Isola della Scala, un piccolo e meraviglioso paese nel veronese. E’ lì che Riccardo Meggiorini e il pallone iniziano ad instaurare quello che sarà un rapporto quasi ventennale. Dall’inizio della sua carriera è sempre stato utilizzato come seconda punta, ma negli anni ha saputo adattarsi anche come ala destra e centravanti. Rapido, scattante, non di statura elevata, un aspetto che lo ha spesso e volentieri privilegiato contro i classici giganti delle difese avversarie.
Dal Bovolone al sogno chiamato Inter, passando per Chievo, Torino, Bari e Vicenza. Adesso la nuova avventura in Promozione veneta con il San Giovanni Lupatoto. Sarà stesso Meggiorini, attraverso le proprie parole, a raccontarci i retroscena di questa scelta e della sua lunga carriera.
Dal Tarmassia al vivaio dell’Hellas, passando per il Bovolone dove Riccardo Meggiorini inizia già ad assaporare il grande sapore del gol: “In quel momento sei ancora in quella fase dove il divertimento è alla base, dove non c’è nessun tipo di pressione, la vivi serenamente, vai casa, pensi solo a giocare. E’ la cosa più bella per un ragazzino”.
Dopo essersi messo in mostra, per Riccardo Meggiorini ecco la chiamata dell’Inter. Sotto la gestione Mancini, tra le altre cose, arriverà anche l’esordio in Serie A in un Cagliari-Inter 3-3: “E’ stata la mia prima esperienza di livello importante. Ero tra i migliori del settore giovanile. In quell’anno siamo arrivati in finale scudetto Primavera che purtroppo, però, abbiamo perso. La ciliegina sulla torta è stata la presenza in prima squadra dove mi sono allenato con loro per qualche mese. E’ stata un’esperienza stupenda”.
Successivamente, l’Inter decide di mandare Riccardo Meggiorini in prestito in Serie C. Prima a La Spezia e poi a Pavia: “Sono tutte esperienze che mi son servite, perché secondo me la gavetta è fondamentale, ma purtroppo oggi succede molto meno. Io dico sempre che se avessi fatto ora quello che ho fatto nel 2003-04, cioè i 30 gol in un campionato e mezzo, avrei sicuramente fatto una partenza diversa. Però aver fatto la gavetta, aver fatto la Serie D per qualche anno, e aver giocato poco con i più grandi quando ancora non c’era l’obbligo dei giovani sicuramente è stato più difficile, perché da quel momento lì ti devi conquistare tutto se vuoi salire di categoria. Io con sacrifico, impegno e anche un pizzico di fortuna son riuscito a scalare questa vetta. Oggi la gavetta non è così scontata. Alle volte si tende a lanciare tanto presto i giovani, ma secondo me è anche un bene. Una volta era quasi impossibile, ora invece tanti partono dalla Serie B o Serie A”.
Dopo queste esperienze, ecco il Cittadella. Oltre ad una promozione in B, Riccardo Meggiorini ha avuto uno score di 41 reti in 110 presenze: “Il direttore Marchetti mi ha dato tanta fiducia. Devo ringraziarlo tanto perché poi da lì sono riuscito ad arrivare nel grande calcio. Il Cittadella è una società che aspetta i ragazzi e che ti da la possibilità di sbagliare, ma che alla fine se crede in te lo fa fino in fondo”.
Riccardo Meggiorini, nell’estate 2009, è stato uno dei protagonisti di una storica e decisiva trattativa di mercato. L’Inter lo riscatta alle buste e lo cede al Genoa nell’operazione che porterà in nerazzurro Milito e Thiago Motta, due pilastri fondamentali per il “Triplete” nerazzurro: “Io so pochissimo su quella trattativa. So che però c’era questo scambio da fare tra Inter e Genoa e in mezzo c’erano ben sei giocatori”.
Tramite il Genoa, con la quale Riccardo Meggiorini non ha mai esordito, arriva l’offerta del Bari con la quale segnerà anche il suo primo gol in A contro la Lazio: “Quella fu una delle esperienze più belle perché è stato il mio primo anno da protagonista nella massima serie. Nuove esperienze, emozioni. E’ stata scelta molto azzeccata”.
