Paolo Indiani, dieci e lode con l’Arezzo
Davanti a uno stadio Comunale vestito a festa con oltre cinquemila persone sugli spalti, l’Arezzo batte la Pianese seconda, vince il girone E di serie D e torna in serie C dopo due anni di assenza. In città scatta la festa, ma lontano dal trambusto emerge il sorriso sornione di chi sa di avercela fatta ancora una volta: è quello di Paolo Indiani, che con questo successo si guadagna idealmente la sua prima stella. È infatti il suo decimo campionato vinto in carriera. “L’ultimo è sempre il più bello”, ha dichiarato di recente. Come dargli torto. Nella sua Certaldo, quindicimila anime in provincia di Firenze, fervono già i preparativi per festeggiare insieme al suo collega e amico Luciano Spalletti i successi di una stagione da incorniciare per entrambi.
I dieci piccoli grandi capolavori di Paolo Indiani
Ha vinto per la prima volta a San Gimignano, ha centrato due promozioni fino alla D con il suo Certaldo, poi ha condotto la Rondinella di un giovane Andrea Barzagli tra i pro. A Poggibonsi altra promozione in C2, mentre con la Massese vince due campionati portando i bianconeri fino alla C1. I successi più recenti sono a Pontedera (dalla C2 alla C1 prima dell’unificazione della Lega Pro) e il primo posto con il San Donato Tavarnelle della scorsa stagione. Adesso, ecco il decimo sigillo con l’Arezzo. Il decalogo delle promozioni di Paolo Indiani è tutto nella sua Toscana, dove il suo nome è sinonimo di successo. Quella di quest’anno alla guida della squadra amaranto è forse la più significativa per blasone e storia. Ed è il pezzo del puzzle che mancava alla sua eccezionale carriera. In una piazza importante come Crotone, in Lega Pro Prima Divisione, fallì la promozione per un soffio. A Perugia, la sua grande occasione, la società fallì prima che potesse debuttare in B. Oggi, Arezzo può rappresentare il trampolino di lancio della sua seconda giovinezza.
Paolo Indiani, giovane dentro
Sessantantotto anni e non sentirli: “Biologicamente ne avrò cinquanta”, ha scherzato in una recente intervista a una testata locale. Paolo Indiani per mantenersi in forma va a correre tutti i giorni e ancora arriva al campo ad allenare con l’entusiasmo di un ragazzino. “Mens sana in corpore sano” è una massima di duemila anni fa ma sempre valida: Indiani, infatti, è giovane soprattutto di testa. Ha plasmato gli amaranto con un’idea di gioco e un’identità ben precisa, ma ha saputo venire a patti con il suo credo calcistico quando la squadra, che stava perdendo contatto con il primo posto, aveva bisogno di trovare concretezza e risultati. E, a proposito, coi giovani sa lavorare e bene: la regola degli under per lui non è un obbligo ma un’opportunità. Il direttore generale Paolo Giovannini gliene ha messi a disposizione tanti e di qualità e lui, in alcune occasioni, ne ha schierati anche cinque o sei dal primo minuto. Non è un caso, insomma, che il miglior marcatore stagionale dell’Arezzo sia Mattia Gaddini, classe 2002.
Un nuovo capitolo tutto da scrivere
Paolo Indiani non ha nessuna intenzione di andare in pensione. Finché sentirà dentro questo entusiasmo rimarrà al suo posto, a fare ciò che sa fare meglio: allenare. Ora è tempo di festeggiare e ricevere gli abbracci e i complimenti del caso. Ma non c’è posto dove si senta più a suo agio che quella panchina a bordo campo e tutto lascia pensare che ad Arezzo, ritrovata la serie C, possa aprire un nuovo ciclo accanto al suo fidato direttore generale Paolo Giovannini, con cui ha condiviso annate importante in Lega Pro a Pontedera. Se lo augurano anche i tifosi amaranto, che sperano che il meglio debba ancora venire.
A cura di Luca Amorosi