“Non ho problemi di categoria, che sia D o C, ho solo voglia di ripartire”. La voce è quella di Luigi ‘Gigi’ Panarelli, oggi in cerca di una nuova sfida dopo l’esperienza alla Casertana. “Sono pronto a fare un passo indietro per farne due avanti“. Parole di chi non vede l’ora di ripartire e menti e il suo sogno nel cassetto. L’ex Napoli e Torino ci racconta le sue ambizioni e il suo punto di vista.
“Quale girone? Non sono un territoriale, vorrei provare nuove esperienze. Non è un problema la distanza da casa, la mia famiglia lo sa”. Prontezza e determinazione. Gigi Panarelli vuole tornare in panchina. Vuole trovare una nuova squadra. Come detto in precedenza, la categoria non è un problema. “In D mi sono consolidato, in C no. Vorrei un progetto solido. Ho l’obiettivo di riconquistare la categoria che avevo già raggiunto ad Andria”.
Dal girone A fino all’I. Per Panarelli non ci sono preferenze. “Ho molta curiosità di confrontarmi con tanti allenatori bravi che ci sono in giro per l’Italia. Chiaro che al sud ci sono diverse nobili decadute, come il Catania quest’anno o il Bari tre anni fa. Ma ora ci sono Mantova e Piacenza. Insomma, tante piazza importanti”.
Guai però a chiamare dilettanti chi gioca in Serie D: “Dai ritiri con la squadra agli investimenti economici. Secondo me la parola ‘dilettanti’ non rispecchia la realtà della Serie D. Credo che le manchi lo status di ‘professionismo’. In tante realtà di D ci si allena ogni giorno, con giocatori che hanno militato in categorie superiori”.
L’ultima volta che abbiamo sentito Panarelli, l’ex Napoli ci ha consigliato tre allenatori. Vincenzo Italiano, Roberto De Zerbi e Alessio Dionisi. Nomi non casuali, che negli ultimi periodi hanno fatto parlare di se soprattutto per le ottime prestazioni. Ad oggi invece, giugno 2023, quali allenatori l’hanno colpita di più? “Ci sono giovani in rampa di lancio. Vedo Paolo Zanetti e Ivan Jurić. Sono due grandi amici. Con il secondo ci ho giocato in Serie B a Crotone. Zanetti si è confermato un grande allenatore con una squadra di giovani. Ma anche Palladino e Gilardino, due ragazzi che provenivano dalle Primavere di Monza e Genoa, hanno avuto la possibilità e hanno regalato grandi soddisfazioni”.
Calcio e pazienza questo un binomio complicato ma che per Panarelli può risultare spesso vincente. “Vince chi gestisce i momenti negativi nel miglior modo possibile – prosegue. Penso al Brindisi ma anche al Cerignola. C’è organizzazione, programmazione. Se poi capita una serie di sconfitte importanti, chiaramente penso sia giusto puntare il dito contro chi siede in panchina. Ma in generale ci si compatta, si sta uniti. E si esce dal momento negativo. Il lavoro verrà poi ripagato”.
Dal campo alla panchina. Una chiosa – forse – necessaria la merita il Napoli di Luciano Spalletti. Gli azzurri hanno trionfato in Serie A. Quella maglia Panarelli, in passato, l’ha indossata con tanto onore. “Una squadra meravigliosa, che ha esaltato i singoli- commenta. Supportata da una città stupenda, sostenuta da una società solida e da un allenatore che ha sempre espresso calcio in maniera incredibile. Ma anche il direttore (Cristiano Giuntoli, ndr), che ha costruito una squadra solida. Nonostante l’addio di diverse pedine nella scorsa estate, la società ha tirato fuori dal cilindro diversi singoli che si sono rivelati di livello assoluto. Il Napoli è stato strepitoso”.
E il sogno di Panarelli? “Credo di essermi guadagnato le categorie. Ho fatto la gavetta, due anni di Eccellenza, quattro di Serie D. Mi sono affacciato in C. Non ho paura di mettermi in discussione. Il mio sogno è arrivare nella massima serie come l’ho fatto da calciatore. Con più responsabilità, consapevolezza e maturità. Mangio ‘pane e pallone’ tutti i giorni. Da ragazzino ero diverso, magari più spensierato”.
A cura di Davide Balestra