L’Aygreville il punto di partenza e di riscatto, in mezzo Filippo Rosset ha vissuto sempre lontano dalla sua Valle d’Aosta. L’ultima tappa è l’Asti dove si è anche reinventato. Nato attaccante, dopo una piccola parentesi da terzino, in carriera grazie alle sue qualità nell’uno contro uno e nella conclusione ha sempre giocato come ala.
Ora ad Asti si è riscoperto terzino: “Quest’anno avevamo delle difficoltà in quel ruolo e dopo aver parlato con Montanelli (l’allenatore ndr) e i compagni abbiamo deciso di provare” racconta in esclusiva a SerieD24 Rosset. “Fin qui sta andando bene, ma ci sono ancora molte cose in cui devo migliorare. A me piace studiare, quindi rubo con gli occhi e provo a imparare dai miei compagni”.
L’arrivo all’Asti in estate si sta rivelando decisivo per lui. L’anno scorso aveva fatto bene in Primavera 3 con la Pro Vercelli e ora il prestito nei biancorossi: “Ho scelto Asti perché mi hanno voluto e per me è importante sentire la fiducia sia dell’allenatore che della società”. Da settembre a oggi è sempre stato titolare, ma: “Il posto va conquistato. Io per infortuni e bravura mia me lo sono preso. La stagione però è lunga. Il mio obiettivo è fare bene e mettermi in mostra, ma soprattutto salvare l’Asti. Non avremo vita facile. Dobbiamo lavorare ogni giorno per quello”.
Parole da ragazzo già esperto e in parte è così. Filippo, infatti, ha una storia decisamente particolare. In carriera ha già girato tanto e il punto di svolta è sempre stato casa, che tradotto nella sua esperienza porta il nome dell’Aygreville, una delle migliori società in Valle d’Aosta.
Aostano di nascita, Rosset è partito proprio dai rossoneri, ma a 8 anni il primo addio alle origini. La chiamata è di quelle irrinunciabili: la Juventus. “Facevo avanti e indietro. Già li cambi, perché un aostano che vive tutti i giorni con dei ragazzi di Torino che hanno un’altra marcia ti fa cambiare”.
Dopo il bianconero della Juventus, la scelta di andare all’Alessandria. Pur essendo un Under 16, i Grigi lo inseriscono in rosa con gli Under 17, ma a gennaio il vento cambia. Rosset sceglie di tornare alle origini, all’Aygreville, per un’esperienza unica per un ragazzo di appena 15 anni: giocare in prima squadra. Con il rossonero addosso e il confronto con compagni che “potevano essere i miei genitori” Filippo fa un altro passo in avanti e il saluto a casa è pronto.
Se i pescatori dal mare si ritirano alla montagna, come cantava De Gregori, Filippo ha fatto il viaggio inverso andando dalla Valle d’Aosta a Chiavari e – come il cantautore romano – si è tuffato in un campo di pallone. Il biennio però è stato pieno di difficoltà: “I primi mesi è stata dura. Poi sono cresciuto e questa avventura mi ha aiutato ad aprirmi mentalmente”. Le difficoltà tornano nel secondo anno, dove finisce un po’ ai margini della squadra. Allora sì che ha fatto come quei pescatori.
Da Chiavari all’Aygreville, per la terza volta: “Avevo bisogno di andare in un posto dove sapevo di essere ben voluto, perché volevo rilanciarmi. Nelle prime 5 partite ho segnato 5 gol e fatto 2 assist” poi il Covid ha messo fine a tutto. Fino alla nuova avventura. Gennaio 2021, il campionato di Eccellenza è fermo e allora la valigia è pronta, la chiamata è di un altro club storico: la Pro Vercelli.
L’addio a casa è normale per chi vuole inseguire un sogno: “Amo la Valle d’Aosta, ma essendo valle piccola e chiusa ci sono poche possibilità. Un ragazzo sa che se deve fare qualcosa in più deve andare fuori”. Inseguire i sogni è ciò che fin qui ha portato Filippo a viaggiare e a non aver paura di confrontarsi con realtà diverse. Anche perché i sogni sono ambizioni: “Vorrei giocare in Premier perché lì c’è grande passione e poi la Champions, perché è l’élite del calcio”.
Chiaro sogni lontani che ora sembrano miraggi. Con il lavoro chissà che non si possano avverare. La realtà però dice Asti e una salvezza da conquistare. Ed è su questo che Rosset è focalizzato al cento per cento. Dopo alcuni risultati importanti contro Chieri, Gozzano e Novara, i biancorossi vogliono salvarsi senza troppi patemi e possono puntare su un terzino che però è nato e cresciuto come ala.