Programmazione e voglia di “rivalsa”. Amata: “Il Sant’Agata è un’isola felice”
Lipari, Vulcano, Stromboli. Sono soltanto alcune delle isole appartenenti all’arcipelago delle Eolie: uno spettacolo visibile anche dalla costa occidentale siciliana, nelle zone di Messina. È qui che si trova – calcisticamente parlando – “un’isola felice sulla terraferma”: parliamo del Sant’Agata, squadra terza in classifica e rivelazione del girone I di Serie D. “Siamo consapevoli di essere una bella realtà. Si è lavorato bene ed è evidente. C’è stato un riscontro sulla programmazione e sui sogni che avevamo. Siamo una piccola realtà che si è affermata in un campionato nazionale. Non è scontato”. A parlare è il direttore generale del club Gianluca Amata, che in esclusiva a seried24.com, ha spiegato il progetto della squadra siciliana.
A definirla “un’isola felice” è lo stesso Amata, spiegando come i calciatori riescono a esprimere il proprio potenziale nella squadra di Leonardo Vanzetto. “Tanti giocatori hanno trovato la loro isola felice, altri qui si sono rivalutati, togliendo delle tossine degli anni precedenti”.
Sant’Agata, Amata: “Nei nostri confronti c’è diffidenza, ma siamo entusiasti
45 punti e terzo posto in classifica: la stagione del Sant’Agata non può che lasciare soddisfatta anche la società e Gianluca Amata. “Siamo felici? No, di più. Siamo entusiasti, perché la felicità è uno stato di serenità e appagamento, noi siamo andati oltre. Ma abbiamo riscontrato una grande diffidenza verso il nostro lavoro. Quando con Giampà avevamo fatto i playoff, sembrava il punto massimo per questa società, visto anche l’allenatore che aveva scritto pagine importanti da calciatore. Giampà ci ha portato mentalità e professionismo, ci ha dato le basi. Quest’anno però, con un allenatore debuttante e un gruppo completamente nuovo, sembravamo trasparenti, c’era diffidenza nei nostri confronti. Si parlava soltanto di squadre più blasonate”.
Un mix di giovani di qualità, gente d’esperienza e che cerca riscatto dopo annate particolari. Costruire però una rosa così non è stato semplice, come spiega Amata: “Pensavamo di essere più attrattivi, ma abbiamo avuto difficoltà nel mercato. Quando scegliamo un profilo, deve accettare determinate condizioni per giocare con il Sant’Agata, di certo meno allettanti rispetto ad altre piazze. Per singolo ruolo avremo visto circa 30-40 giocatori, soprattutto tra gli Juniores, dove spesso non ci sono moltissimi riferimenti”.
“Il merito di tutto ciò è di due persone”
Una squadra di un paese di poco più di 10.000 abitanti, che negli ultimi tre anni ha disputato il campionato di Serie D, raggiungendo l’apice della propria storia in questa stagione con l’attuale terzo posto. Ma quali sono i segreti di questa squadra? “Dal punto di vista tecnico, ciò che si vede è merito di due persone: una è Leonardo Vanzetto, che ha rivisto il 3-4-3 di Giampà e ha inserito delle idee nuove. Il Sant’Agata gioca spesso uomo contro uomo, senza paura, con una linea difensiva altissima. Altri meriti sono del direttore sportivo Ettore Meli: persona preziosa, che quest’anno sta dimostrando ancora di più la propria competenza. I risultati sono anche merito delle scelte che lui ha fatto insieme a Vanzetto. È un dirigente come noi, lo fa per passione. C’è un lavoro enorme nello staff, abbiamo uno dei migliori Match Analyst della categoria, Dario Cucinotta. Di lui sentiremo parlare in categorie superiori”.
Dopo l’ottima annata con Giampà, la società non ha scelto un allenatore esperto che conosceva già la categoria, ma Leonardo Vanzetto, allenatore in seconda durante la gestione precedente. “Vanzetto ha rappresentato sempre una certezza e una prima scelta. Giampà è un allenatore ambizioso, che ha sempre dichiarato di voler allenare tra i professionisti. A fine anno ci disse che sarebbe andato via. Voleva la Serie C o una D a vincere e così è andato alla Paganese. Con Vanzetto c’è sempre stata grande intesa, non era un allenatore in seconda a rimorchio, ma rappresentava un profilo carismatico, perché da calciatore ha giocato in tantissime squadre calabresi. Ha grande umiltà, è un uomo che si è formato da solo. Non ha preteso grandi nomi, voleva due giocatori per ruolo e uno staff per svolgere al meglio il suo lavoro. Ha capito il nostro modo di operare”.
“Viviamo di giocatori che abbiano voglia di rivalsa”
“Sant’Agata è la piazza ideale per chi vuole mettersi in discussione”, ha poi dichiarato Gianluca Amata. Ma perché? “Viviamo di rivalse di calciatori che non hanno avuto spazio o hanno fatto male in altre piazze e cercano riscatto. A Trapani o in altre squadre blasonate – per esempio – non c’è tempo di ambientarsi vista l’importanza, da noi sì”.
Un allenatore come Vanzetto, un direttore sportivo come Meli, ma anche una non scontata serenità dentro e fuori dal campo per i calciatori. È questo un altro segreto dei successi del Sant’Agata: “Qui c’è anche serenità economica. Ogni mese, ognuno ha quanto promesso. Prima valutiamo, vediamo il nostro budget. Ogni mese dobbiamo avere entrate che ci permettano di pagare fornitori e altro, ma soprattutto i calciatori. A loro serve serenità per rendere al meglio. Se un giocatore arriva in allenamento e parla di stipendi che mancano, come può concentrarsi sul campo? La nostra priorità è quella. Ai ragazzi va garantito anche un comfort minimo per farli stare bene. Quest’anno ci stanno aiutando tanto Enzo Franchina nel ruolo di Team Manager ed Enzo Sidoti come segretario, nella fase organizzativa ci danno una grandissima mano”.
Sant’Agata, Amata: “Salto di categoria? Impossibile”
Il coronamento di un percorso inaspettato e sorprendente sarebbe sicuramente quello del salto di categoria. “Non è difficile, è impossibile – spiega Amata – Il salto dalla D alla C è un gradino così alto che possono fare in pochi. Noi no”.
Infine Amata fa anche un elogio ai calciatori “trascinatori” di questo Sant’Agata: “Calafiore è un santagatese d’adozione, Cicirello è con noi dalla Promozione e dall’Eccellenza, mentre Squillace è arrivato a stagione in corso nel campionato passato. Loro hanno accolto i nuovi. Con umiltà e stile hanno trasmesso determinati valori nello spogliatoio, ma anche qualità e quantità in campo. Non dimentichiamo anche Bonfiglio e Vitale, che sono due giocatori importanti, a proposito di quel senso di rivalsa di cui parlavamo. Loro a Trapani giocavano poco e male, qui hanno trovato la loro isola felice. Sono stati una grande risorsa per noi. Ma vorrei citare anche il reparto difensivo, soprattutto Louis Démoléon: per prestanza fisica, qualità tecniche e soprattutto doti umane, è un caso scuola. Lui è un gran giocatore e un professionista. Démoléon è il leader silenzioso di questa squadra”.
Una piccola realtà, venuta fuori alla lunga con programmazione, serietà e professionalità. Un’isola felice, ma sulla terraferma del “Biagio Fresina”, stadio di casa dal quale di giorno si possono ammirare il mare e le Isole Eolie. E il Sant’Agata, come il mare, non ha limiti.
A cura di Domenico Cannizzaro