“Penso che sia stato un traguardo più che meritato. Questa promozione è storia”. La voce di Alberto Cavagnis è di quelle che comunicano entusiasmo: lo stesso che è riuscito a portare e trasmettere a Chioggia, all’Union Clodiense e ai “suoi” calciatori e che ha permesso poi al club di ritrovare la Serie C dopo 47 anni. Il termine “suoi” non è a caso: Cavagnis – direttore sportivo del club veneto – lo usa spesso. E lo fa perché va fiero del gruppo creato, sia dal punto di vista tecnico che umano.
L’Union Clodiense ha infatti raggiunto un risultato storico, vincendo il girone C di Serie D con larghissimo anticipo e conquistando una Serie C che mancava da quasi 50 anni. Di questo, dei segreti dietro al successo e di futuro, Alberto Cavagnis ha parlato in esclusiva a seried24.com.
Partiamo da dietro. L’Union Clodiense ha conquistato la promozione in Serie C nel weekend del 14 aprile, dopo la vittoria nello scontro diretto per 1-2 in casa delle Dolomiti Bellunesi. Un successo – quello della squadra di Chioggia – che mancava da 47 anni. Tra gli artefici c’è il direttore sportivo Alberto Cavagnis, al suo primo anno con l’Union. “Penso sia stato un traguardo più che meritato. Sono arrivato in estate e volevo portare le mie idee e la mia professionalità. Ho trovato un presidente pratico, concreto e umile, che mi ha dato carta bianca nel mio lavoro. Ho trovato un allenatore che è un grandissimo appassionato, ma anche un gran conoscitore e interprete del calcio perché mister Andreucci è una persona preparatissima”.
Ma vincere a Chioggia non era scontato per più motivi. “Io volevo cambiare tanto, l’ambiente aveva avuto diverse delusioni precedentemente e mi sono preso delle responsabilità in una piazza che per passione e calore sembra una del sud. La città è sempre attenta ai risultati della squadra, c’è grande senso di appartenenza. Sono stato contento di prendermi tutta questa responsabilità. L’obiettivo era stare nei vertici. Ho costruito questa squadra iniziando dai giovani, che penso siano la componente più importante in Serie D. Abbiamo confermato cinque giocatori della passata stagione e ne abbiamo presi 17 di nuovi”.
Un successo strameritato. Una squadra che ha dominato per l’intero torneo, concedendo pochissimo alle avversarie e ottenendo la promozione con ben tre giornate d’anticipo. “Siamo stati in testa dall’inizio alla fine. La volontà di ciò che si voleva fare era quella di avere un profilo basso, con ragazzi dediti al lavoro settimanale. C’è un gruppo di ragazzi bravi a interpretare la voglia di lavorare. Volevamo che tutti si sentissero protagonisti e così è stato. Su 19 giocatori di movimento, 15 sono andati in gol. Ognuno si sentiva importante e ha dato il proprio contributo”.
Alla base del successo c’è la difesa con soli 17 gol subiti: “La forza difensiva è la base di tutto il lavoro fatto. Da lì parte tutto: la nostra solidità, l’atteggiamento dei centrocampisti e la creatività degli attaccanti. L’idea nostra iniziale era giocare il 4-3-1-2, ma grazie alla duttilità dei giocatori abbiamo cambiato diverse volte. Ma la solidità difensiva è alla base di tutto”.
E poi lo stadio “Aldo e Dino Ballarin”, punto di forza dell’Union Clodiense. “Vincere nel nostro stadio significa fare la storia. Giocare lì è incredibile per l’atmosfera che respiri quando arrivi, per il bel panorama che hai davanti, per i tifosi che quando cantano sembra di averli in campo. Vincere qui ti dà un’emozione speciale. Ogni partita in casa ha sempre qualcosa di particolare. Trasmette grandi emozioni. Interventi di omologazione per la Serie C? Non così impegnativi. Abbiamo un’amministrazione che ci segue e il Sindaco è sempre stato presente. Siamo fiduciosi che le cose si possano sistemare. Noi confidiamo di giocare lì. Dico una frase forte: se non dovessimo giocare lì, è come se partissimo già retrocessi. Quello stadio ci dà tantissimo. Ti fa capire quanto i tifosi siano vicini all’ambiente”.
