Stefano Ramina espulso all’ultima partita da calciatore, assegnate 16 giornate di squalifica
Nessuno si sarebbe aspettato un finale di carriera così per Stefano Ramina, giocatore del Tezze. Durante quella che doveva essere una delle partite più belle della sua storia, quella dell’addio al calcio, il centrocampista è stato espulso per essersi rivolto in maniera troppo veemente all’arbitro.
Cresciuto nell’Arzigliano Ramina comincia la sua carriera proprio nel Tezze, club di prima categoria veneta. Passa poi al Real San Zeno nel 2011 che con lui sale dalla terza alla prima categoria. Nel 2018 torna a casa a Tezze dove rimarrà fino al termine della sua carriera.
Doveva essere un gran finale con l’ultima partita di playoff contro il Nogara a sancire la fine di una lunga storia. Purtroppo però non è andata come tutti speravano. Infatti dopo l’espulsione sul campo è arrivata anche la squalifica per ben 16 giornate viste le minacce rivolte al direttore.
Il comunicato del giudice sportivo: “Il giocatore, in occasione dell’espulsione, lo affrontava giungendo ad appoggiare la fronte contro quella del DdG, accompagnando il comportamento con ingiurie e minacce. Al termine della gara entrava correndo nel terreno di gioco, sbattendo il petto contro quello dell’Arbitro, facendolo indietreggiare, reiterando offese e minacce.“
Stefano Ramina ha poi esposto il suo punto di vista a “Il Giornale di Vicenza”: “Mi dispiace, ci tengo a precisare che non voglio creare polemiche. Mi dispiace perché mille volte mi ero immaginato il mio addio al calcio e speravo sarebbe stato diverso”.
“Sicuramente la colpa è anche mia, sono uscito un po’ di testa, per l’importanza della partita, che era una finale playoff, e la mia ultima, però l’arbitro non ha mai permesso a noi calciatori di arrivare ad un confronto umano.”
Continua Ramina: “Ero anche capitano, al primo contrasto sono stato ammonito, senza ricevere spiegazioni. Poi durante un altro contrasto di gioco sono caduto in area, accentuando la caduta come fa penso il 90% dei giocatori, ma senza protestare”.
“Il direttore di gara aveva però già in mano il secondo cartellino, a quel punto sono andato faccia a faccia e sicuramente ho detto qualche parola di troppo, sbagliata, senza nessuna scusante. A fine partita poi sono tornato da lui e abbiamo avuto un confronto accesso, ma ci tengo a sottolineare che non c’è stata violenza, avevo le figlie in tribuna, e non fa proprio parte di me“.