Lunghe annate con la stessa maglia, 8 per essere precisi, capitano e leader con i colori granatazzurri. Un difensore centrale al servizio della sua squadra, in una stagione complessa e altrettanto difficile. Il suo nome è Gabriele Carli e gioca nel Saluzzo, club che milita nel girone A di Serie D.
Dalle sue parti non è di certo sconosciuto il suo attaccamento alla maglia: dal luglio del 2014 non ha più lasciato quella che lui definisce “una seconda pelle”. Sono 6 le stagioni trascorse in Eccellenza piemontese, prima di approdare con la maglia di sempre, nel 2020, nel massimo campionato dilettantistico. Per Carli è una grande soddisfazione. Infatti, il Saluzzo mancava in Serie D dal lontano 2008, quando un 18^ posto gli costò una retrocessione amara.
In due stagioni gioca complessivamente 66 partite e segna anche 3 gol, portando così il Saluzzo alla salvezza nello scorso campionato. Oggi, le cose sono ben diverse. Qualcosa è andato storto, vista l’ultima posizione occupata dalla formazione piemontese nel girone A con appena 16 punti raccolti in 33 giornate. Alla matematica retrocessione manca davvero poco.
La bandiera granatazzurra ha rilasciato un’intervista ai microfoni di seried24, ripercorrendo gli anni magnifici trascorsi in questa piazza. Lo spazio è riservato soprattutto a questa stagione, dove il Saluzzo non sta ottenendo grandissime soddisfazioni.
Un passato importante e da non dimenticare, nonostante il club non passi un momento brillante: “Sono 8 che ormai sono qui. Sono stati degli anni fantastici, molto belli. Ho qui grandi ricordi e ho vissuto con questa maglia emozioni importanti. Purtroppo questa annata non è delle più soddisfacenti, ma non si può dimenticare il passato”.
Non è facile per Carli. In questo campionato sono arrivate solo 2 vittorie, 10 pareggi e il resto tutte sconfitte, complessivamente 21. Ma non bisogna gettare la spugna.
“Noi stiamo cercando di restare uniti. Il nostro motto è non mollare fino alla fine, ancora la matematica non ci ha condannati. Questa è l’unica cosa che possiamo fare. Quest’anno non è stata programmata una squadra per competere in un campionato difficile come quello della Serie D, a mio avviso. Ci sono stati tanti cambiamenti, tanta confusione. Ci abbiamo provato, ma è stato molto difficile“.
Un gruppo che ha dato il tutto per tutto: “Noi veterani abbiamo voluto portare l’esempio ai più giovani, che hanno dato davvero tutto e sono contento per questo. Non li abbiamo lasciati soli. Devo ammettere che le scorse stagioni sono state gestite meglio. Il presidente si è ritrovato da solo, e costruire da soli un campionato del genere è davvero complicato“.
Il capitano ammette il grande impegno della squadra, ma si assume tutte le sue responsabilità: “Noi ci prendiamo tutte le responsabilità del caso, lo faccio io per primo e ci metto la faccia. Non è bastato l’impegno. Manca davvero poco e la matematica ci condannerà“.
Il futuro è ancora tutto da vedere. In queste situazioni si pensa prima al presente soprattutto per rispetto della società: “Non ci ho ancora pensato al futuro. Io qui ho lottato, lo abbiamo fatto tutti insieme e con tutte le persone che ho conosciuto durante questo lungo cammino. Penso al presente, dobbiamo terminare il campionato nel miglior modo possibile“.
La voglia di lottare ancora per questa maglia, tuttavia, è davvero tanta.
“Nutro grandissimo rispetto per questa società e per questi colori, che mi hanno cresciuto come se fossi un loro figlio. Riportare nuovamente questa piazza dove merita, perché merita ampiamente questo palcoscenico, sarebbe il massimo per me. Ho un debito di riconoscenza qui e ho un occhio di riguardo per loro“.
“Questo è il campionato più bello che io abbia mai fatto. Parlo delle situazioni in campo, degli ambienti, dei calciatori e delle grandi piazze storiche che si trovano a ripartire da qui ed è un grande onore incontrarle. In campo è una guerra a tutti gli effetti, devi essere squadra, e il Saluzzo ha fatto il possibile. Sicuramente se la mia decisione dovesse indirizzarsi verso questa strada, il mio obiettivo è di portare questa società dove merita. Dare una mano al presidente e costruire una squadra all’altezza per la categoria“.
Infine, un parere sul campionato e sul girone A, dove la lotta promozione vede protagoniste il Novara e la Sanremese: “Se mi avessero fatto questa domanda nel girone di andata, ti avrei risposto Novara a mani basse. Loro hanno una squadra davvero forte, che può giocarsi anche la Serie C per salvarsi tranquillamente. Al ritorno vedendoli con tante assenze, le nostre motivazioni erano tante perché avevamo bisogno di punti, hanno sofferto sicuramente“.
“La differenza è nei dettagli. La Sanremese ha dimostrato di esserci e ha lanciato un forte messaggio alla capolista. Non ho la favorita. Vincerà e otterrà la promozione chi avrà più fame nel rush finale“.
A cura di Ettore Aulisio