La sconfitta per 2-0 contro la Folgore Caratese domenica 14 maggio ha decretato la retrocessione in Eccellenza del Città di Varese. Un fallimento inaspettato per una squadra che l’anno scorso aveva compiuto un’ottima annata in Serie D. Fuori dal campo per alcuni tifosi c’è ancora una speranza, in attesa dell’udienza fissata domani 18 maggio dalla Corte Federale d’Appello per l’altezza delle porte durante l’ultima gara.
C’è aria di tensione in casa Varese, soprattutto perchè a prendere parola questa volta è stato in prima persona il patron Antonio Rosati. Fino ad oggi non ha avuto ruoli ufficiali nell’organigramma, ma ora si è detto pronto a prendere in mano la situazione. La conferenza stampa che lo ha visto protagonista principale è andata in scena allo Stadio Franco Ossola.
Il presidente del Città di Varese Antonio Rosati ha deciso di metterci la faccia dopo la retrocessione in Eccellenza del club. Il patron dei biancorossi ha iniziato la conferenza stampa assumendosi piene responsabilità per quanto accaduto durante l’anno.
“Le responsabilità del fallimento sportivo di questa stagione me le prendo io. Le scuse vanno in primis alla proprietà e al signor Gilardi. Poi ai tifosi, alla parte più calda e a tutti quelli che sono appassionati. Detto questo poi le ragioni sono sempre mille e una ma le snoccioleremo da qui in avanti. Ma le colpe devo e posso assumermele solo io. Certe scelte se non le ho fatte le ho avallate e quindi mi prendo le colpe”.
“Il gruppo di lavoro di inizio anno è lo stesso della fine dello scorso anno. Dopo la vittoria dei playoff ci siamo tutti inebriati e abbiamo fatto una fotografia dell’asticella di quel momento, ma non era quella di tutta la stagione. Abbiamo lavorato su una professionalità calcistica e umana che non c’è stata. Penso sia stato l’errore fondamentale. Lo sbaglio parte da lì. È vero che abbiamo vinto i playoff ma non è stata la vera gestione dello scorso anno che è stata da metà classifica. Vinti i playoff ci siamo montati la testa”.
Adesso testa al futuro. Il Varese di Rosati spera in un esito positivo del ricorso, ma intanto deve fronteggiare la realtà del campo che ha condannato in Eccellenza il club. Adesso il ruolo del dirigente sarà primario perchè è essenziale riportare la squadra nelle categorie che merita: “Se il tifoso spostasse il suo vedere dal risultato sportivo a quello che stiamo facendo cambierebbe la sua idea. È più importante l’investimento che stiamo facendo sulle strutture. Non posso dire che la categoria non sia importante, altrimenti sarei stupido. Se stai cercando di investire per costruire una Ferrari, è perché vuoi andarci in pista non perché vuoi andare a far la spesa. Mi dedicherò molto più in prima persona a questo progetto. Devo farlo, lo devo alla proprietà. Quindi non so dare una risposta a dei misunderstanding che ci sono stati”.
Trasparente e sincero. Non c’è modo più accurato per descrivere la conferenza stampa di Antonio Rosati che ha parlato senza peli sulla lingua della stagione del suo Varese. Dalle scuse ai tifosi a quelle alla società, sino ad arrivare a discorsi più specifici, in particolare quelli riguardanti le scelte dirigenziali che durante l’anno hanno fatto parlare e non poco. Così Rosati ha commentato tutto: “Forse non ero convinto di ripartire con Porro e con tutto quel gruppo. Ritenevo che si dovesse partire con una delle due scommesse. O Porro cambiando la squadra, o con la squadra ma senza allenatore. Lui è stato il mister della chiusura, che ha toccato molle che andavano toccate. Quando andò via Rossi eravamo appiattiti e lui è stato bravo a toccare le molle e dare brio. Servite per conquistare i playoff e vincerli. Comunque quell’asticella c’era, tanto che ci eravamo attivati per il ripescaggio cambiando la società”.
“Quando parti con una non convinzione di fondo, forse anche precipitosamente abbiamo cambiato. Perché De Paola? Perché abbiamo focalizzato che la squadra non rispondesse a degli stimoli che servivano per un campionato di vertice. Ho cercato un mister come fu nel mio primo Varese. Quando partii con Carmignani e passai poi a Sannino. Che arrivò qui con la cazzimma, facendo risultati che la storia ci dice. Ma è vero che abbiamo sbagliato, di fatto la squadra non ha risposto”.
“Cambio di capitano e vice? Mapelli e Disabato penso rientrassero nel gruppo di lavoro con un determinato obiettivo. Quando non ci sono, bisogna prendere coscienza e fare scelte strong. Pensando di farle nel bene della squadra. Quando ho venduto Ebagua al Torino e poi l’ho ripreso, so che alcuni non erano d’accordo. Ma sapevo che poteva fare il bene del Varese, l’ha fatto, e io devo guardare quello. Se si pensa che una scelta per la società è positiva, la si prende. Dopo tutti sono capaci. Nel mercato invernale avevamo capito che le aspettative e gli obiettivi erano falliti, per questo abbiamo deciso di cambiare”.