Questa sera, alle ore 20:45 l’Italia di Roberto Mancini affronta l’Ungheria di un altro italiano, Marco Rossi; la vera sorpresa di questo torneo. Inserita in un girone a dir poco complicato con Italia, Inghilterra e Germania i magiari sono al momento primi e contro gli azzurri, possono conquistare l’inaspettata vittoria del girone. Al fianco dell’attuale c.t. ungherese, c’è stato per due anni Giovanni Costantino, giovanissimo allenatore siciliano ora sulla panchina del Casarano. Proprio lui che l’Ungheria la conosce bene, avendo allenato anche l’MTK Budapest in Serie A, è intervenuto ai microfoni di Seried24 per presentare la sfida degli azzurri. “Innanzitutto l’Italia deve tenere i 70’000 della Puskas Arena -ammonisce l’allenatore che quell’ambiente lo conosce molto bene. “Creeranno un atmosfera incredibile. Lì la nazionale è amata sopra ogni cosa. L’amore e l’affetto che gli ungheresi hanno per la nazionale è molto superiore rispetto a quello che hanno per il club. Ci sono tifosi di squadre rivali che mettono le rivalità da parte e tifano insieme per la nazionale. In Italia questo non si vede. Si tifa per il proprio club e la nazionale viene fuori solo quando si giocano competizioni nazionali”.
Anche sul piano tattico Costantino presenta le armi più pericolose a disposizione di Rossi: “Szoboszlai è sicuramente il giovane più interessante, ma occhio anche a Ádám Szalai che all’ultima partita con la nazionale vorrà fare bene. L’Ungheria inoltre è una squadra che sa giocare bene senza palla – aggiunge– e che sa colpire molto in contropiede. Amano lasciare il pallino del gioco agli avversari e poi colpire negli spazi. L’Italia dovrà stare attenta a non sbilanciarsi troppo perché poi loro ti fanno male“.
Budapest e l’Ungheria più in generale, sono state per anni il centro nevralgico del calcio europeo. Il cuore pulsante di una rivoluzione calcistica che ha coinvolto tutto il vecchio continente. Dal 1986 però non partecipano ad un Mondiale e negli anni più recenti, prima dell’arrivo di Marco Rossi erano spariti dai radar del grande calcio. Ora, come conferma anche Costantino, investimenti in infrastrutture, preparazione tattica e tanta passione hanno reso possibile questo risultato, la qualificazione agli scorsi europei e, sperano gli ungheresi, renderanno realtà anche la qualificazione ai mondiali del 2026. “Nessuno si aspettava questo risultato in Nations League, ma il risultato non è causale. Testimonia la crescita di tutto il movimento dovuto soprattutto agli investimenti del governo che ha deciso di investire nello sviluppo delle accademie. Questa crescita della nazionale è figlia di un progetto di almeno 10 anni“.
Nonostante i livelli non si possano paragonare, secondo l’allenatore del Casarano, l’Italia, prendendo spunto dal modello calcistico ungherese, avrebbe più di qualcosa da migliorare. “A livello tecnico o qualitativo non ci sono paragoni. Qui siamo un passo avanti. Quello che l’Italia dovrebbe prendere dal calcio ungherese riguarda gli investimenti sulle infrastrutture e le accademie. Nella loro Serie A ci sono 12 squadre tutte con impianti nuovi, fatti negli ultimi 10 anni. Per quanto riguarda le accademie ad esempio, ogni società deve avere delle accademie specializzate, con gente competente. La federazione poi controlla che tutto venga fatto bene per la crescita dei giocatori. Strano a dirsi, perché quando si pensa all’Italia si pensa al massimo possibile per un calciatore. Ma per quanto riguarda strutture e accademie sono un passo avanti”.
Negli ultimi anni sono tantissimi gli allenatori italiani di successo che hanno deciso di allenare nazionali straniere. Da Capello a Reja passando per Zaccheroni, Panucci e De Biasi, fino appunto a Marco Rossi. La scelta delle federazioni straniere di ingaggiare tanti allenatori azzurri, secondo Costantino, non sarebbe casuale: “Marco Rossi è un allenatore molto preparato sotto l’aspetto tattico. Portare questa mentalità in Ungheria ha portato la squadra a fare un salto di qualità. Avendo lavorato in nazionale so quanta differenza ci sia con una squadra di club. Non si ha tanto tempo per lavorare e allora diventa fondamentale preparare bene le partite e Marco è uno che le prepara benissimo. In generale comunque tutti gli allenatori italiani che fanno i c.t. all’estero fanno sempre bene. Sotto l’aspetto tattico siamo i più bravi”.
Prima della sfida tra Ungheria e Italia, Costantino però ammette di un aver sentito nessuno dei suoi ex colleghi. “Non ho sentito ultimamente nessuno dello staff dell’Ungheria. Sono troppo concentrato sulle cose da fare qui a Casarano”– ammette l’allenatore. “Però, ogni tanto però parlo con alcuni ragazzi dello staff e ad esempio ho fatto i complimenti dopo la partita con la Germania”.
Il percorso di Giovanni Costantino sicuramente non ha seguito i più convenzionali sentieri. Inizia in Finlandia per poi allenare, come detto in Ungheria, prima di avere la prima opportunità in Italia. Ad offrirgli il lavoro una delle società più ambiziose dell’intera Serie D; il Casarano del direttore sportivo Montervino. Un mercato, vissuto da protagonista ed un inizio di stagione importante che li vede primi, a punteggio pieno, nel difficilissimo girone H, conferma la serietà del progetto sposato dall’ex tecnico dell’MTK.
Del suo impatto da allenatore con il calcio italiano, Costantino, ha poi parlato così: ” Le cose, a Casarano, stanno andando bene. Ho trovato un ambiente di categoria superiore sia in termini di organizzazione che di persone che lavorano con il club. C’è una squadra fatta di giocatori importanti e professionali. La differenza maggiore che ho trovato allenando qui è la pressione. In Ungheria, in Serie A, non c’è la stessa pressione che esiste in Italia in Serie D al Casarano”– ammette ridendo. “Qui in Italia c’è una passione, un entusiasmo ed un amore per il club che è una cosa che a me personalmente piace tanto. Vengo dal Sud e tutto questo lo adoro. Io mi esalto con le pressioni mentre altri magari si fanno sopraffare”.
A cura di Edoardo Gregori