiasi girone. Allenare non è mai facile, soprattutto quando si entra a campionato in corso, ma sono convinto che con il giusto entusiasmo si possa fare bene.”

Un allenatore in cerca di serenità, di sfide, di gruppi d’uomini. Un allenatore in cerca di respiro, quello di campo: “Mi auguro di avere ancora una lunga carriera. Il calcio è la mia passione, e anche se a volte ci sono difficoltà, non vedo l’ora di tornare in campo.”