L’ex Prisciandaro: “Con la Cremonese anni indelebili”
Bomber di razza, classe 1970, appartenente a un calcio che purtroppo non esiste più, quello della gavetta, dei campi di periferia e delle innumerevoli sudate compiute per arrivare tra i professionisti.
Questa è la storia di Gioacchino Prisciandaro, attaccante originario di Bari che nel corso della sua lunga carriera si è tolto qualche bella soddisfazione a livello realizzativo.
Tutto iniziò nel lontano 1990 in Serie C2 col Fasano, per poi proseguire sempre nella stessa categoria ma con le maglie di Pistoiese prima e Aosta dopo. Poi un lungo viaggio per quasi tutta l’Italia: da Avellino a Cava de’Tirreni, passando per Martina, Potenza, Terzigno, Rutigliano, Palazzolo, Barletta e anche Cremonese.
E’ proprio in quel di Cremona che Prisciandaro scrive pagine indelebili della sua storia e di quella del club lombardo: vinse due campionati segnando 18 gol in 29 presenze e giocò segnando 2 reti in Serie B nel 2005. Ma gli anni più produttivi sono arrivati nel 2003 (28 gol) e 2004 (18 centri).
L’esperienza con la Cremonese
Con la Cremonese sono stati anni indelebili, i migliori sotto numerosi punti di vista: “La mia esperienza con la Cremonese è stata bellissima avendo vinto due campionati dalla C2 alla Serie B. Sono molto legato alla città e ai tifosi”.
Il ricordo più bello
Tanti i gol realizzati, ma uno di questi resterà per sempre indelebile: “Il ricordo più bello è stato a Bolzano nella finale playoff dove ho segnato due gol e sono andato sotto il settore dove c’erano i tifosi che cantavano i cori e io facevo il maestro d’orchestra”.
L’aneddoto che nessuno si aspetta
Non è un aneddoto riguardante un gol, bensì un gesto verso un suo compagno di reparto: “Nel 2018 quando presero Ciofani andai sul Torrazzo di Cremona e gli diedi la maglia numero 9 dicendo di portare la squadra e la piazza in Serie A”.
Sulla promozione in Serie A
La Cremonese è ritornata in Serie A dopo ben 26 anni di attesa: “Sono felicissimo della promozione in Serie A perché i tifosi se lo meritano”.
Intervista a cura di Gerardo Guariglia