Novara, Marchionni: “Baldini e Prandelli i miei mentori. Siamo una squadra ambiziosa”
Dai campi di Monterotondo alla Champions League. La storia di Marco Marchionni è l’ennesima testimonianza che nel calcio, e soprattutto nella vita, tutto è realizzabile attraverso sacrificio, lavoro e anche un pizzico di fortuna che non guasta mai. E’ proprio in terra romana che Marchionni viene scoperto dall’Empoli che lo acquista all’età di 16 anni. Il debutto, scherzo del destino, è proprio all’Olimpico di Roma nel gennaio del 1999, stagione che però vide i toscani retrocedere in Serie B. E’ proprio nel campionato cadetto che il giovane Marchionni inizia a far parlare di sé, anche grazie al lavoro di Silvio Baldini che lo trasforma da seconda punta a esterno d’attacco, collezionando 54 presenze e 7 reti. Dopo Empoli ci sarebbe Firenze, ma la Fiorentina, pur avendo sborsato la bellezza di 10 miliardi di lire, non può concretizzare l’acquisto per via della crisi economica della società. Passa di conseguenza al Parma di Renzo Ulivieri, ma non essendo una primissima scelta dell’allenatore, il club emiliano lo cede in prestito al Piacenza per avere più continuità. Ritorna a Parma, ma anche qui ci sono da fronteggiare diversi problemi societari per via del fallimento della Parmalat. Nonostante ciò, riesce a trovare continuità e a conquistare per la prima volta in carriera la convocazione in Nazionale. Sempre in quel di Parma, arriva la nomina di Baldini come allenatore, colui che lo ha praticamente lanciato e costruito. Nel 2005-06 è grande protagonista della salvezza del Parma, e ottiene anche la pre-convocazione in Nazionale in vista del Mondiale tedesco del 2006. Poi lo svincolo, e l’acquisto della Juventus in Serie B dove darà il suo contribuito per tre anni nonostante i numerosi infortuni. Poi la Fiorentina, finalmente quella Fiorentina che doveva già acquistarlo tempo fa. Nel 2009 l’affare viene concretizzato anche per favorire l’approdo di Felipe Melo a Torino. Anche qui qualche piccolo intoppo. Con Mihajlovic in panchina viene messo praticamente ai margini della rosa, mentre con Delio Rossi riesce ad essere reintegrato. In fase calante, ritorno a Parma dove veste anche la fascia da capitano, Latina in Serie B ed infine Carrarese. E’ proprio a Carrara che muove i primi passi da allenatore come vice, per poi approdare a Foggia e, oggi, al Novara in Serie D.
Si “riparte” da Novara, nuova avventura con tanta ambizione
“Ad accettare questo incarico mi ha spinto sicuramente la conoscenza del direttore e la possibilità di lavorare con una squadra blasonata come il Novara. Si son creati i presupposti per scegliere e cercare di riportare questa società tra i professionisti”.
Dopo 10 giornate, quarto posto con 19 punti, a -3 dalla capolista Chieri
“L’obiettivo è sicuramente la vittoria finale, quindi diciamo che il bilancio è positivo. Però si potrebbe fare molto di più. E’ vero che siamo partiti tardi rispetto agli altri, però non dev’essere una scusa. In questo bilancio di dieci partite potevamo fare di più e dobbiamo fare molto di più”.
Carriera di allenatore praticamente agli inizi. Sul bigliettino da visito va scritto..
“Sicuramente metterci tutta la passione che ho cercando di portare tutte le conoscenze che ho acquisito durante la mia carriera. A me piace che la squadra sia propositiva, giochi a calcio per cercare poi di sfruttare poi tutte le idee che posso avere”.
Tanti anni di Serie A ad alti livelli. Partiamo da Parma..
“Il Parma ha fatto una scelta giusta, perché ripartendo dai giovani si può creare qualcosa per il futuro. A Parma hai una visibilità diversa, quindi tutti si aspettano sempre le vittorie. E’ pur vero che il Parma ha una grande squadra, quindi starà anche all’allenatore far rendere al massimo tutti i componenti della rosa”.
Ma sarà che il problema della Juventus sia solamente modulo e centrocampo come dicono in tanti?
“Per me è troppo riduttivo dire che è soltanto il centrocampo il problema. La Juventus ha avuto delle difficoltà, ma ha i calciatori e l’allenatore capace di riuscire ad uscire da questa situazione, e fin quando la matematica non la condanna deve puntare sempre al massimo, ossia al primo posto”.
Esperienza anche a Firenze. E su Commisso e Italiano..
“Il progetto Commisso sta facendo i fatti acquistando giovani e puntando su un tecnico emergente ma che ha le idee chiare. Sa far giocare bene la squadra e credo che abbiano fatto la scelta giusta. Firenze è una città particolare con una tifoseria calorosa che tiene molto alla squadra e al bel gioco”.
Piccolo aneddoto sulla Nazionale: Marchionni faceva parte di quel gruppo che non riuscì ad accedere agli ottavi del Mondiale 2010..
“Al giorno d’oggi non c’è più nessuna situazione facile. Adesso tutte le squadre sono migliorate sia tecnicamente che fisicamente, e purtroppo si possono trovare delle situazioni che non possono andar bene. E’normale che essendo l’Italia hai il diritto di provarci e di riuscire a superare la fase a gironi, perché la Nazionale ha sempre disputato grandi competizioni. Se una squadra non ce la fa è per demeriti propri, perché in Italia ci sono grandissimi giocatori che possono fare la differenza”.
Son giovane, ma ambizioso..
“L’obiettivo è sempre di fare il massimo, di puntare in alto perché amo questo sport. Non ho una squadra in particolare, ma il mio obiettivo è dare sempre di più”.
Baldini, Lippi, Prandelli, Deschamps: un mix di allenatori da cui prendere spunto
“Gli insegnamenti più grandi li ho avuti da Baldini e Prandelli che sono quelli allenatori da cui ho acquisito tanto e che ancora oggi cerco di riproporre alla mia squadra”.