Dalla Sicilia a Riccione, Sasà Utro: “Noi squadra nelle difficoltà. Per me il calcio è metal”
L’intervista esclusiva a Salvatore Utro, allenatore dello United Riccione
“Futuro? No no, ci stiamo riposando… ne abbiamo bisogno. È stato un finale durissimo, credimi”. Salvatore Utro è stanco, si sente anche dalla voce, ma sorride per un’altra impresa fatta dopo quella con il Marina di Ragusa, portato dalla promozione alla Serie D. Lo fa perché nei playout giocati il 12 maggio il suo United Riccione si è salvato vincendo 2-3 sul campo del Tivoli.
Una salvezza tosta – come più volte la definisce lui – difficile, ma voluta. Per Utro si trattava della prima esperienza al nord da allenatore dopo tanta gavetta nella “sua” Sicilia.
“Sono tornato a casa, ho fatto questa bella esperienza, in un girone tosto abbiamo ottenuto la salvezza. Sono molto contento”. Pochissime chiacchiere, ma idee molto chiare: “Io di calcio ci vivo, per me è metal. E se chiudo gli occhi sogno il professionismo”.
Tra l’esperienza a Riccione, quella precedente a Enna e il futuro, Salvatore “Sasà” Utro si è raccontato in esclusiva a seried24.com.
United Riccione, Utro: “Elemento chiave? Siamo diventati squadra nelle difficoltà”
Squadra partita con altre ambizioni, lo United Riccione si è ritrovato in lotta per non retrocedere. A marzo il secondo cambio in panchina: via Riolfo, arriva Utro. La squadra perde le prime tre gare, poi da lì svolta, fino al playout vinto in trasferta contro il Tivoli. “Quando sono arrivato ho trovato delle difficoltà, avevamo diversi infortunati, ma lì siamo diventati squadra. Sono arrivato e abbiamo fatto tre sconfitte consecutive: lì abbiamo trovato la forza di non mollare. Ho sempre detto che avremmo sposato qualsiasi strada pur di salvarci. Dopo l’ultima sconfitta, ci siamo guardati e ci siamo detti ‘significa che il destino vuole che facciamo la partita perfetta a Tivoli’. Eravamo forti mentalmente, non avevamo più timore”.
Una settimana particolare, vissuta in modo diverso dalle altre. “L’ultima settimana è stata bellissima perché è stata la chiusura di un percorso da quando sono arrivato. Sono riuscito a coinvolgere tutti i giocatori della rosa, abbiamo creato gran senso di appartenenza e abbiamo messo tutti quei valori sul tavolo. Con i ragazzi ho avuto rapporti di onestà, trasparenza e grande rispetto reciproco. Ci siamo concentrati su ciò che potevamo fare e non avevamo paura di andare a giocare a Tivoli. L’abbiamo dimostrato”.
E c’è anche un retroscena “curioso”: “In quella settimana non abbiamo visto video del Tivoli. Una scelta concordata con lo staff. Ho detto ‘non facciamo vedere nulla’. Abbiamo visto soltanto i nostri gol. Ed è una cosa strana, visto che lo facevamo sempre. Nella settimana più importante abbiamo deciso così. Ero convinto che la squadra fosse pronta fisicamente, tecnicamente e mentalmente. La sera prima eravamo in ritiro e ho visto i ragazzi tutti insieme, senza cellulari, seduti a parlare dell’annata, del percorso. Vedevo grande compattezza e unione. Lì ho capito che le possibilità di vincere erano molto alte”.
“Futuro? Ora ci riposiamo. Il girone F è molto duro”
Utro aveva fin qui allenato soltanto in squadre siciliane tra Serie D ed Eccellenza. E per la prima volta ha conosciuto il girone F. “Girone molto duro, fisico, con squadre attrezzate e importantissime. A livello ambientale è paragonabile a quello del sud. La differenza che ho notato è che al nord ci sono più strutture. Si può lavorare con più ordine, noi avevamo tre campi a disposizione. Non c’erano problemi logistici. Altre differenze? Al sud magari c’è agonismo, mentre al nord si tende molto a far prevalere l’aspetto tecnico. Non vuol dire che al sud non ci sia tecnica, anzi. Ho allenato sempre lì prima di questa esperienza ed è bellissimo”.
Inevitabile dunque la domanda sul futuro. Sarà ancora United Riccione o no? “Vorrei innanzitutto ringraziare il presidente per la grande opportunità che mi ha dato, mostrandomi grande fiducia. Pasquale Cassese ha valori d’altri tempi. Ringrazio anche tutto lo staff, i miei giocatori e tutta la macchina organizzativa, tutti coloro che lavorano dietro le quinte. Non abbiamo ancora parlato di futuro, magari ce ne sarà modo ma al momento ci siamo presi un attimo di pausa perché è stata una cavalcata incredibile, soprattutto quando arriva tramite i playout in trasferta…”, dichiara Utro sorridendo. “Comunque non mi pongo limiti geografici. Mi mancava l’esperienza al nord, l’ho fatta e dico che la rifarei”.
Salvatore Utro: “Enna? Per me ha funzionato tutto”
Utro aveva iniziato la sua annata calcistica con l’Enna, squadra siciliana di Eccellenza che ha ottenuto il salto di categoria. Poi, dopo la prima parte di stagione, è arrivato l’esonero. Ma cosa non è andato? “Ha funzionato tutto. L’Enna aveva costruito la squadra per fare la D, il 6 agosto non è stata ripescata ed è stata smantellata e poi rifatta il 22 agosto, a cinque giorni dal primo impegno ufficiale, con otto giocatori nuovi. Ma siamo sempre stati primi, siamo usciti in Coppa ai rigori con il Paternò che è la vincitrice della Coppa Italia nazionale. Ho lasciato la squadra a due punti dalla prima in classifica”.
L’allenatore siciliano ha poi proseguito: “Ho lasciato una squadra in salute, avevo detto che sarebbe stata protagonista del campionato. Da parte mia ha funzionato tutto, penso siano state fatte valutazioni affrettate. Ho avuto la percezione a volte di aver lasciato la squadra a 10 punti dalla prima, invece no”.
“Amo difendere per far gol. E sul futuro…”
Classe 1983, 41 anni da compiere a settembre, Sasà Utro è un allenatore giovane, di quelli appartenenti alla nuova generazione. Studio e tanta applicazione. E la sua idea di calcio è chiara. “Io penso che un allenatore cerchi sempre di fare un buon calcio, unito a una buona solidità. A me piacciono le squadre che sono organizzate, solide e che difendono per fare gol. Mi piace essere forte in non possesso perché quando recuperiamo palla voglio vedere la mia squadra andare in verticale e pensare subito a segnare. Difendere per far gol è un concetto su cui lavoro molto”.
Infine spazio ai sogni. “In futuro vorrei allenare un club con un’identità forte e che faccia divertire i propri tifosi. Non so dove, con chi, ma questa è l’idea che mi fa innamorare di questo sport. Voglio far innamorare i tifosi trasmettendo unione, compattezza, attaccamento. Tutto unito a un buon calcio. Se chiudo gli occhi, spero un giorno di allenare un club professionistico e – come in ogni percorso – rimanere nel cuore delle persone”.
Dalla Sicilia all’Emilia-Romagna, Utro ha avuto il coraggio di accettare una panchina spinosa, con difficoltà e dove c’era tanto da perdere. Ha ridato entusiasmo alla piazza con una salvezza “quasi” insperata e adesso non vuole più fermarsi. “Amo follemente questo lavoro. Per me il calcio è metal, è qualcosa che mi tiene vivo e di cui non posso far a meno”.