“Mio zio Javier è ancora un animale. Io numero 10 alla De Paul”: Nicolas Zanetti, nipote d’arte
La nostra intervista al nipote di Javier, fresco di trasferimento alla Cannobiese
Classe ’94, cresciuto tra le strade argentine con l’immancabile pallone tra le braccia anche grazie a zio Javier. Nicolas Zanetti, centrocampista appena acquistato dalla Cannobiese in Prima Categoria Piemonte, racconta il suo amore per il calcio: “Ce l’ho nel sangue, fa parte di me. Nella mia famiglia è sempre stato un ragione di vita, non solo perché sia per mio padre che per mio zio era un lavoro ma perché per noi argentini è una religione“.
La prima parola che ho pronunciato non è stata ne papà ne mamma, ma gol – ha proseguito Nicolas Zanetti -. In casa da solo contro il muro, per strada con le porte fatte da 4 sassi, a scuola durante la ricreazione con la palla di carta e infine nuovamente in casa contro il portone del garage. Era calcio 24 ore su 24. Questi sono stati i miei primi 8 anni di vita, dopodiché sono arrivato in Italia e le cose sono un po cambiate”.
Nicolas Zanetti: “Volevo fare il portiere come Nacho Gonzalez e Casillas”
L’idolo Messi era scontato, ma Nicolas prima di diventare calciatore aveva il sogno di svolazzare tra i pali: “Da piccolo volevo fare il portiere, quindi i miei idoli erano Nacho Gonzalez (che giocava con mio padre nel Racing) e Iker Casillas. Poi però ho iniziato a giocare fuori dai pali e il mio Idolo è diventato Riquelme. I miei amici del “barrio” mi hanno soprannominato “El Topo” (preso dalla sua famosa esultanza) perché dicevano che avevo il suo stile di gioco.
Leo (Messi) per noi è il migliore non solo dentro il campo ma soprattutto come persona. E’ un esempio per tutti, è stato criticato pesantemente per tantissimi anni per non aver vinto con la nazionale e nonostante tutto si è rialzato e ci ha provato fino a che ci è riuscito.
Al di sopra di Leo, però, ho un idolo che rimarrà per sempre il primo, mio fratello. Classe 1998 che attualmente gioca in Bulgaria. Nonostante sia più piccolo è un esempio per me, sono molto fiero di lui e lo stimo con tutto me stesso“.
Nicolas Zanetti: “Mio zio è un esempio per tutti”
Un anno dopo la sua nascita, Javier Zanetti venne acquistato dall’Inter di Massimo Moratti: “Non ricordo quel periodo visto che ero appena nato, ma cambiare paese quando sei giovane e adattarsi a una nuova cultura (nonostante sia molto simile alla nostra) non è facile. Quando si parla di calciatori, tante persone pensano solo ai soldi che si guadagnano, ma dietro ci sono tanti sacrifici e rinunce“.
E il mio padrino Javier (perché è più di uno zio e io lo chiamo così) ha dedicato completamente la sua vita al calcio. Sempre corretto, mai una parola fuori posto, una vera bandiera che al giorno d’oggi in un movimento calcistico e sociale totalmente basato sul business non esiste più. E’ un esempio per tutti, soprattutto per i bambini che sognano un giorno di poter diventare calciatori“.
“Io mio zio siamo simili. Alimentazione, allenamenti, stile di vita”
Il rapporto con zio Javier: “Ci siamo visti di recente a casa sua. Non abitiamo vicinissimi. Tra i vari impegni è difficile vedersi con costanza, ma appena c’è la possibilità ci incontriamo e passiamo ore seduti a bere il mate e parlare.
Abbiamo un carattere molto simile, l’ironia, lo stile di vita sano, la rigidità per l’alimentazione, la mentalità per gli allenamenti, mi rivedo in lui in tante cose e ogni volta che ci vediamo è sempre bello”.
“Non ho mai avuto bisogno di consigli a parole – ha proseguito Nicolas -. Mi bastava vedere quello che faceva, come si comportava, come si allenava, la cura e la mentalità che aveva dentro e soprattutto fuori dal campo. Il suo esempio è stato il più grande consiglio che mi ha dato. Io sono una persona che crede che le parole se non sono accompagnate dai fatti valgono zero e lui coi fatti mi ha dimostrato qual era il cammino da seguire“
“Durante il Mondiale pensavamo che la casa avesse preso fuoco”
Tanti aneddoti riguardanti Nicoals e Javier Zanetti, in particolare uno riguardante l’ultimo Mondiale: “Ne abbiamo tanti di aneddoti, ma uno dei più belli è stato in Russia durante il Mondiale dove pensavamo che la casa che avevamo affittato avesse preso fuoco. E’ lungo da raccontare, ma per fortuna ci siamo solo andati vicini. Era un falso allarme”.
“Lui era duttile, io sono un numero 10 alla De Paul”
Nicolas attaccante, Javier difensore. Quante sfide tra zio e nipote: “Lui era difensore ma potevi tranquillamente metterlo ovunque che avrebbe fatto il suo. Io invece sono un numero 10, ma mi adatto anche a centrocampo in un ruolo un po’ alla De Paul, con garra e cuore. Abbiamo giocato contro nel suo Training Camp a Malta e in altre occasioni, sia fisicamente che atleticamente è ancora un animale“.