Muravera, Demontis: “Siamo una grande squadra, qui per crescere ancora”
Mezzala di corsa, inserimento e con un grande fiuto del gol. Andrea Demontis, classe ’95 di Cagliari, è sicuramente uno dei calciatori sardi più interessanti, e nel mese di dicembre ha colto al volo l’opportunità di difendere, nuovamente, i colori di una squadra sarda, il gialloblu del Muravera.
La carriera
Tuttofare dalla metà campo in su, Demontis è abile a ricoprire anche il ruolo di esterno di centrocampo e, all’occorrenza, di ala in un attacco a tre. Non a caso, un giocatore che gli piace tanto al momento, sia per qualità sia per quantità, è McKennie. La sua crescita è stata esponenziale, dopo la trafila nel settore giovanile del Cagliari, tre anni di Lega Pro, prima a San Marino poi due stagioni da protagonista a Melfi. Dopo l’esperienza a Melfi, il ritorno in Sardegna, con la maglia del Lanusei in serie D, salvezza conquistata alla prima stagione e miracolo sfiorato alla seconda, con la promozione in Lega Pro sfumata ai ripescaggi nonostante la vittoria dei playoff. Ma siccome il credo di Andrea Demontis è uno e uno solo: “L’ambizione è sempre alla base del successo”, valigia pronta e destinazione Sanremo. In Liguria, con la maglia della Sanremese, Demontis vive due grandissime stagioni, coronate con il premio di miglior centrocampista della serie D per la stagione 2020/2021. Quella del Muravera è la terza maglia indossata da Demontis in questa stagione, il centrocampista cagliaritano aveva infatti iniziato il campionato con i valdostani del P.H.D.A.E per poi passare ad ottobre all’Imperia. A dicembre il tanto atteso ritorno in Sardegna, pronto a sposare la causa Muravera.
Il ritorno in Sardegna
Il club del Sarrabus ha riposto tanta fiducia in lui, pronti via e fiducia subito ripagata. Carbonia, Gladiator e Afragolese, tre gol nei primi duecentosettanta minuti da gialloblu che fruttano sei punti importanti per la compagine allenata da Francesco Loi. Prestazioni e numeri che fanno capire realmente quanto Demontis desiderasse il ritorno in Sardegna: “Dopo otto anni torno finalmente a casa, togliendo le stagioni a Lanusei che comunque è distante da Cagliari, per un sardo tornare a casa è meraviglioso, ti dà un forte senso di appartenenza, è motivo di orgoglio e responsabilità rappresentare una squadra sarda a livello nazionale, è un onore per me giocare nuovamente in Sardegna. Conoscevo già l’allenatore Loi, che mi ha chiamato personalmente insieme al direttore Sebastian Puddu. Il gruppo è fantastico, conoscevo già alcuni giocatori, c’é grande affiatamento sia tra noi che con lo staff. Ho il privilegio di poter giocare con Moi, Vignati, Mancosu e Nurchi, giocatori fantastici con tante stagioni importanti alle spalle in categorie superiori, con loro posso solamente crescere e migliorare”.
L’ultimo turno di campionato ha visto gli uomini allenati da Francesco Loi uscire sconfitti dal derby regionale in casa dell’Atletico Uri. Demontis analizza così il due a zero subito al rientro in campo dopo un lungo periodo di stop dei campionati: “Noi non giocavamo da più di un mese, eravamo sotto ritmo, loro sono stati bravi ad affrontare la gara in maniera più aggressiva rispetto a noi, avevano più fame e vogliosi di riscattare la sconfitta con la Torres. Purtroppo non siamo stati in grado, per merito loro, di imporre il nostro gioco e di mostrare la nostra qualità”.
La stagione è ancora lunga, la classifica vede il Muravera in una posizione stabile di metà classifica e il centrocampista di Cagliari elenca gli obiettivi stagionali della squadra: “Bisogna pensare in grande ma bisogna anche essere realisti. Dobbiamo cercare di mettere un mattoncino sopra l’altro per arrivare prima alla salvezza e poi cercare di puntare più in alto possibile. Mi piacerebbe arrivare, esclusa la Torres, primi tra le sarde. Abbiamo tanta qualità e vogliamo dimostrarlo ogni domenica”.
Dopo le due grandi annate con la maglia del Lanusei, Demontis ritrova il girone G, il cui livello l’ha notevolmente colpito: “Il livello si è sicuramente alzato, nella mia esperienza passata in questo girone ricordo un grande divario tra le prime e le ultime in classifica, era molto difficile che, Rieti il primo anno e Avellino il secondo, perdessero punti con le ultime della classe. Ora invece tutti possono perdere punti con chiunque”.
