368 gol, tra rovesciate alla CR7 e quell’8-2 al Carpi… La storia di bomber Manzo
Nato a San Giorgio a Cremano, cresciuto invece a Secondigliano, quartiere a nord di Napoli. Tommaso Manzo è uno di quei goleador che la Serie D ricorderà per parecchio tempo. Ne ha fatto la storia, molti dei suoi 368 gol li ha segnati in questa categoria.
Tommaso Manzo, a SerieD24.com, ha raccontato la sua storia, ripercorrendo la sua carriera. Ha girato tantissimo per la sua Campania, ha giocato solo un’annata (memorabile) in Puglia, si è solo avvicinato ai club di Serie A e B. Tutte le sue avventure, intanto, hanno un comune denominatore: il calcio-spettacolo, fatto di gol e di giocate da numero 10 qual era.
TOMMASO MANZO, CRESCIUTO AL TEMPO DI D10S
Il piccolo Tommaso, figlio d’arte, ha cominciato in una nota scuola calcio nata nel 1989, quando aveva 9 anni: la “Gaetano Scirea” di Secondigliano, intitolata al campione scomparso –all’epoca – da poche settimane. Da sempre tifoso del Napoli. Come non potrebbe esserlo, crescendo in quegli anni lì? Con Diego Armando Maradona che segnò l’epoca di un Napoli vincente.
“Regalava emozioni indescrivibili. Erano gli anni d’oro del Napoli, girava tutto intorno a Diego. Avere anche solo il miraggio di poterlo incontrare per strada era fantastico“. Probabilmente, papà Manzo dovrà dividere con Diego il merito di aver regalato la passione del calcio al giovanissimo Tommaso.
L’ESORDIO IN D CON LA PUTEOLANA E L’INTERESSE DALLA B
“Uscito dalla Gaetano Scirea – prosegue Manzo – partecipai a uno dei vari stage che la Puteolana del presidente Francesco Fiore organizzava in quegli anni. Nel 1997 arrivò in panchina Riccardo De Lella, storico allenatore vincente nelle giovanili del Napoli, che ha svezzato giocatori come Ferrara, Cannavaro, Baiano. Io fui uno dei cinque o sei ragazzi a essere ingaggiato dalla società per giocare in Serie D, a 17 anni”.
Le primissime stagioni furono già ricche di gol: si interessò l’Empoli, che voleva prelevarlo per la Primavera. “L’allora patron Attilio Cesarano sparò per me la cifra di 300 milioni di lire (più di 200mila euro oggi, ndr) per vendermi e loro si tirarono indietro. S’interesso anche lo stesso Napoli, che però si avviava verso il fallimento e non se ne fece nulla. Da lì, iniziai il mio giro per le varie squadre di Serie D”.
Sia Napoli che Empoli vagavano per la Serie B in quegli anni. Sarebbe stato un fantastico salto di categoria. Invece: “Ho pensato solo a crescere e magari arrivare per altre strade alle categorie più alte ma non ho mai rimpianto di non esserci mai andato”, ha detto Manzo.
PER METÀ OPERAIO, PER METÀ BOMBER: IL TRIENNIO SUPER A BACOLI
Il periodo più ricco di gol della sua carriera, in generale, è stato quello trascorso alla Bacoli Sibilla. È lì che Tommaso Manzo si è consacrato come goleador in Serie D. Dal 2005 al 2008, un triennio tutt’altro che semplice: “Il ricordo principale di quel periodo è il lavoro (ride, ndr). Lavoravo tantissimo. Ero un operaio della Fiat (nello storico stabilimento di Pomigliano, ndr)“.
“Ogni giorno mi svegliavo alle 5, lavoravo fino alle 14 e da Pomigliano andavo dritto a Bacoli per gli allenamenti – precisa Manzo. Raramente lavoravo 14-22 e allora la mattina mi allenavo da solo, la società me lo permetteva perché restituivo il mio impegno la domenica. Nonostante il lavoro e la fatica in fabbrica, comunque, quello è stato il mio periodo più prolifico”. Nel 2006/07, alla seconda stagione a Bacoli, Manzo chiuse addirittura a 41 gol segnati.
IL BIENNIO DI PIANURA E QUELL’8-2 AL CARPI PRE-SERIE A
Con l’arrivo al Pianura, terminò il lavoro in fabbrica: “Mi offrirono soldi che oggi, forse, non guadagnano neanche in B”, confessa Tommaso Manzo durante l’intervista. Una scelta di vita, legata anche agli arrivi di due figli. Al Pianura altre due grandi annate dove segnò più di 40 gol ma, soprattutto, dove si sfiorò la promozione in un modo assurdo.
