Rovida, da Brusaporto al primo contratto da professionista

William Rovida, classe 2003, è il portiere titolare della Primavera dell’Inter. Il ragazzo, partito da Brusaporto, squadra militante nel girone B di Serie D, sta cercando di fare strada tra i professionisti. Infatti, il ragazzo ha da poco firmato un contratto fino al 2025 con i neroazzurri.

Primo contratto da professionista per Rovida

Rovida ha firmato da poco, il 31 Marzo, il primo contratto da professionista con l’Inter. Il contratto a lungo termine fino al 30 giugno 2025 testimonia quanto l’Inter creda in questo ragazzo. Precedentemente Il giovane classe 2003 aveva già collezionato una prima convocazione in prima squadra. Infatti, in occasione di Inter-Lazio del 9 gennaio, Inzaghi lo ha inserito nella lista dei giocatori a disposizione. Questo ha permesso al giovane portiere di calcare per la prima volta il manto della scala del calcio.

I primi passi al Brusaporto e il sogno Inter

Nato a Milano il 14 marzo 2003, Rovida muove i primi passi nel settore giovanile del Brusaporto. Classe, istinto e grandi parate: è destino e nel 2017 arriva la chiamata dell’Inter. La trafila nel settore giovanile dei nerazzurri parte con l’Under 15, a cui viene aggregato da sotto età e culmina nella scorsa stagione con la chiamata della Primavera di Armando Madonna. William è un portiere molto strutturato fisicamente e con i suoi 195 centimetri è in grado di coprire interamente lo specchio. La specialità? I calci di rigore. Al suo debutto, nello scorso febbraio, si è presentando parando un calcio di rigore in un Inter-Juventus. Ad oggi sono 23 le presenze in stagione per Rovida con soli 15 gol incassati e in totale l’Inter ha subito solo 33 reti (miglior difesa del campionato con la Roma).
Grazie alle sue parate, l’Inter ha concluso il campionato al secondo posto centrando le semifinali playoff. Ora l’obiettivo presente del ragazzo sarà vincere il campionato Primavera per poi fare il grande salto e chissà, arrivare un giorno a trionfare anche in prima squadra.

A cura di Francesco Busoni.

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