Al campetto della chiesa di San Giuseppe era il più ambito tra tutti. “È arrivato GioPippo, questa volta gioca con noi”: quel soprannome Giovanni Riefolo lo ha sempre portato con sé, da quando frequentava il punto di ritrovo tra i ragazzi del quartiere Madonnella di Bari. “Mi facevano giocare in attacco”, racconta con sorriso nostalgico. Un senso del gol mai sparito, anche quando tra i grandi lo hanno spostato sulla fascia destra. Anzi, i tifosi della Fidelis Andria lo hanno visto riemergere nella partita contro il Manfredonia – poi sospesa sullo 0-2 –, in cui ha realizzato la sua prima rete in biancazzurro. Un nuovo punto di partenza perfetto per permettergli di riguardarsi indietro.
A Riefolo non è mai piaciuto presentarsi in maniera banale. Basta parlarci un po’ e rivivere con lui le immagini della sua rete: la corsa per entrare in area di rigore e piazzare il pallone in porta, quella per andare a esultare coi compagni… ma qualcosa va storto e si trova senza una scarpa: “Sono inciampato su un difensore avversario, l’ho persa e si è rotta – racconta a SerieD24”. Poi l’illuminazione: “Sono tornato indietro per raccoglierla e ho esultato alla Messi, prendendola e baciandola. Ecco perché dopo ho giocato con la scarpa rotta”.
E per chi non crede alle favole da Cenerentola, in realtà la sua storia sembra scritta già dal pre-partita: “Durante il riscaldamento facciamo i tiri in porta. Stavamo calciando bene, il direttore Daleno mi fa ‘oggi tu segni’. Non me l’aveva mai detto”. A 19 anni (classe 2004) non si potrebbe chiedere di più, eppure il mantra di Riefolo è quello di non accontentarsi mai: “Io il giorno prima avevo detto che avrei fatto doppietta. Poi la partita è stata sospesa e ho rosicato”. Solo l’infortunio dell’arbitro poteva fermarlo… “Secondo me avrei segnato anche il secondo”: uno di quei nodi che ti stringono la gola, ma ti permettono di crescere sempre di più. “La prima cosa a cui ho pensato dopo il gol è stato mio padre Giacomo. Lui non c’era, la partita si giocava a porte chiuse. Ma la dedica gli è arrivata”.
Il clima conviviale e sereno della Fidelis Andria emerge nella condivisione di gioie come queste. Non più l’esultanza di un singolo, ma di tutto il gruppo. A partire dai compagni più stretti come Luca Sassanelli, coetaneo di Riefolo: “Noi siamo i gemellini, mi ha detto negli spogliatoi che per colpa del mio gol è stata interrotta la partita”. Prese in giro goliardiche ma affettuose, che partono soprattutto dai leader: “Anche Daniele Sciaudone mi ha detto che ho fatto infortunare l’arbitro e che non mi avrebbero convalidato il gol”. Dietro gli scherzi dell’ex Bari, però, si nasconde una figura di riferimento: “È davvero alla mano. Ci sediamo sempre insieme: io, lui e Bottalico. Ci fa morire dalle risate. Ma soprattutto è un grande professionista: ha un fisico incredibile, va sempre in palestra e cura benissimo l’alimentazione”.
Se si parla di leader, nella Fidelis Andria non si può mettere da parte Nicola Strambelli: “È uno che ti tiene sul pezzo. Se non vai a 3000 si arrabbia. Vuole sempre il pallone e ti mette pressione”. Un approccio da bastone e carota, “però è davvero forte. In allenamento posso giurare che non sbaglia mai una punizione. Le tira da fermo, ne fa 5-6 di fila. Non ho mai visto nessuno fare cose così. Anche con i tiri sul secondo palo è impeccabile”.
