I fratelli Lucarelli, Cannavaro, Inzaghi, Filippini e…Rigoni. Luca centrocampista, così come Nicola. Classe ’90 ma con ancora tanta voglia di scendere in campo e battagliare in quel cerchio di centrocampo che gli ha regalato gioie, successi, dolori e soddisfazioni.
Da Schio all’Europa, con in mezzo la Serie A con Palermo e Chievo Verona. Poi il ritorno vicino casa, a Montecchio Maggiore, per calpestare i campi di Serie D: “C’è stata qualche difficoltà all’inizio, ma con l’arrivo di Cacciatore siamo riusciti ad esprimerci nel migliore dei modi. Stiamo facendo dei buoni risultati da quando è arrivato, ma la strada è ancora lunga. Nella squadra è scattato quel qualcosa in più“.
E tra fratelli come ci si trova? Di solito c’è un po’ sana competizione, ma non per Nicola Rigoni: “Ho iniziato ad appassionarmi al calcio verso i 6-7 anni grazie anche a mio fratello Luca che andavo spesso a vederlo giocare. Abbiamo un bel rapporto, ma in ambito calcistico ognuno ha fatto le proprie scelte. E’ stato anche un esempio su come approcciarsi al mondo del calcio dato che quando io ho iniziato lui era già tra i professionisti”.
In esclusiva ai nostri microfoni, Nicola Rigoni racconta la sua carriera partita da Vicenza: “Sono stati gli anni in cui ho iniziato ad approcciarmi al professionismo. Giocare per la squadra dove sei nato e cresciuto è stato un motivo di grande orgoglio. In questo momento il Vicenza è in difficoltà e sinceramente non me l’aspettavo vista la caratura della rosa. La classifica parla chiaro, dovranno passare per i playoff per giocarsi la promozione. Si prepareranno nel migliore dei modi sia dal punto di vista fisico che mentale visto che saranno la squadra da battere“.
A Palermo la Serie A e la prima e unica gioia europea: “A 19 anni sono arrivato in una squadra che era al top composta da calciatori nel pieno della maturità. Il mio rimpianto è quello di essere arrivato lì troppo giovane per quel contesto, ma è stata una grande esperienza dove ho iniziato a confrontarmi con calciatori di Serie A e ad assaporare l’Europa League. Ricordo ancora il gol contro lo Sparta Praga: c’è stato un calcio piazzato, palla respinta al limite dell’area e sono riuscito a concludere. Per un giovane come me segnare in Europa è stato meraviglioso”.
Capitolo Reggina per Nicola Rigoni: dalla situazione societaria di qualche mese fa alla programmazione per il professionismo: “La situazione l’ho seguita molto bene. Ci sono state tante problematiche, sono ripartiti in ritardo rispetto alle altre e con una nuova società. Ho visto anche che è tornato a giocare un mio ex compagno, Antonino Barillà. Negli ultimi dieci anni la piazza ha vissuto tanti momenti difficili, ma si sono sempre rialzati con entusiasmo e penso che succederà nuovamente. Nel giro di poco tempo, con la programmazione, torneranno tra i professionisti perché è una piazza con una storia importante e con dei tifosi sempre vicini alla squadra.”
A Cittadella si fa calcio in un certo modo ormai da anni, e questa filosofia porta spesso e volontari ottimi risultati: “Cittadella è stata una tappa importante della mia carriera, perché ci ho giocato per un anno e mezzo per poi proiettarmi verso la Serie A. Il ruolo più importante di questa società lo ricopre sicuramente il direttore Marchetti che è un valore aggiunto. Parlano i risultati e i calciatori che ha lanciato. E’ un profilo che secondo me meriterebbe altri palcoscenici, ma lui sa che per il Cittadella è una figura importantissima che lo fa lavorare come meglio crede. Spero che venga più attenzionato anche in categorie superiori“.
Nei cinque anni di Chievo Verona, Nicola Rigoni le ha praticamente viste di tutte: cambiamenti, problematiche e anche un giovanissimo Elia Caprile in rampa di lancio: “L’ultimo anno al Chievo Verona è stato quello del cambiamento perché la società voleva aprire un nuovo ciclo con calciatori giovani, ma purtroppo non è andata come si sperava. Pellissier era il nostro punto di riferimento per spogliatoio e società”.
Avevano fatto una programmazione diversa, ma non sempre le cose vanno bene e di conseguenza siamo retrocessi. Poi ci sono stati i problemi economici che hanno portato al fallimento. Mi è dispiaciuto tanto perché è stata una parentesi importante della mia carriera. Dopo la retrocessione col Chievo c’è stata la possibilità di firmare col Monza in C, un progetto ambizioso targato Galliani-Berlusconi che volevano raggiungere la Serie A.
Gol contro il Napoli? Ho rubato palla a Chiriches e a tu per tu con Reina non ho sbagliato. E’ stato il mio primo centro in Serie A, lo ricordo con più piacere. Caprile? Era giovanissimo, giocava con la Primavera e ogni tanto si allenava con la prima squadra. Già all’epoca s’intravedeva del potenziale, tant’è che stava con noi già a 16 anni”.