La nuova regola riguardante gli allenatori sta scuotendo il mondo della Serie D. Chi è stato o verrà esonerato entro il 30 novembre avrà infatti la possibilità di continuare ad allenare nella stessa categoria, purché sia in un altro girone. Una svolta epocale che aiuta gli allenatori esonerati ma sfavorisce quelli rimasti senza squadra ad inizio stagione.
Il primo caso c’è già stato con Lucio Brando: prima la rescissione con le Dolomiti Bellunesi, poi la firma con il Prato. Con l’esonero di Tiozzo al Cjarlins Muzane, Carmine Parlato rappresenta il secondo caso di questa speciale regola (lui ha già allenato la Casertana).
SerieD24 ha chiesto un parere a tre allenatori, tre direttori sportivi e tre presidenti in merito a questo argomento. Ecco cosa ne pensano gli addetti ai lavori.
Tra gli allenatori (ovvero i diretti interessati) interpellati sulla questione, abbiamo parlato anche con Pino Ferazzoli, ex vice allenatore dell’Udinese con Luigi Delneri e anche ex Cavese e Vastese tra le tante. “È giusto consentire agli allenatori – che lasciano nei primi mesi dell’anno – di rientrare subito. Non è giusto lasciare fermo un allenatore, anche se stipendiato tutto l’anno. Anche per concedergli la soddisfazione di poter lavorare altrove. Quando una società cambia l’allenatore, molte volte, prende questa decisione perché si rende conto che probabilmente quel professionista non ha fatto molta presa sulla squadra. Alle volte è anche solo sfortuna, mancanza di risultati. Quando un allenatore rientra a campionato in corsa, poi, i suoi problemi sono vari: riprendere la condizione fisica e morale dei giocatori, ad esempio. Un allenatore che subentra deve essere bravo a trovare subito il bandolo della matassa e risolvere i problemi di un club il prima possibile“.
Anche Antonio Foglia Manzillo, ex Campobasso e Nardò, ha espresso il suo pensiero: “Questo è un provvedimento atteso da anni dalla categoria ma a mio modo di vedere nasconde insidie che soltanto il tempo rivelerà quanto negative. Il provvedimento è giusto, in quanto tutela gli allenatori in caso di esonero immediato. Le insidie, invece, sono facilmente intuibili: sulla carta si dà la possibilità ai più bravi di rientrare in caso di esonero, ma il pericolo è che ad avere una seconda o anche una terza occasione non siano questi ultimi, bensì allenatori maggiormente legati a qualche ds. Quando un allenatore subentra, poi, le prime settimane deve lavorare H24, c’è un’intera squadra da conoscere e questo puoi farlo soltanto attraverso una vera e propria scorpacciata di video di partite precedenti e fissando continui colloqui coi calciatori“.
Chi ha detto la sua, tra gli allenatori con cui abbiamo parlato, è stato anche l’esperto Massimo Morgia, classe 1951, che ha lavorato quasi in 30 club diversi e nelle maggiori piazze italiane: “I vantaggi di questo provvedimento riguardano soprattutto gli allenatori più titolati e conosciuti. Poi, in questa regola, si parla di ‘esonero’, c’è da capire se la stessa viene estesa anche all’allenatore che rassegna le dimissioni per scelta propria. Gli svantaggi riguardano unicamente gli allenatori più giovani e meno conosciuti, che avranno meno chances in percentuale di essere chiamati. Ma lo svantaggio più grosso toccherà a quegli allenatori che si ritroveranno, magari anche ingiustamente, esonerati nello stesso anno da due società diverse nel giro di pochi mesi. Ci sarebbero meno esoneri, ma anche un gran numero di allenatori che non avrebbero la possibilità di lavorare“, ha concluso sorridendo Morgia.
Cosa ne pensano i direttori sportivi, invece, ovvero coloro che costruiscono una squadra e scelgono il suo allenatore? Tra i tre intervistati, abbiamo parlato con Antonello Laneri del Catania, che ha fornito la sua versione: “Con questa nuova regola l’allenatore ha la possibilità di poter proseguire nel suo lavoro e non stare fermo! Però è anche vero che gli allenatori che sono stati esonerati hanno uno svantaggio rispetto a tutti gli altri. Questi potrebbero essere considerati inadatti, in quanto potrebbero portare lo stesso pensiero sbagliato che hanno adottato nella società precedente. D’altro canto, un nuovo allenatore porta effettivamente una scossa, i giocatori si sentono di nuovo in discussione e le gerarchie si ricostruiscono da zero. Per essere incisivi, però, c’è bisogno di tempo e intelligenza perché bisogna far capire al gruppo squadra che un allenatore deve fare le sue scelte. Saranno i risultati, poi, a far chiarezza sull’operato dell’allenatore“.
