“Ciao papà, vado a Dubai”. Ha esordito così pochi giorni fa Ernesto Torregrossa al telefono con papà Lirio. Vacanza vista la sosta per il Mondiale? No, l’attaccante del Pisa ha scelto la nazionale del Venezuela. “Un’emozione inspiegabile”, spiega Lirio Torregrossa – che come Ernesto ha giocato in Serie A e in B – ai microfoni di seried24.com. Due presenze, un totale di 108 minuti giocati e già due gol segnati in Nazionale per l’ex Sampdoria. Se l’attaccante 30enne del Pisa oggi può giocare con la nazionale venezuelana, il “merito” è infatti di papà Lirio, che è nato in Venezuela da papà siciliano e madre venezuelana, ma si è poi trasferito in Italia da bambino.
Tra retroscena, origini e obiettivi futuri, Lirio Torregrossa – che oggi è il direttore tecnico della Sancataldese, nel girone I di Serie D – ha raccontato le emozioni e le sensazioni dopo l’esordio con gol del figlio Ernesto nelle due amichevoli internazionali.
La nebbia d’inverno, temperature basse e un clima temperato. A San Cataldo, comune siciliano in provincia di Caltanissetta, c’è tutto questo. L’esatto opposto di ciò che possiamo trovare a Calabozo, città venezuelana dal clima tropicale, con temperature altissime durante tutto l’anno. Due poli opposti, con un filo diretto però che collega direttamente le due città: Lirio Torregrossa. L’ex calciatore del Torino è infatti nato in Venezuela, a Calabozo appunto, ma vive adesso a San Cataldo, dove sono nati tutti e tre i figli, tra cui Ernesto, oggi nazionale venezuelano.
A spiegarci il motivo, proprio l’attuale direttore tecnico della Sancataldese e papà di Ernesto, attaccante del Pisa, e Raul, attaccante della Sancataldese: “Mio papà è di San Cataldo, ma emigrato negli anni ’60 in Venezuela, quando tanti italiani si spostavano. Andò lì con i suoi fratelli e dopo un paio di anni ha conosciuto mia mamma, che è venezuelana. Dal loro matrimonio siamo nati io e mia sorella. In seguito papà è tornato in Italia, quando io avevo soltanto tre anni. Avendo la mamma venezuelana e avendo io la doppia cittadinanza, anche Ernesto ne ha potuto beneficiare”.
Una convocazione, quella di Ernesto Torregrossa, che il Venezuela vuole da tempo, ci spiega il padre Lirio. “Il Venezuela chiama Ernesto già da due anni, anche perché lui giocava con Chancellor, difensore venezuelano ed ex compagno al Brescia. Da lì è iniziato tutto. L’anno che sono andati in A, ci sono stati i primi interessamenti della nazionale sudamericana. Lui però era titubante inizialmente perché in quel periodo Mancini convocava diversi giovani con l’Italia, oltre che alcuni provenienti dalla Serie B. Sai, giocare con la nazionale italiana è un sogno per chiunque gioca in A e in B. Poi però si è deciso, ma sia per il Covid, sia per alcuni infortuni, non è mai riuscito a rispondere alla convocazione. Venti giorni fa si è convinto e ha detto di sì”.
Ma come Torregrossa ha comunicato ai familiari di aver accettato la convocazione del Venezuela? Il padre Lirio ci svela un simpatico retroscena. “Io compio gli anni l’11 novembre e siccome andare a Dubai è sempre stato un mio desiderio, mia moglie mi ha regalato un biglietto per andare lì. Dovendo dare una risposta sicura il giorno del compleanno, mi ha rivelato il regalo tre giorni prima. Il giorno dopo aver saputo il mio regalo mi chiama Ernesto, come tutti i giorni, e mi dice ‘Papà, vado a Dubai con la nazionale. Adesso invio i documenti e parto con il Venezuela’. Una coincidenza bellissima, anche se non siamo stati lì negli stessi giorni – spiega Lirio Torregrossa – Ne avevamo già parlato in passato, io gli consigliavo di andarci. Già da un po’ aveva deciso di andare, aspettava solo il momento giusto”.
