Santa Maria Cilento: la parola “esonero” è fuori dal vocabolario
In casa Santa Maria Cilento la parola “esonero” è fuori dal vocabolario. Il club cilentano, infatti, da quando milita in Serie D non ha mai esonerato un allenatore a stagione in corso. Sembra pura utopia visto il continuo valzer di panchine, ma fortunatamente c’è ancora chi sceglie di dare fiducia e continuità al proprio progetto nonostante qualche incidente di percorso.
Quest’anno, sulla panchina dei giallorossi siede Francesco Di Gaetano. Nella passata stagione ha fatto molto bene a Cittanova, proponendo un calcio propositivo composto da giovani di grande qualità. L’inizio non è stato dei migliori, ma la fiducia da parte della società è rimasta inalterata. Col passare delle giornate, il Santa Maria Cilento ha iniziato a macinare risultati attraverso un buon gioco: tutto ciò ha portato agli attuali 25 punti in classifica e all’etichetta di “ammazza grandi“. Il motivo? I giallorossi sono usciti vittoriosi sia contro il Lamezia Terme che contro la corazzata Catania.
Prima di Di Gaetano, in panchina sedeva Angelo Nicoletti, allenatore nato e cresciuto proprio a Santa Maria di Castellabate. Anche la scorsa stagione ha riservato momenti negativi, ma il club ha sempre lasciato lavorare in pace il proprio allenatore. Il risultato, alla fine dei giochi, è stato un ottavo posto con 51 punti, e una salvezza raggiunta con largo anticipo.
Nel primo e storico anno in Serie D, il Santa Maria nominò Gianluca Esposito dopo aver concluso il rapporto con Egidio Pirozzi, l’uomo della storica promozione. La prima volta in un campionato così importante poteva rappresentare sicuramente diverse incognite dal punto di visto dell’approccio, ma i giallorossi si sono confermati una mina vagante molto pericolosa. A fine stagione, infatti, i ragazzi di Esposito centrarono l’obiettivo salvezza con 45 punti conquistati e l’ottavo posto in classifica.
Le radici del Santa Maria Cilento
Il Santa Maria Cilento è nato nel 1932 su volontà dell’allora podestà di Santa Maria di Castellabate, Valentino Izzo. Rappresenta una delle società sportive più antiche della Campania. All’allora podestà toccò scegliere anche i colori sociali del club, che divennero il giallo ed il rosso, riprendendo di fatto quelli che erano i colori dell’Urbe Roma.
Le prime divise da gioco furono cucite direttamente dalle madri e dalle mogli dei calciatori. Il campo era completamente in terra battuta, e la squadra prese parte ai tornei ULIC FIGC.
Il quarantennio targato Antonio Carrano
Sotto la presidenza dell’ingegnere Antonio Carrano il club giallorosso vince nel 1965 la Coppa Collana contro l’Interpianurese per 1-0. Quel trofeo, considerato all’epoca come la Coppa dei Campioni del calcio non professionistico in Campania, rappresenta il traguardo più importante raggiunto dai giallorossi insieme alla storica promozione in Eccellenza avvenuta nel 2016.
Alla fine degli Anni Cinquanta, il conte Francesco Matarazzo donò al Santa Maria Cilento un terreno dove ancora oggi sorge l’impianto sportivo che porta proprio il nome dell’ing. Carrano dal 1999.
Nel 1973, invece, Carrano fu il primo dirigente sportivo campano a ricevere la Medaglia d’Oro per Meriti Sportivi dall’allora presidente della FIGC, Artemio Franchi, storica figura del calcio italiano.
Un gesto rimasto indelebile nella storia
La storia del Santa Maria narra anche di un avvenimento molto particolare. Al termine della sfida contro l’Antoniana di Sant’Antonio Abate, un tifoso della squadra ospite staccò con un morso l’orecchio all’arbitro. Quell’episodio finì su tutti i giornali locali, nazionali e perfino esteri.
L’arrivo di Francesco Tavassi
Con l’approdo di Francesco Tavassi, nipote dell’ingegnere Antonio Carrano, il Santa Maria Cilento è riuscito a coronare il sogno di disputare il campionato di Serie D, un obiettivo che diversi anni fa sembrava qualcosa di impensabile.
A cura di Gerardo Guariglia