Riefolo mostra lo spogliatoio dall’interno, ma a tenere i fili di un gruppo così solido sono il direttore Savino Daleno e l’allenatore Pasquale De Candia. Il primo è il deus ex machina dei biancazzurri: “Il suo discorso nella settimana del derby col Barletta, arrivato da un barlettano, ci ha caricato molto. Ha voluto guardarci negli occhi”. E poi c’è il nuovo arrivato in panchina, che ha saputo rigenerare la squadra dopo un avvio complicato. Il segreto è nell’approccio… “Sa prendere noi giovani: ci ‘sfotte’, fa la battutina. Sa creare un rapporto giocoso e amichevole. C’è più fiducia e scambio di idee, lui accetta consigli e dialogo da noi. Ha la mente libera. Tutto è nato dal fatto che sia arrivato nella settimana della partita col Barletta”.
In ogni discorso, Riefolo non può fare a meno di menzionare l’emozionante 4-3 nel derby col Barletta. Evocativo, iconico e capace di segnare uno spartiacque nella stagione del club pugliese: “Il momento più bello è stato quello del riscaldamento. Di solito non trovavamo lo stadio pieno, quella volta già dal pre-partita siamo stati accolti in maniera emozionante. Troppo bello. A un certo punto ho alzato lo sguardo verso il cielo e ho visto lo stadio pieno con le luci dei telefoni accesi”. Quei tifosi che in una città come Andria sanno impressionarti e accendere il motore della squadra. “Vincere qui è fondamentale per noi con le pressioni che ci sono”. Difficili da gestire a 19 anni, ma la crescita passa dalle responsabilità: “L’inizio è stato un po’ complicato, non trovavo troppo spazio, dovevo ambientarmi anche con gli allenamenti e non rendevo tanto. Aumentando la qualità della rosa in cui gioco rispetto agli scorsi anni, sale anche l’intensità. Però ero già consapevole che potevo starci dentro”.
La serenità di Riefolo si riflette nelle sue discese sulla fascia, ma prima di liberarsi così tanto la mente ha dovuto vivere un saliscendi emotivo: “Con il precedente allenatore Farina non si era sviluppato un ottimo rapporto all’inizio, poi verso la fine ha iniziato a farmi giocare. Questo ha iniziato a farmi prendere ritmo, rendendo di più. Sono una persona che ha bisogno di fiducia da parte delle persone più grandi. Sono sempre stato coccolato dai mister, trovandomi in ambienti familiari come a Monopoli e Bitonto. De Candia mi ha messo meno pressione e io ho risposto meglio”.
“Mi sono prefissato un obiettivo per quest’anno: 3 gol e 5 assist. Però rinuncio anche a un gol (ride, ndr.)”. Se si guarda dentro, Riefolo posa lo sguardo sulle sue ambizioni. L’obiettivo, oltre ad arrivare tra i professionisti, è quello di contribuire in prima persona alla crescita della Fidelis. Ma dovrà fare i conti con un carattere dalle sfumature contrastanti: “Sono permaloso, però so essere disciplinato e generoso. No dai, generoso solo in campo”. Per dimostrarlo mostra i trofei che ha alle spalle, tra cui la coppa e il titolo di miglior giocatore nel torneo estivo del suo liceo: lo Scacchi di Bari. “Neanche lì facevo l’attaccante, ero esterno”, ma il primato da capocannoniere lo ha sfiorato solo per un gol. Si porta disciplina e rigore fin dalle giornate tra i banchi, ora al primo anno di università continua a coltivare queste doti: “Faccio scienze motorie. Ho già dato un esame e ne preparo altri, però con la testa sono sempre alla Fidelis Andria…”.
E il soprannome di cui parlava all’inizio? “Leggevo Topolino da piccolo e mi piaceva molto Pippo, poi mio padre mi battezzò così: GioPippo. Nel mio gruppo di amici lo ha portato Simone, mio compagno nelle tante partite su Fortnite, dove mi chiamava così. Creammo un grande duo”. Ora quel joystick è fermo da tempo sulla scrivania e la Play ha un po’ di polvere in più, ma Giovanni Riefolo vuole costruire la propria ascesa a partire dal campo.
A cura di Gabriele Ragnini