Gioca in Serie D la vincitrice della prima Coppa Italia: la storia del Vado
Sono passati 101 anni da una delle imprese più belle del nostro calcio italiano: nel 1922, infatti, il Vado vinceva la storica prima Coppa Italia organizzata dalla Figc. La società ligure, nata nel 1913 ed ora militante nel girone A di Serie D, aveva superato in finale la blasonata Udinese.
La nascita della Coppa Italia
Raccontare la storia di quel primo torneo sembra paradossale, se messa a confronto con le dinamiche dei giorni nostri. Tra il 1921 e il 1922, infatti, il calcio italiano stava vivendo un periodo di grande contrapposizione tra le grandi società e la Federcalcio, che portò ad una scissione: i club, infatti, crearono una lega indipendente, la Confederazione Calcistica Italiana.
La Figc, senza le squadre più forti, decise di organizzare un torneo aperto alle società minori. Potevano partecipare alla prima edizione della Coppa Italia tutti i club possessori di un terreno di gioco recintato,con il sorteggio delle gare e la possibilità di invertire il campo in caso di accordo tra le due società. La squadra che giocava sul proprio campo, inoltre, doveva garantire 100 lire alla Figc e consegnare alla formazione avversaria il rimborso del viaggio in treno di terza classe.
Un calcio di altri tempi, insomma, se osserviamo la tendenza attuale a favorire i club più blasonati, come successo nel recente caso dell’estromissione dalla Coppa Italia dei club di Serie C e D.
Il primo torneo
La prima edizione si svolse dal 2 aprile al 16 luglio 1922 e vide la partecipazione di 35 squadre. Oltre al Vado, si iscrissero Aereonautica Torino, Audace Livorno, Crema, Cotogno, Casalecchio, Carpi, Enotria Goliardo, C.S. Firenze, Feltrese, Edera Trieste, Fanfulla Lodi, Fiorente Genova, Juventus Italia Milano, Forti e Liberi Forlì, Molassana, Novese, Mantovana, Lucchese, Libertas Firenze (la futura Fiorentina), Pro Livorno, Valenzana, Pastore Torino, Parma, Rivarolese, Triestina, Sestrese, Saronno, Spes Genova, Speranza Savona, Treviglio, Torinese, Udinese, Vercellesi Erranti e Virtus Bologna.
Il cammino del Vado
Il format prevedeva tre turni eliminatori, più quarti di finale, semifinali e finalissima. Il Vado, che giocò 5 delle 6 gare in casa, debuttò il 2 aprile 1922, vincendo 4-3 sui “cugini” della Fiorente Genova ai supplementari, con i gol di Marchese, Babboni II e Levratto. Quest’ultimo con la sua doppietta fu decisivo per il passaggio del turno.
Appena 7 giorni dopo, i liguri spazzarono con un netto 5-1 la Molassano: andarono in rete Marchese, ancora Levratto con una doppietta, Negro e Roletti. L’aprile vincente del Vado si concluse il 23, quando i rossoblù vinsero 2-0 contro la Juventus Italia Milano (sì, avete capito bene) con due reti di Romano tra i minuti 84 e 88.
La fase finale della competizione si svolse tra giugno e luglio. Il 18 giugno ai quarti il Vado affrontò la prima trasferta in Coppa Italia in Toscana, superando per 0-1 la Pro Livorno con il gol di Marchetti al 75°. Il 25 giugno i liguri affrontarono in semifinale la Libertas Firenze, squadra che avrebbe cambiato nome in Fiorentina nel 1926. La partita finì 0-0 dopo i tempi regolamentari e ai supplementari, quando incombeva lo spettro della ripetizione, la zampata di Roletti al 116° mandò i rossoblù in paradiso.
Una vittoria storica
Il 16 luglio 1922 si giocò la finale contro un altro avversario di tutto rispetto, l’Udinese. Anche in questo caso la partita non si era sbloccata fino al 118°. In quel minuto Levratto realizzò il gol che consegna al Vado che vale la conquista della prima Coppa Italia della storia del calcio italiano.
Gli eroi di quell’estate vadese furono Achille Babboni, Raimondi, Masio, Negro, Romano, Cabiati, Roletti, Giovan Battista Babboni, Marchese, Esposto, Levratto, Lino Babboni. La società all’epoca era presieduta da Giovanni Ferrando, con segretario il ragionier Stanzani e dirigenti Morixe, Repetto, Pesaro e il dott. Fusconi.
Per Virigilio Felice Levratto, autore del gol decisivo e all’epoca 18enne, la vittoria della Coppa Italia fu il trampolino di lancio per una carriera di successo. In seguito, infatti, vestì le maglie di Genoa (all’epoca Genova 1893), Ambrosiana-Inter e Lazio ed entrò nel giro della Nazionale Maggiore, vincendo il bronzo olimpico alle Olimpiadi di Amsterdam nel 1928. Appese le scarpette al chiodo, fu l’allenatore, tra le altre, di Savona, Messina, Lecce e Fiorentina come vice.
La curiosità sul trofeo
Il presidente della Figc avvocato Giovanni Lombardi consegnò il trofeo a Vado Ligure il 17 settembre 1922, nel corso di una cerimonia solenne alla presenza delle autorità civili. La Coppa, però, nel 1935 è stata donata allo Stato in epoca fascista per la fusione patriottica.
La Figc riconsegnò poi una copia originale del trofeo il 2 aprile 1992, in occasione di una partita amichevole rievocativa tra Vado e Udinese: ora è custodita presso una vetrina dell’agenzia di Vado Ligure della Cassa di Risparmio di Savona.
Pur avendo vinto la Coppa Italia, il Vado non ha mai partecipato ad un campionato di primo livello, pur prendendo parte a 4 campionati di Seconda Divisione tra il 1922 e il 1926. La storia recente degli “stellati” vede la vittoria del campionato di Eccellenza Liguria nel 2018-2019 e quattro partecipazioni consecutive al campionato di Serie D: 16^ nel 19-20 e 20^ nel 20-21, retrocessa in entrambe le circostanze ma ripescata per completamento organici.
Il Vado oggi
In questa stagione il Vado è stato protagonista di un campionato vincente. Dopo 19 anni, infatti, la società rossoblù ha raggiunto i play-off di Serie D, grazie al quarto posto nella regular season del girone A. In seguito, grazie alle vittorie su Bra e Sanremese, il Vado ha addirittura vinto gli spareggi, guadagnando l’accesso alla graduatoria ripescaggi. I rossoblù, in questa straordinaria cavalcata, sono stati trascinati da Luca Di Renzo, capocannoniere del club grazie a 21 gol in stagione, mentre i tre gol di Loreto Lo Bosco hanno deciso la vittoria dei play-off.
Di Renzo e Lo Bosco come Levratto e Roletti: il Vado sogna di tornare a quei fasti del 1922, accarezzando il sogno dell’accesso tra i professionisti.
A cura di Giacomo Grasselli