Montecchio, Djuric: “La tripletta un’emozione unica, qui mi sono sentito un top player”
“E come lo spieghi ad uno che non ne ha mai fatta una, cosa vuol dire realizzare una tripletta?”, si chiede Marco Djuric, centrocampista del Montecchio Maggiore. Sì perché anche lui, prima di domenica non ne aveva mai realizzata una. Una gioia inedita e arrivata in una gara che ha regalato la salvezza diretta alla sua squadra. E che, anche per questo acquista un sapore ancora più speciale. “Alla seconda rete già non sapevo più come esultare, figuriamoci alla terza”, ammette ridendo, mentre nella sua testa avrà rivissuto per l’ennesima volta quei fantastici momenti. Tre gol che hanno reso felice un giocatore, una squadra, una famiglia e un’intera comunità. E come lo spieghi a chi non l’ha mai vissuto? L’ex Cesena prova a raccontarlo ai microfoni di SerieD24.com.
Montecchio, Djuric: “Non sapevo neanche più come esultare”
Marco Djuric, centrocampista ex Cesena, Ancona e Clodiense, di gol non ne ha mai fatti tantissimi, ma nel fondamentale spareggio salvezza del suo Montecchio, contro il Villafranca, ne ha trovati addirittura tre. Una gioia indimenticabile ma che, in un certo senso, lo ha messo anche in difficoltà: “Già al secondo gol non sapevo come esultare– ammette ridendo- figuriamoci al terzo. Mi sono buttato a terra perché non sapevo cosa fare“. E poi prosegue: “Parto dal presupposto che non mi è mai successo neanche di fare una doppietta e mai avrei pensato di poter fare tre gol in una partita. Ieri non so cosa avessi“.
Il gol però, nella famiglia Djuric, non è una cosa strana dato che il fratello ne ha segnati diversi, alcuni anche molto importanti. Infatti Marco è il fratello minore di Milan attaccante ex Parma e Salernitana ora al Verona. Anche lui però, che di triplette in carriera ne ha segnate abbstanza, è rimasto sorpreso quando ha ricevuto la notizia. “Milan giocava contro il Torino alle 12.30 e sapeva che io avevo il playout il pomeriggio. Quando a fine partita sul gruppo della famiglia i miei genitori hanno scritto che avevamo vinto e che avevo fatto tripletta lui non ci credeva. Mi continuava a chiedere se fossi serio. Alla fine ho dovuto mandargli il video della partita“.
Da Marco a Milan quando il calcio è di famiglia
Ma incredulità per la tripletta a parte, il rapporto tra i due è molto forte anche se poi vedersi spesso è difficile. “Io lo seguo sempre ogni partita che gioca, poi quest’anno giocando abbastanza vicini siamo riusciti a vederci più spesso. Sono anche andato a vederlo giocare contro l’Inter. Però quando stiamo insieme parliamo pochissimo di calcio. Abbiamo un bellissimo rapporto e ci sentiamo spessissimo“. Poi ammette, scherzando ovviamente, di essere stato il primo ad arrivare nel calcio che conta: “Quando eravamo più piccoli, Milan non pensava tanto al calcio. Era distratto da altre cose (ride ndr). Lui è arrivato a Cesena dopo di me perché giochicchiava ma non si rendeva ancora conto. Poi una volta arrivato anche lui a Cesena è esploso definitivamente e sappiamo tutti la carriera che ha fatto. Lui è uno che non molla mai, e anche quest’anno con il Verona è sempre stato positivo. Anche a Salerno l’anno scorso li davano per spacciati e poi sappiamo tutti cosa hanno fatto”.
Djuric: gli infortuni al ginocchio e la chiamata del Montecchio
Scherza e ride quando parla del playout vinto, del rapporto con il fratello o della sua tripletta ma diventa improvvisamente più serio quando ci parla della sua stagione. Perché lui, prima della chiamata del Montecchio aveva anche pensato di smettere. Colpa di quattro gravi infortuni alle ginocchia. “Lo scorso anno mi sono rotto il crociato per la quarta volta. A trent’anni ero in bilico e volevo capire se valesse la pena continuare. Il presidente del Montecchio mi ha cercato in un momento di grande difficoltà. Mi disse che ero un top player e che a lui non importava nulla degli infortuni e ancora prima di parlare della parte economica mi confidò che per loro sarebbe stato un onore avermi lì. Io avevo bisogno esattamente di questo. Avevo altre possibilità ma volevo sentirmi importante dopo un anno passato senza giocare”.
A Montecchio deve tanto e questo ha reso ancora più speciale il raggiungimento della salvezza. “Quest’anno avremmo meritato di più però purtroppo non contano solo i 20 giocatori in campo, ma in un anno ci sono tante altre fattori che possono influenzare una stagione. Noi però siamo un gran bel gruppo e questo ci ha permesso di rimanere su quel limbo tra playout e salvezza diretta. Credo che come squadra avremmo meritato di salvarci direttamente. Ai playout sapevamo di essere più forti e che se avessimo giocato come sapevamo non ci sarebbero stati problemi. Così è stato. Adesso posso finalmente dire di aver raggiunto l’obiettivo che per una società neopromossa come il Montecchio, al primo anno non era scontato. Siamo veramente contenti“. Anche queste sono emozioni difficile da spiegare.
A cura di Edoardo Gregori