All’epoca, in caso di mancata promozione diretta, bisognava giocare playoff prima regionali, poi nazionali. La semifinale dei nazionali mise il Pianura di fronte al Carpi. Quel Carpi di Cristiano Giuntoli – allora vice ds – e di Anthony Taugourdeau in campo. Una squadra che, negli anni immediatamente successivi, mise in atto la grande scalata verso la Serie A. Quel Carpi dov’è cresciuto come giocatore anche l’esterno Gaetano Letizia, che giocò quel doppio incontro da quasi 20enne con la maglia del Pianura.
L’andata in Emilia condannò i campani: un pesante 5-0 che non lasciava spazio a ipotesi di rimonta per l’accesso alla finalissima. E invece no. Il 20 giugno 2010, sotto un inatteso nubifragio, andò in scena allo Stadio Simpatia di Pianura una delle più grandi e pazzesche rimonte che il calcio italiano conosca. 8-2! Poker di Manzo. “L’aria nelle ore prima era surreale. Ci credevamo davvero. Loro sono rimasti così colpiti dalla nostra forza che in campo non si muovevano, sembravano sagome. Non uscivano dall’area di rigore, erano costantemente in pericolo. Potevamo fare 12-13 gol in quella partita.Impostammo la gara con l’obiettivo di segnare immediatamente due o tre gol, all’arrembaggio, per sperarci da subito: dopo 5′ eravamo già 2-0. Loro segnarono giusto su due episodi (di cui una papera del portiere, ndr). Sappiamo com’è andata a finire“.
In quella pazza, pazzissima partita, Manzo segnò anche un gol straordinario in rovesciata, alla CR7 contro la Juve in Champions: “Decisi all’ultimo secondo di andare in rovesciata e dovevo prendere la palla benissimo, perché il cross era a rientrare. Avevo crampi ovunque, inizialmente pensavo di appoggiarla di testa al compagno, ma poi mi venne quel gesto lì“. Il segreto della rovesciata perfetta, allora, qual è? “L’istinto“.
“LA CILIEGINA SULLA TORTA” CHIAMATA MONOPOLI
Tommaso Manzo, poi, ha raccontato la sua unica esperienza extra Campania in carriera: “Era un accenno di professionismo. In Campania c’era chi seguiva le squadre per cui giocavo ma tifava Napoli, Juve, Inter, Milan. A Monopoli c’era solo il Monopoli. È stato bellissimo. Lì mi amano ancora come fossi Maradona e io amo ancora Monopoli, che è la mia seconda casa“.
Il ricordo più bello in biancoverde? Il 300° gol, manco a dirlo in rovesciata: “Semifinale di Coppa Italia Serie D contro il Lupa Castelli Romani, ho quel gol tatuato sul polpaccio. Quella gara finì 2-2 in casa (doppietta mia, compresa la rovesciata) e 0-1 a Roma. In finale battemmo 2-1 la Correggese e vincemmo contro degli ex Inter, Milan, Bologna…“.
LA FASE FINALE IN ECCELLENZA E QUELL’ANALOGIA CON IL PADRE…
Il periodo finale della carriera di Tommaso Manzo è caratterizzato sempre dai gol, ma anche dal cambio di categoria: dalla D all’Eccellenza. Cinque le grandi piazze girate nel periodo finale della carriera, alternando tre successi agli altri due campionati: prima con il Savoia a fine 2015, poi nel Portici nel 2016/17, infine con il Giugliano ancora due anni dopo. Nel mezzo anche Gladiator e Afragolese: “Sono piazze che non hanno nulla a che vedere con la categoria. Le tifoserie di queste squadre sono tranquillamente da Lega Pro“.
Tommaso Manzo non dimenticherà sicuramente, tra i successi elencati, quello con il Portici. “La storia si è ripetuta“, ha raccontato. Infatti, il padre – storico capitano del Portici – vinse la Promozione Regionale nel 1986/87, nell’anno del primo scudetto di Diego con il Napoli. Esattamente trent’anni dopo, il figlio Tommaso ha vinto con la stessa maglia, portando il club di nuovo in Serie D, dove milita ancora oggi.
Tanti successi, nelle categorie minori. Personali e di squadra. Ma lui ha sempre raggiunto grandi numeri e grandi traguardi con umiltà: “È il primo consiglio che voglio dare ai ragazzi giovani che hanno modo di scontrarsi in Serie D. Siate umili. Io non ho mai ostentato ciò che ho fatto o il numero di gol che ho segnato. In campo pensavo solo ad essere un assassino, ma mai ostentare ciò che si è raggiunto. Questa è una lezione che molti dovranno tenere a mente, al contrario di quanto mi sembra di vedere attualmente“, ha chiuso Tommaso Manzo.
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A cura di Lorenzo Gentile.