Vicedomini e il tumore: “Quando l’ho scoperto ho avuto paura. Il calcio mi ha aiutato”
Carlo Vicedomini, centrocampista del Barletta, ha scoperto a 28 anni di avere un tumore. Un episodio della sua vita che avrebbe potuto scombussolare chiunque e che invece fa parte della rinascita del ragazzo. Il legame indissolubile con il calcio, unito alle doti dei medici, lo ha aiutato ad uscire da un tunnel pericoloso.
Il classe 1985, grazie al suo carattere e alla sua incredibile personalità, è riuscito a sconfiggere una grande battaglia grazie al suo amore: il calcio. Uno sport a cui deve tutto ed è un esempio tuttora per i giovani, a quasi 38 anni. Per Seried24.com, il tuttocampista biancorosso ha raccontato le fasi di questo particolare episodio della sua vita.
Vicedomini: “Ho sconfitto un tumore ma ho avuto tanta paura”
Dopo varie esperienze tra i professionisti, Vicedomini a 28 anni viene colpito improvvisamente da una notizia: “Quando ho scoperto di avere un tumore non nascondo di aver avuto tanta paura. Il fatto di non aver preso mai la vita seriamente forse mi ha aiutato a superarlo. Molti dicono sia un difetto ma è il mio modo di pensare. Per come è andata mi sento fortunato, rischiavo la paralisi facciale da un lato e invece non è successo. Sarò infinitamente grato al Professor Castrioto per l’intervento riuscito perfettamente”.
Dopodiché la riabilitazione e il ritorno in campo: “Trovare uno stimolo, una distrazione, aiuta tantissimo. So che può sembrare una frase fatta ma credetemi che è così. La notte i pensieri iniziano a sopraffarti, soffrivo di ansia e spesso sono finito in ospedale. Non ho mai mollato nonostante qualcuno mi consigliasse psicologi. Sono andato avanti per la mia strada e il calcio mi ha fatto rinascere. Non tradirò mai questo sport”.
Particolare un aneddoto con un ex suo compagno di squadra: “Quando giocavo a Lanciano in C1 mi tatuai con Bonvissuto la scritta ‘soffrire sempre, mollare mai’. Il tutto prima che accadesse tutto. Forse era destino che la mia vita e le cose dovessero andare così”.
A cura di Gennaro Dimonte