Tra ossessione, passione e competenza: il presidente Cassese racconta i segreti del suo Riccione

Una voce rotta dall’emozione quando parla dei suoi ragazzi, una competenza analitica e specifica quando parla del campo; il presidente del Riccione, Pasquale Cassese, sembra incarnare il perfetto archetipo di chi occupa un posto di comando. Competente ma appassionato, determinato e empatico. Descrive il suo gruppo come una famiglia e ammette di scegliere gli uomini prima dei giocatori. E’ in Romagna da poco meno di un anno ma già sta sorprendendo tutti. D’altronde, come dice anche lui, il segreto è da ricercare nella magia che si respira sui suoi campi, che si sente ed è palpabile nell’aria. Una magia che si riflette inevitabilmente in campo, dove il Riccione, sta stupendo tutti. Cinque vittorie nelle ultime cinque, zona playoff sempre più vicina e quarto di finale di Coppa Italia raggiunto. Come tutto questo sia stato possibile, ce lo spiega direttamente il numero uno dei biancazzurri, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni.

Pasquale Cassese con l’ex proprietario Byron Peasland (fonte foto: pagina Facebook Fya Riccione)

Riccione, Cassese: “Abbiamo fatto scelte molto forti”

L’avventura di Pasquale Cassese con il Riccione inizia lo scorso 23 giugno quando rileva la società dall’allora presidente Byron Peasland. Originario di San Giorgio a Cremano da otto mesi passa tutti i fine settimana a Riccione, dal giovedì alla domenica. Vicino alla squadra e ai suoi collaboratori che sente come una famiglia. E, ci spiega, è proprio questo il motivo del successo del suo sorprendete Riccione. “Si è creato un grande gruppo. C’è una magia nel nostro spogliatoio e sui nostri campi che si sente nell’aria. C’è un progetto importante. Ho un rapporto bellissimo con i miei ragazzi, con loro ho un rapporto stupendo e sono orgoglioso di essere il loro presidente”.

La stagione del Riccione, dopo un inizio complicato, ha trovato una svolta lo scorso 15 gennaio a seguito della sconfitta per 3-0 contro il Giana Erminio. In quel momento i romagnoli erano ad un solo punto dalla zona playout. Poi, come ammette il presidente, qualcosa è cambiato: “Con il mercato abbiamo rivoluzionato molto, facendo delle scelte molto forti. Ma, a parte questo, dopo il Giana ci siamo compattati. Come una grande famiglia abbiamo deciso di lavare i panni sporchi in casa. Ci siamo detti che era arrivato il momento di svoltare perché sapevamo che non potevamo essere quelli lì“.

Foto da Facebook United Riccione

“Ho rivisto in Gori la mia ossessione di arrivare a grandi livelli”

Giovane è il presidente e giovane è l’allenatore, Mattia Gori, che a solo 31 è già alla sua quarta esperienza in Serie D. Su di lui il presidente ha deciso di puntare quest’estate e di difenderlo nella prima parte di stagione quando tra sconfitte e troppi gol subiti, l’esonero poteva sembrare la via più semplice. Infatti ammette il presidente: “La nostra bravura è stata anche quella di avere fiducia nelle nostre idee. Dopo tutte quelle sconfitte e gol subiti sarebbe stato facile mandare via l’allenatore e cambiare 20 o 30 giocatori, come spesso avviene. In questi casi sembra che ci sia una regola scritta per la quale bisogna agire così ma io sono del parere che bisogna affidarsi alle sensazioni che da il campo perché altrimenti non si riesce a capire quale sia il problema Quando presi Gori decisi di puntare sulle sue idee. Lui vive per il calcio. Non l’ho mai visto girare per Riccione in 8 mesi e quando parliamo discutiamo che di calcio. Ho rivisto in lui la mia ossessione di arrivare ad alti livelli; e secondo me lui ce la farà“.

Riccione, Cassese: “Sul mercato cerco gli uomini prima che i giocatori”

La stagione del Riccione è cambiata anche, se non soprattutto, dopo il mercato invernale. Una piccola rivoluzione che ha portato giocatori importanti ma soprattutto, come ci tiene a sottolineare il presidente, uomini giusti che si sono messi subito al servizio della squadra.

Sarebbe stato facile prendere i giocatori guardando solamente i tabellini– ammette il presidente. Leggere le statistiche e decidere di prendere un calciatore perché ha fatto 20 gol da una parte o 30 gol da un’altra. Io ho deciso di mettere l’aspetto umano prima di tutto. Ad esempio Tom Syku che è un grandissimo giocatore. Io l’ho preso dal Cjarlins che era penultimo ma lo conoscevo già da tempo per la sua affidabilità tattica. Erano un paio di anni che voleva riscattarsi e io l’ho scelto soprattutto per questo. Ma potrei fare lo stesso discorso per Elio De Silvestro che era svincolato da 6 mesi. Gli altri operatori di mercato avevano paura a fare questa operazione perché si chiedevano come mai non giocasse. A me invece, ha convinto a prenderlo proprio la sua voglia di riscatto. Ma potrei fare i nomi di tanti altri giocatori come Vassallo o Mokulu. In un ambiente sano e che vuole fare progetti ambiziosi credo che questo modo di comportarsi sia fondamentale“.

Su Mokulu: “Ero sicuro che avrebbe dato l’anima per me e la squadra”

Il grande colpo di questa finestra di mercato però è stato sicuramente Benjamin Mokulu. L’ex Juve e Avellino, fra le altre, si è subito imposto come leader tecnico e carismatico. Ma su questo, il presidente Cassese, sembrava non avere dubbi: “Conosco Benjamin da tanti anni– ammette. Andavo a vederlo quando era ad Avellino con Rastelli e con Tesser. E’ sempre stato un leader. E’ un giocatore che risplende di luce propria ma soprattutto è un grande uomo. Parlando un giorno con il suo procuratore, per altri giocatori, è venuto fuori che si sarebbe mosso da Trapani. Mi disse che aveva i suoi costi ma io Benjamin lo volevo. Ma credetemi, lasciate stare il giocatore e il suo talento indiscutibile, ero sicuro che nonostante i difficili anni passati sarebbe stato l’uomo giusto. Era sicuro che si sarebbe caricato la squadra sulle spalle e avrebbe dato l’anima per me e i suoi compagni. E non mi ha deluso.

Foto da Facebook United Riccione

Tra il sogno Coppa Italia e l’obiettivo professionismo

Anche per quanto riguarda gli obietti, presenti e futuri il presidente sembra avere le idee molto chiare: “Vogliamo arrivare il più in alto possibile. Credo molto nel lavoro e sono convinto che chi lavora in modo ossessionato alla lunga raggiunga i risultati. A Napoli diciamo che le vie del signore sono infinite quindi dobbiamo puntare a vincerle tutte. Poi se qualcuno sarà più bravo faremo i complimenti. Per forza, tecnica e ambiente abbiamo tutto per vincere contro chiunque. La Serie D poi è un campionato particolare. Non è come la Serie A dove i valori sono molto più definiti. Qui andare a giocare in certi campi è molto difficile, trovi squadre che si chiudono, mettono 2 linee dietro e giocare diventa molto complicato. Per questo, per me, i giochi non sono ancora fatti. Sicuramente però, oltre al discorso campionato vogliamo alzare al cielo la Coppa Italia. Questo è il grande obiettivo della nostra società“.

Per quanto riguarda il futuro della società, il presidente poi sembra non avere molti dubbi: “Vogliamo raggiungere il professionismo“.

A cura di Edoardo Gregori

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