Con il Giugliano laureatosi campione d’inverno, Demontis dice la sua sulla lotta al vertice: “Il Giugliano è favorito, per la Torres si fa un po’ più in salita soprattutto dopo la sconfitta di domenica ma la lotta al primo posto è ancora aperta”.
Difficoltà di inizio stagione
La stagione 2021/2022 per Demontis è iniziata molto lontana dalla Sardegna, precisamente in Valle d’Aosta con la maglia del P.D.H.A.E, squadra giovane che l’anno scorso aveva ottenuto un prestigioso terzo posto nel girone A. A livello personale le prestazioni del classe ’95 avevano mantenuto gli standard elevati di quelle della stagione passata a Sanremo, due reti nelle prime cinque presenze, poi qualcosa è andato storto: “Avevo un bel rapporto sia con i compagni sia con lo staff, volevo fare bene e c’erano tutti i presupposti per fare una bella stagione, ho avuto poi dei disaccordi con la società e sono andato via”.
Subito dopo la separazione dal club valdostano è arrivata la chiamata dell’Imperia e in particolare da una figura chiave per la carriera dell’attuale 10 del Muravera: “Ho ricevuto la chiamata del grande Pino Fava, ex presidente e direttore della Sanremese, quella stagione a Sanremo è anche merito suo. Mi ha chiamato così l’Imperia e ho messo l’uomo prima del calciatore, ho risposto subito presente per cercare di dare una mano alla causa. Loro si sono comportati benissimo con me, il giorno dopo che sono arrivato ho preso il Covid e quindi ho saltato diverse partite. Poi è arrivata la chiamata del Muravera, che dista quaranta minuti da casa mia, volevo stare vicino a casa e mi hanno accontentato”.
La stagione chiave
“A Sanremo ho lasciato un pezzo di cuore, sono molto legato ai compagni e alla società, l’allenatore Andreoletti mi ha cambiato come giocatore, sono cresciuto tanto sotto il punto di vista calcistico e umano, devo tanto a Sanremo, peccato non essere saliti in Lega Pro quell’anno”.
Undici gol e una decina di assist, quinto posto in classifica con la maglia della Sanremese e la sensazione di essere di fronte a un calciatore di categoria superiore. Alla fine della stagione 2020/2021 Demontis è stato premiato come miglior centrocampista della serie D. Quel riconoscimento e quelle prestazioni hanno fatto sì che in estate molte squadre di Lega Pro bussassero alla porta del centrocampista cagliaritano: “Ho avuto diverse offerte dalla Lega Pro, sette o otto squadre, avevo trovato un accordo con una società, la trattativa si è dilungata e ho dovuto rinunciare alle altre richieste sia dalle Lega Pro sia da tante squadre di D con intenzione di disputare un campionato di vertice. Questa società alla fine non si è comportata bene con me, mi ha chiamato il P.D.H.A.E e ho deciso di andare lì”.
La speranza di calcare nuovamente i campi da gioco del professionismo è sempre viva: “Ogni domenica, ogni allenamento sono guidato dall’ambizione, se viene a mancare l’ambizione un giocatore si appiattisce, mi auguro di poter tornare prima o poi tra i professionisti, magari anche più in alto della Lega Pro”.
Cagliari, dove tutto è iniziato
La carriera di Andrea Demontis è iniziata nel suo Cagliari, dalla trafila nel settore giovanile alla convocazione al Bentegodi con la prima squadra nella stagione 2013/2014. In mezzo tante corse, tanti gol e tre anni di Primavera, in particolare nel secondo formava un terzetto di centrocampo niente male con Nicolò Barella e Alessandro Deiola. Quelle con la Primavera sono state stagioni che hanno preparato l’ex Sanremese al salto nel calcio dei “grandi”: “Se si parla solamente di campo credo che una squadra di serie D si avvicini di più ai livelli alti, c’è più agonismo, più cattiveria e soprattutto hai più responsabilità, in Primavera invece a livello organizzativo ti sentivi un professionista”.
Nell’annata 2013/2014 Demontis è stato aggregato in pianta stabile con la prima squadra e porta ancora con sé ciò che ha appreso in quella stagione: “Stare in uno spogliatoio di serie A mi ha fatto crescere tanto soprattutto come uomo, vivere a pieno il campionato è stato bellissimo, sono stato convocato al Bentegodi e prima per un giovane era più difficile rispetto ad ora, è stato un privilegio”.
A cura di Gabriele Musu