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A tutto Pochesci: “Il mio calcio, il rapporto con Bandecchi. Riparto da Avezzano”

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L’intervista del nuovo allenatore dell’Avezzano, Sandro Pochesci

La famosa frase “Se mettevamo una squadra di Serie C con la Svezia stasera vincevamo, noi siamo l’Italia” è diventata iconica per il suo significato e per il contesto drammatico in cui è stata pronunciata. Questa affermazione venne fatta da Sandro Pochesci, allenatore noto per la sua schiettezza e per il suo approccio passionale al calcio, durante una conferenza stampa nei suoi anni alla guida della Ternana.

Il momento in cui Pochesci lanciò questa critica coincideva con la storica disfatta della Nazionale Italiana, che fallì la qualificazione ai Mondiali di Russia 2018, sconfitta dalla Svezia in uno spareggio che gettò il calcio italiano in una profonda crisi.

Le sue parole riflettevano anche un malcontento generale riguardo alla gestione dei settori giovanili e alla crescente presenza di giocatori stranieri nei campionati italiani, che secondo lui stavano soffocando il talento locale e minando le fondamenta del calcio italiano.

Questa “profezia” si è dimostrata in qualche modo lungimirante, dato che l’Italia ha poi fallito la qualificazione anche ai Mondiali del 2022 in Qatar, nonostante il riscatto trionfale degli Azzurri a Euro 2020. Pochesci si è distinto come uno dei pochi a parlare apertamente delle criticità del sistema. Oggi, l’allenatore, fresco di ingaggio da parte dell’Avezzano, in Serie D, si è raccontato ai nostri microfoni.

Pochesci e il suo calcio, fatto di garra, di appartenenza e serietà

Pochesci, conosciuto per il suo stile diretto e appassionato, ha subito chiarito il suo approccio al nuovo incarico: “Quando si accetta un incarico, bisogna farlo con entusiasmo e carica. L’anno scorso sono rimasto fermo, aspettando la chiamata giusta. Dovevo ripartire, ma forse sono stato ingenuo, perché ho dato fiducia a persone che non lo meritavano. In 25 anni di carriera ho saltato solo una stagione, non mi piace stare lontano dal campo: sono un animale da campo, lì è dove mi sento vivo.”

L’allenatore ha poi illustrato la sua filosofia di gioco, spiegando come il suo obiettivo sia sempre stato quello di dominare la partita, piuttosto che difendere il risultato. “Il mio calcio è aggressivo, voglio il dominio. Ho iniziato con il modulo 3-3-1-3, poi adattato nel 3-4-1-2 o 3-4-3, ma la mia filosofia non è mai cambiata: i miei giocatori devono essere guerrieri in campo. Non mi accontento di difendere un risultato, voglio sempre il dominio assoluto. Vedo troppi allenatori che difendono il vantaggio, ma non è il mio stile.

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Sulla celebre conferenza stampa: “Quello non è il vero Pochesci”

Inevitabile un ricordo di quella dichiarazione, una conferenza stampa che permise a Pochesci di salire alla ribalta dei media nazionali, venendo osannato come uno dei pochi portatori della filosofia calcistica italiana.

“Quella conferenza stampa mi ha reso celebre, ma non è quello il vero Pochesci. La mia carriera si è costruita sui fatti e non sulle parole, ma devo dire che da quel momento ho acquisito una certa notorietà.

“Vi dico chi è Stefano Bandecchi. Una volta mi chiese..”

L’uomo e il personaggio a volte sono due volti della stessa medaglia molto diversi tra loro. È quello che afferma il neo allenatore dell’Avezzano parlando di Stefano Bandecchi, personaggio noto per i suoi trascorsi in politica e nel mondo del calcio, alla guida della Ternana.

“Io sono entrato nel mondo del calcio con forza, grazie a Stefano Bandecchi, che ho personalmente convinto a investire in questo sport. Con lui abbiamo fatto un percorso incredibile, ma ci è mancato l’ultimo passo. Con la Ternana, che avrei sicuramente salvato, sono stato esonerato alla 23ª giornata. Le 5 partite successive la Ternana le perse tutte. Lui provò a ricontattarmi, ma io sbagliai a bloccare tutto e spegnere il telefono. Quella Ternana potevo allenarla solo io.

Ci sono tante versioni di Bandecchi. C’è quella politica, c’è quella calcistica e c’è quella personale, che in pochi possono analizzare e dire di poter conoscere alla perfezione. Bandecchi è un uomo complesso. Il presidente che vedete ora non è quello vero, sta mostrando solo il suo lato peggiore. Io preferisco l’uomo al personaggio. Nei miei quattro anni di gestione, nessuno lo conosceva, agiva con discrezione e fatti concreti, come ai tempi del Fondi. Ci siamo rivisti dopo sette anni ad un funerale, e lì, davanti alla morte, ci siamo riavvicinati, seppur minimamente.”

L’allenatore continua, raccontando un simpatico aneddoto sul presidente: “Ricordo ancora quando giocammo una gara ad Aprilia e mi chiese se avessi paura della partita, proponendomi di mettere addirittura due portieri in campo! Lui voleva davvero cambiare il regolamento. Bandecchi mi diceva sempre: ‘Io diventerò presidente del Consiglio e tu allenerai in Serie A’. Non è andata così, ma il nostro percorso insieme è stato intenso.”

“Italia, la mia idea di calcio”

Pochesci non si è risparmiato neanche nel commentare la situazione attuale del calcio italiano, con un’opinione ben definita sul ruolo degli stranieri nel nostro campionato.

“Ho sempre avuto un’idea chiara sul calcio italiano: sono patriottico. Non ho mai tesserato stranieri, non per razzismo, ma come segnale. Il calcio italiano sta pagando questa politica, abbiamo saltato due Mondiali. Gli stranieri sono spesso fragili, hanno bisogno di affetto. Il mio patriottismo si riflette anche nelle piccole cose: voglio vedere nomi italiani sulle maglie, ci vuole senso di appartenenza. Non credo che il calcio debba cambiare chissà cosa, basta guardare come sta andando oggi e prendere decisioni concrete.”

Una nuova avventura, Avezzano

Una nuova avventura, l’allenatore scende nei dilettanti per rimettersi in gioco. Motivi che lo hanno portato a scegliere l’Avezzano, sottolineando l’importanza del rapporto umano con il presidente Pecorelli.
Avezzano mi ha scelto perché c’è un presidente che stimo profondamente. Andrea Pecorelli mi ha sempre dimostrato fiducia e rispetto, e mi ha corteggiato a lungo. Io non volevo più restare a casa e, alla fine, ho accettato perché con lui c’è un rapporto speciale. Lui mi ha chiesto di aiutarlo, ma la verità è che è lui che sta aiutando me. Riparto dalla Serie D per andare a riprendermi ciò che è mio: il mio sogno.”

Infine, Pochesci ha parlato delle sue aspettative per la stagione e del legame che vuole creare con la tifoseria dell’Avezzano: “Mi aspetto di trovare una tifoseria appassionata e coinvolta, come quella che ho visto nei playoff l’anno scorso. Lo stadio era pieno e c’era un’atmosfera incredibile. Avezzano ha una storia gloriosa, e voglio riportare il club ai suoi livelli. Anche se per ora non sono ancora tesserato, assisterò alla partita dalla tribuna. Da martedì sarò ufficialmente l’allenatore dell’Avezzano e inizierò questa nuova avventura.”