Dopo il Bari ecco il Bologna di Marco Di Vaio per Riccardo Meggiorni: “E’ stata una belle esperienza perché comunque ho giocato molto. Avevo un compagno di reparto molto forte come Di Vaio con cui ho lavorato molto bene. Sotto il profilo realizzativo potevo fare qualcosa in più, però ricordo che ho giocato tanto. In quell’anno lì, tra le altre cose, Di Vaio realizzò 20 gol”.
Nel 2011, Riccardo Meggiorini decide di accettare l’offerta del Novara, compagine fresca di promozione in Serie A. Scherzo del destino segnerà il unico gol con la maglia dei piemontesi proprio contro la sua Inter: “E’ stata un’esperienza durata poco, sei mesi. Era una neopromossa con quasi tutti giocatori che affrontavano la Serie A per la prima volta. Secondo me, però, tutte le esperienze sono state utili”.
Dopo la beve parentesi di Novara, Riccardo Meggiorini vola al Torino, all’epoca in Serie B: “ll Torino voleva tornare in Serie A. C’era Ventura in panchina, e a gennaio ho optato che per me era meglio provare quella soluzione per rilanciarmi. A Torino è stato sempre un crescendo: sono andato lì, abbiamo vinto il campionato e ci siamo salvati l’anno successivo in A. Nella stagione successiva, anche grazie alla questione riguardante il Parma, siamo riusciti ad andare in Europa League”.
Da Torino, Riccardo Meggiorini decide di ritornare nella sua Verona, questa volta però per vestire la maglia del Chievo, una delle tappe più longeve della sua carriera: “Ero a casa, e di conseguenza avevo tutto l’entusiasmo possibile. In quella esperienza sono stato più me stesso. Poi purtroppo è finita come non volevo perché la società ha avuto problemi, ma io immaginavo già di terminare la carriera nel Chievo dove era veramente un famiglia. Era un ambiente dove si lavorava molto bene”.
Successivamente, Riccardo Meggiorni decide di accettare l’offerta del Vicenza, fresco di promozione in Serie B. Lì ritroverà Mimmo Di Carlo, suo allenatore ai tempi del Chievo: “Con Di Carlo andò bene perché aveva tanta fiducia in me e mi voleva fortemente. Abbiamo fatto un anno bellissimo dove ho realizzato 11 gol, mentre nel secondo son cambiate tante cose. Non c’era più lui, lo spogliatoio era cambiato, la dirigenza ha fatto scelte un pò particolari sotto il profilo umano. E’ stata una gestione che non andava per niente bene. C’è sempre un motivo se le cose vanno male. Il secondo anno era un’altra società, un altro gruppo, un’altra squadra anche più forte rispetto all’anno precedente, però se vengono a mancare determinate basi non vai da nessuna parte”.
Adesso, invece, una nuova avventura per Riccardo Meggiorini. Giocherà in Promozione veneta con il San Giovanni Lupatoto: “Ho avuto tantissime offerte in Serie B e Serie C, ma è stata una mia scelta. Io non avevo più voglia di allenarmi e fare sacrifici tutti i giorni perché lo faccio ormai da 19 anni. Ho scelto di allenarmi tre volte a settimana, tornare nelle categorie dove sono cresciuto. Prima dell’Inter ero in Eccellenza proprio con il Bovolone”.
Riccardo Meggiorini ci svela il perché della scelta del numero 69 che lo ha praticamente accompagnato per quasi tutta la sua carriera: “Il 69 è per Nicky Hayden. Quando seguivo le moto da giovane lui era il mio preferito. Ho un tatuaggio sul fianco sinistro con il numero 69. Ogni anno andavo a trovarlo nelle corse in Italia, mi faceva sempre andare nel suo box e mi ha regalato alcuni gadget personali che oggi custodisco con grande affetto dopo la tragedia nel 2017 con la sua scomparsa”.
Tanti gol realizzati in carriera, quasi su tutti i campi del calcio professionistico: “Al Chievo ho reso meglio, ma anche a Torino e Bari sono state esperienze positive. Tutti i periodi della mia carriera son stati belli, anche negli anni meno proficui”- spiega Riccardo Meggiorini.
Chissà quale sarà il futuro di Riccardo Meggiorini dopo il San Giovanni Lupatoto. DS o allenatore? Oppure qualche altro ruolo nel calcio magari: “Per adesso non ci penso più di tanto. Per adesso penso a giocare e divertirmi con la mia nuova squadra, poi si vedrà. Il tempo per pensarci non mancherà di certo”.
Intervista a cura di Gerardo Guariglia