Ha preso la parola anche Gabriel Maule, ex ds del Sona che è andato vicino all’abbracciare un nuovo progetto Chievo, che poi non si è concretizzato. Sulla nuova regola degli allenatori parla così: “La cosa palese è che gli allenatori bravi avranno sicuramente l’opportunità di trovare squadra, il che è positivo, ma penso che questa regola favorirà quegli allenatori più esperti che hanno dimostrato le loro qualità nell’arco del tempo. Favorirà gli allenatori che hanno una certa caratura. Dal mio punto di vista, poi, a medio termine questa regola porterà a una professionalizzazione dei club, intendo da ogni punto di vista. I club saranno più attenti alla scelta del proprio personale, non solo del proprio allenatore, baderanno molto più alla competenza di ogni singolo. In sostanza, quando i club scommetteranno su direttori e allenatori, sceglieranno in maniera molto più oculata i loro protagonisti prima di cominciare la stagione“.
In ultimo, non per importanza, abbiamo ascoltato anche Pietro Fusco della Cavese tra i direttori sportivi sull’argomento: “Ogni regola ha dei vantaggi e degli svantaggi. Il vantaggio di questa regola, per un allenatore, è rappresentato dalla possibilità di poter mettere da subito una pezza ai propri errori, anche se questi non arrivano solo dall’allenatore. Lo svantaggio principale, invece, potrebbe essere rappresentato dalla possibilità da parte della società di poter decidere per il cambio d’allenatore con più rapidità e senza farsi scrupoli. Anche se credo la regola porti generalmente più vantaggi che svantaggi. Nel momento in cui un direttore sportivo sceglie un allenatore e poi questo viene esonerato, questa rappresenta una brutta sconfitta per il ds. A mio avviso, poi, sono poche le volte in cui un nuovo allenatore riesce a portare davvero nuova verve alla squadra per cui firma“.
Tra le big che ha già cambiato il proprio allenatore c’è anche la Pistoiese, di cui abbiamo ricevuto le parole dell’Amministratore Unico Alessandro Gammieri: “La nuova normativa, che permette all’allenatore di reinserisi in un girone diverso o in un campionato differente, credo sia estremamente positiva. Molto spesso le grandi carriere si costruiscono da piccoli passi falsi iniziali, mi vengono in mente De Zerbi ed Italiano che, proprio da esperienze iniziali non esaltanti in Serie D, hanno dimostrato di essere ottimi allenatori e maestri di calcio. Purtroppo, nel calcio il tempo è scandito diversamente, non sempre puoi permetterti di attendere che le qualità e le idee di un allenatore vengano fuori. Quando i risultati latitano, è doveroso per il club tentare di dare una ‘scossa‘. Talvolta si riesce, talvolta no. Alla fine, il giudice supremo è il rettangolo di gioco, solo lui decide se si è scelto saggiamente“.
Vincenzo Caputo, ovvero il numero uno del Lavello, invece, ha risposto così: “Questo provvedimento può portare un vantaggio doppio, sia per la società che non avrebbe più nulla da corrispondere al tecnico, sia per lo stesso allenatore che potrebbe tornare in attività in un altro girone. Gli allenatori hanno un grande vantaggio in caso di esonero, la possibilità di poter essere richiamati da un’altra società. Per un club, invece, il cambio allenatore non è sempre la ‘soluzione’. Gli effetti del cambio non sortiscono sempre lo stesso effetto. Dipende dal momento e dal contesto in cui questo avviene. A mio parere, l’allenatore che subentra secondo me deve essere bravo a ‘non entrare a gamba tesa’ e demolire il lavoro fatto fino ad allora, ma deve inculcare il suo pensiero e il suo metodo in sintonia con il pensiero della squadra“.
Tra i presidenti, abbiamo raccolto anche il parere di Stefano Sorrentino, presidente del Chieri, nella nostra trasmissione social SerieD24 Talk (in onda sui canali di SerieD24 ogni lunedì alle ore 15): “Sono contrario sinceramente, significherebbe fare allenare sempre gli stessi. Io avrei cambiato la categoria piuttosto che il girone. Il mondo del calcio ha bisogno di tante nuove regole. Sabato ero al derby di Torino e c’erano solo due italiani in campo. Nessuno investe sul settore giovanile e diventa sempre più dura”.
Interviste a cura di Lorenzo Gentile