Ma quali sono i segreti di questa squadra, che ha battuto piazze come Treviso, Dolomiti Bellunesi e altre? Un mix tra giovani e gente “abituata” a vincere, come spiegato da Cavagnis. “La società ha sempre voluto star nei vertici e per questo la mia volontà era quella di dare una sterzata, cambiando interpreti e di conseguenza umori delle squadre precedenti. Ma andando avanti con un allenatore che sa stare lì e sa cosa vuol dire creare un gruppo e vincere”.
L’Union Clodiense arrivava da secondi posti e da un ambiente demoralizzato. “Volevo una squadra completamente nuova, con stimoli diversi, ma con giocatori che avevano già vinto dei campionati. Non dimentichiamo che avevamo Beltrame che ha vinto ad Arzignano, Mauri che ha vinto con il Lumezzane, Aliu che aveva vinto a Trento, Munaretto ad Arzignano, Buratto a Pordenone, Sinani a Legnago. Tutta gente che ha portato una certa mentalità, aiutando i giovani a crescere”.
E a proposito di protagonisti, come non citare Grasjan Aliu (12 gol) e Mattia Mauri (8 gol), principali artefici del successo. “Non sono abituato a parlare di singoli, ma chiaro che Aliu in questa categoria è un grande attaccante, Mauri ha già fatto la C e ha qualità tecniche importantissime. Non voglio però soffermarmi su loro due, giusto dare importanza a tutti. Ma la nostra forza, ripeto, è stata la nostra solidità difensiva, che ci ha poi fatto diventare squadra. Abbiamo vinto il campionato da squadra. Voglio dare quindi importanza a quella”.
Grandi sì, ma anche un ottimo parco under. “Non voglio sbilanciarmi, ma – e qua lo dico a bassa voce perché ce li fregano (ride, ndr) – penso di avere degli under con una prospettiva importante nel calcio. Non so che categoria, ma possono fare i professionisti. Con i giovani ho sempre avuto un occhio di riguardo perché son partito da lì. Anche per loro bisogna trovare il momento giusto per dargli un’opportunità che poi possa essere sfruttata al meglio. Bisogna metterli nelle condizioni di mostrare il proprio valore. Tanti ragazzi che ho avuto sono riusciti a fare dei percorsi importanti. Il giovane è un valore aggiunto in D, ma anche in altre categorie. Se il Barcellona gioca i quarti di Champions League con due 2007 in campo, non vedo perché noi non dobbiamo dar fiducia ai nostri. Di bravi e seri ce ne sono”.
Una vittoria che ha attirato ovviamente su di sé i riflettori, con diversi protagonisti ovviamente ricercati. Tra questi c’è Cavagnis, che però ha pochi dubbi: “Nel mio futuro c’è l’Union Clodiense. Qui ho trovato tutte le condizioni migliori per lavorare. Il presidente è un grande imprenditore, ma anche un grande appassionato di calcio. Sta sempre sul pezzo e vuole tenere l’Union ad alti livelli. Ama la sua città e ama questo sport. Ho le mie ambizioni ma bisogna essere realisti e non bisogna fare mai il passo più lungo della gamba”.
E poi i sogni. “Provare ad arrivare più in alto possibile. Non sono un ex calciatore, ho giocato tra i dilettanti, ma sono una persona realista e coerente con il percorso di questo mondo. Voglio mostrare le mie qualità, ma con massima umiltà e sapendo che se si lavora in un certo modo, le soddisfazioni arrivano”. Una realtà bella e da raccontare quella dell’Union Clodiense, che ha ritrovato la Serie C dopo 47 anni. Merito di una proprietà ambiziosa, di un allenatore con idee, ma anche di un direttore sportivo come Alberto Cavagnis, che con coraggio, personalità e sicurezza ha rivoluzionato l’ambiente. E l’ha reso vincente.