Papà Lirio era già al settimo cielo nel giorno dell’esordio, ma mai si sarebbe aspettato addirittura due gol in due partite – contro Panama e Siria – di cui uno al 90′ decisivo. Un impatto devastante quello di Ernesto Torregrossa, seppur siano soltanto due amichevoli. “Dopo il primo gol ci siamo detti che il calcio è fatto di momenti ed episodi, per un attaccante il gol è tutto. Basta segnare, perché è difficile farlo in tutte le categorie. Per me il Venezuela è come se fosse la nazionale più forte del mondo. Escludendo il fatto che è la mia nazione di nascita, la scelta che ha fatto Ernesto mi ha reso felice e orgoglioso. Le mie radici sono lì. Poi quando ha fatto gol è stato il massimo, più di quello non potevo sperare“.
Ovviamente, tanta felicità anche tra i parenti in Venezuela: “Ho parenti lì. I miei zii, cugini seguono sempre il calcio. Seguivano già me, adesso seguono Ernesto e Raul. Da lì mi hanno chiamato dopo il gol, mi hanno girato dei video, tantissimi messaggi. Insomma, una bellissima cosa”.
Tanti compagni ad abbracciarlo, tanti festeggiamenti dopo i due gol. Segno che Torregrossa si è integrato al meglio nella sua “nuova” nazionale. I motivi? A spiegarli, sempre papà Lirio. “A lui è piaciuto tantissimo l’ambiente. Quando un giocatore viene amato, rende al massimo. Lui ha scelto Pisa perché si sente amato, come nel Venezuela. Si è sentito voluto e cercato, lo chiamavano sempre, tenevano i contatti e i rapporti. Lui ha deciso di rimanere a Pisa per lo stesso motivo, poteva andare in altre squadre tra A e B, per esempio a Parma o a Empoli. Ernesto è ‘sanguigno’, vive di queste cose”.
Esordio, gol (doppio) e tante belle giocate. Dopo l’ottimo impatto con il Venezuela, per Torregrossa è anche il momento di pensare a obiettivi futuri con la maglia della nazionale venezuelana. “Non mi ha parlato di obiettivi con il Venezuela. Lui ha già giocato contro il Milan, sua squadra del cuore, contro la Juve, insomma ha già avverato diversi sogni. Non abbiamo parlato di obiettivi, mi ha solo detto che c’è la possibilità, se sarà convocato, che potrà giocare la Copa America. In quel caso partiremo tutti per andarlo a vedere (ride, ndr). Ma lo facciamo sempre, non soltanto adesso che è in nazionale o quando giocava in Serie A. Spesso andiamo da lui a trovare le nipotine, considerando che Ernesto fa fatica a scendere in Sicilia con gli allenamenti”.
In seguito Torregrossa ha proseguito: “Per me già il fatto che sia convocato in nazionale è il massimo, a prescindere che giochi o meno. Si è da subito fatto voler bene da tutti, ha già fatto amicizia con i compagni, si è già integrato al meglio. Io ho visto la partita contro la Siria, Ernesto ha fatto due-tre giocate di qualità. Nel gol del 2-1 è lui che manda l’esterno. Lui è un numero 9, ma con qualità da numero 10”.
Infine una breve parentesi sul presente di Lirio Torregrossa, che dopo aver finito la carriera da giocatore aveva intrapreso quella di allenatore, ma adesso è il direttore tecnico della Sancataldese. “Vogliamo salvarci. Il Licata è un’ottima squadra, ma noi domenica abbiamo giocato benissimo, abbiamo provato a vincerla. Alla fine il risultato è stato giusto. Dal cambio allenatore il bilancio è positivo, con cinque risultati utili consecutivi, ma ancora siamo lì in zona playout, è un peccato. A San Luca potevamo vincere se ci avessimo creduto di più“.
La Sancataldese è da sempre parte della famiglia Torregrossa. Nel passato con papà Lirio calciatore, nel presente con Raul (fratello minore di Ernesto) in Prima Squadra in Serie D, nel futuro – chissà – con Ernesto, che in carriera non ha mai indossato quella maglia. Adesso, però, conta il presente, che si chiama Pisa e Venezuela. Sognando una Copa America contro colossi come Messi e Neymar. Con papà Lirio in tribuna, ovviamente.
A cura di Domenico Cannizzaro