Mihajlovic e Catania, un rapporto oltre il calcio
Solo sei mesi, ma densi di emozioni. Sinisa Mihajlovic aveva trovato a Catania la sua isola felice, un posto che gli ha regalato tutto in poco tempo: gioie in campo, risultati, ma soprattutto l’affetto di tutti i tifosi. Sinisa era diventato un figlio di Catania, innamorato di quel mare cristallino di Cannizzaro che guardava al mattino quando apriva le finestre della sua stanza di hotel. “Ogni mattina c’erano i pescatori che mi chiedevano cosa volessi mangiare – raccontò Mihajlovic tanti anni dopo – loro andavano a pescare in cambio di magliette o biglietti, portavano il pescato allo chef che cucinava appositamente”.
La scintilla tra Catania e Mihajlovic
Per far scattare la scintilla tra Mihajlovic e Catania bastò poco tempo. Era dicembre 2009 quando l’allenatore serbo subentrò a Gianluca Atzori, esonerato dal presidente Pulvirenti dopo il ko per 3-2 in casa del Siena. I rossazzurri navigavano in acque agitate, ultimi in Serie A con solo 9 punti. Nonostante Mihajlovic avesse alle spalle una sola esperienza da allenatore con il Bologna, la scelta del club si rivelò vincente: quello era il condottiero giusto per portare la nave in porto.
L’esordio fu negativo visto che il Catania perse 1-0 al Massimino contro il Livorno, ma sette giorni dopo quella stessa squadra riuscì a compiere un’impresa: vincere a Torino contro la Juventus, lì dove non conquistava i tre punti dal 1963. Finì 2-1: prima il vantaggio di Martinez su rigore, poi il pareggio di Salihamidzic per i bianconeri di Ciro Ferrara e, infine, a 3 minuti dal 90° minuto, il gol di Izco (al primo centro in Serie A) che finalizzò un contropiede perfetto, illuminato dal filtrante di Plasmati.
Sei mesi a suon di record
Quello fu il punto di partenza di un girone di ritorno indimenticabile, con trionfi altrettanto storici come quello di Torino. L’1-0 in casa della Lazio (lì il Catania non vinceva dal 1981), il 2-0 nel derby contro il Palermo, ma soprattutto la vittoria per 3-1 contro l’Inter del 12 marzo 2010. Non era una squadra qualunque, ma l’Inter di José Mourinho che da lì a poco vinse Serie A, Coppa Italia e Champions League. Un nuovo “clamoroso al Cibali”, quasi 50 anni dopo.
Quello fu il capolavoro di Mihajlovic e del Catania. Una squadra speciale che in campo mostrava tutta la grinta del suo condottiero, fatta di grandi giocatori. Era il Catania di Mascara, Biagianti, Spolli, Silvestre, Izco, del “pitu” Barrientos, del “malaka” Martinez e di Maxi Lopez, unico rinforzo del mercato invernale rossazzurro che siglò 11 reti. Dall’ultimo posto, con sei lunghezze di distacco dalla zona salvezza, al 13° posto con 45 punti, allora record di punti per il Catania in Serie A.
Mihajlovic e Catania: l’addio e un legame indissolubile
Mihajlovic raggiunse l’obiettivo portando la nave in porto, poi si congedò il 24 maggio 2010 con una lettera. Sinisa chiese scusa per la decisione, invitando i tifosi a capirlo. “Vorrei, ma non lo pretendo – scrisse – che tutti i tifosi rossazzurri si potessero mettere al mio posto e prendessero la decisione che ho preso io. Forse chiedo troppo. Però almeno scusatemi, so che questo lo farete, perchè ho conosciuto bene la grandezza del vostro cuore“.
Parole ancora oggi scalfite nei cuori dei catanesi che non hanno mai dimenticato Mihajlovic, incoraggiandolo a distanza quando ha iniziato la sua battaglia contro la malattia. “Per noi Sinisa vuol dire coraggio” scriveva il Catania sui social. Quel coraggio che lui ha trasmesso a tutti noi, uno degli insegnamenti più grandi di un uomo che ha lottato a testa alta la malattia che lo ha portato via troppo presto da questa terra.
Addio guerriero, non ti dimenticheremo mai
“Catania ti amerà ancora”, il comunicato del club rossazzurro
Il club rossazzurro ha voluto salutare attraverso un comunicato toccante il suo ex allenatore: “Siniša Mihajlović non è più con noi ma sarà sempre in noi. Lo ameremo ancora e ricorderemo il suo esempio di smisurato coraggio, profonda umanità, sano entusiasmo, puro amore per il calcio. Giunse a Catania nel dicembre 2009, a lui si chiedeva un’impresa: risollevare le sorti dell’ultima in classifica, della più seria candidata alla retrocessione. E fu “Miracolovic”: salvezza anticipata ed esaltanti vittorie, sul campo della Juventus e all’Olimpico contro la Lazio. E ancora il 12 marzo 2010 in rimonta sotto la pioggia contro l’Inter del Triplete e nel derby col Palermo. Il suo carisma era la prima forza di quel Catania”.
“Catania ti amerà ancora e noi ti ringrazieremo sempre per aver vissuto momenti epici. Il Catania SSD porge sincere condoglianze alla famiglia Mihajlović. La società rende noto di aver richiesto l’autorizzazione ad apporre il lutto al braccio sulle maglie dei calciatori della prima squadra e ad osservare un minuto di raccoglimento prima del fischio d’inizio di Catania-Trapani. Questo per ricordare un grande uomo e allenatore nello stadio in cui è stato protagonista“.
A cura di Giovanni Mazzola